Bollettino
Diocesano
decreto
di rinuncia e revoca di Caresto a personalità giuridica canonica.
Prot. 351/A 2003
Urbino,
7 giugno 2003
Caresto non incide in alcun modo né nel paese di sant'Angelo in
Vado, né nella diocesi. Nessuna famiglia della zona partecipa mai
alle sue attività, né Caresto ha lasciato spazi e tempi appropriati
perché questo avvenisse. Naturalmente su questo fronte Caresto ha
avuto le sue occasioni ma alcune persone della diocesi si sono allontanate
e mai più riavvicinate.
Caresto si costituisce come "Associazione di Caresto" il 10 gennaio 1989
(e quindi per tale non ha 30 anni di attività come vuol far credere
con il libro pubblicato per il presunto trentennale Sentieri d'amore)
con atto di repertorio n° 22421 e registrato a Urbino il 24 gennaio
1989 n° 43 mod.1
L'idea di comunità è fittizia: le due famiglie presenti,
che costituiscono un corollario esterno (abitano infatti altrove), servono
a vendere quell’immagine di “comunità” necessaria ad ottenere una
credibilità che diversamente non ha altri fondamenti.
A Caresto ci sono in realtà e da sempre solo don Piero e Daniela:
loro progettano, loro cambiano progetti, loro decidono chi far venire e
chi no, loro stabiliscono date e programmi, loro decidono tutto. Poi nella
riunione settimanale, convocata a loro esclusiva discrezione, sottopongono
il tutto alle due famiglie che, poverine, fanno e dicono secondo le direttive
di don Piero e Daniela, credendo perfino di partecipare alle decisioni.
Da un po’ di tempo c’era un elemento in più per capire: don Piero
Pasquini parroco.
In questo
ambito un intero paese si è accorto di come a lui le persone non
interessino, la pastorale intesa come vicinanza, attenzione alla gente
lui non la fa. Lui non celebra un funerale, lui non visita un malato; c’è
l’attività estiva dei ragazzi all’oratorio ma lui non ci va nemmeno
un’ora nell’arco di 40-45 giorni di attività ecc., l’elenco potrebbe
essere infinito. Però pare sia bravo ad amministrare a livello economico
la parrocchia: compra, vende, struttura, da in affitto (anche la sala parrocchiale
per le serate danzanti durante tutta la quaresima). Naturalmente nel bilancio
le spese o le entrate che potrebbero risultare sospette per il Vescovo
o per la gente vengono occultate (come ad esempio le spese legali e processuali
di 8 anni di azione giudiziaria contro un catechista o gli esosi affitti
agli extra comunitari).
Don Pasquini a Caresto invece si rifiuta di confessare o di accogliere
un colloquio che frequentemente le singole persone o le coppie di sposi
richiedono. Con la complicità di Daniela viene loro risposto che
per queste cose debbono rivolgersi al loro parroco e che Caresto non intende
proporsi come “contro altare”, ma don Piero è stato spesso
sentito mormorare agli intimi che non vuole rotture di scatole, che lui
vuole essere lasciato in pace e che è stanco del lavoro della parrocchia.
Le coppie di sposi allora si ritrovano senza confessione (se non con un
sacerdote che li accompagna) e il colloquio spirituale se lo vedono appaltare
a Daniela che, con un caffè e un sorriso a 36 denti compra la loro
fiducia, con un excursus sul Concilio Vaticano II e sul nuovo ruolo dei
laici: nel giro di 10 minuti convince la suddetta coppia che “in fondo
tra don Piero e Daniela che differenza c’è ?!” , e così può
avere inizio il colloquio che quasi sempre esordisce con la fatidica domanda,
cartina tornasole di ogni conflitto coniugale: “A letto come va?”.
Caresto ha sempre rifiutato ogni forma di ufficialità e di istituzionalizzazione. Ne rifuggiva con tutte le sue forze perché “poi gli altri sarebbero venuti a comandare, a dire ciò che si deve fare”.
1999. In tale data, quando il Vescovo gravemente ammalato era ormai prossimo alla morte, don Piero riuscì ad ottenere una firma o un documento di approvazione. Tale bolla venne naturalmente annullata da Mons. Marinelli nella prima metà del 2003. Don Piero e Daniela si sono rifiutati di trasformare Caresto in Ente Morale preferendo a tale passaggio la riduzione a semplice Associazione privata, registrata il 12 luglio 1999 in Urbania, n° 72623 di repertorio e con n° 703 al Comune (Associazione Volontari di Caresto). Su questo punto va aggiunto che in data 28 ottobre 2004, durante il consueto ritiro mensile dei sacerdoti della diocesi, il Vescovo ha pubblicamente e ufficialmente dichiarato lo stato delle cose, e cioè che Caresto è appunto un’associazione privata con nessuna forma di riconoscimento diocesano e quindi di approvazione ecclesiastica.
25 settembre 2005. Don Pasquini ha convocato il consiglio pastorale, inesistente
negli ultimi 10 anni. Ma dato che il Vescovo ha annunciato la visita pastorale,
lui sta preparando ogni cosa con l'obiettivo di far apparire la parrocchia
in piena efficienza e armonia.
Una sintesi o una specie di relazione di questa riunione è apparsa
nel bollettino parrocchiale, quello che esce ogni settiimana. Dice che
erano presenti 22 realtà della parrocchia, ma in realtà le
persone erano in tutto 12. Strana cosa la matematica!
Don Piero ha informato che la vertenza sui Cappuccini si sta risolvendo,
dopo alcuni incontri insieme, fatti presso la diocesi di Urbino.
Fin dall'anno scorso, quando, vinta la sentenza di appello don Pasquini
stava per mettere in atto la conseguente sentenza di sfratto, il Vescovo
era intervenuto per bloccare il tutto imponendo a don Piero di fermare
la sentenza di sfratto e dando l'avvio ad una serie di incontri che dovevano
arrivare ad un accordo e ripristinare la situazione come era prima dei
processi, chiedendo di eliminare gli stessi.
Sono stati fatti degli incontri tra Faresin, don Pasquini, don Piero Pellegrini
(di Urbania ) e il Vicario. L'unico punto a cui sono arrivati è
stato lo stallo, per la rigidità di don Pasquini che avanzava rivendicazioni,
le stesse per le quali ha portato avanti 8 anni di azioni giudiziarie.
Il Vicario ha rinunciato a proseguire per la mancanza di collaborazione
che era emersa.
Ora, dopo mesi in cui nessuno si era più preoccupato di risolvere
la questione - l'indifferenza della Curia è stata evidente - esce
pubblicamente sul bollettino parrocchiale tale affermazione.
E' evidente anche in questo che la parrocchia è gestita a uso e
consumo di don Pasquini e di Caresto. I suoi collaboratori sono i suoi
amici e sono gli amici di Caresto. Questo stretto numero di persone viene
sobillato contro il Vescovo. Ci viene riferito che frasi di disapprovazione
e di spregio della figura del Vescovo sono state dette anche la sera del
consiglio pastorale.
Il foglio dell' ANTENNA (così si chiama il bollettino poarrocchiale)
è ormai uno strumento che non dà informazioni alla gente
sulle attività pastorali della parrocchia o sulla vita ecclesiale
in generale, ma uno strumento che don Pasquini detiene in virtù
del suo ruolo che costruisce le informazioni per la gente, a volte false
e arbitrariamente, in base alle necessità di don Pasquini, della
sua difesa, dell'immagine sua e dei suoi intimi collaboratori. C'è
un clima di tensione e di parura generalizzato: nessuno parla, nessuno
si oppone a nulla di ciò che viene fatto o detto, perchè
le persone hanno paura delle sue ritorsioni. E' davvero un clima che assomiglia
molto - con le dovute proporzioni - ai regimi totalitari: uso della stampa,
intimidazioni, clima poliziesco e di controllo, mancanza di libertà.
Di tutto questo la Curia è a conoscenza, ma attende, attende....
non si sa che cosa.
Sembra che don Pasquini chieda, in cambio delle sue dimissioni dalla Parrocchia,
delle garanzie su Caresto (un bel ricatto insomma). Pare che ci sia
addirittura una richiesta formale di don Pasquini e della Daniela nella
quale chiedono la "benedizione" della diocesi, del Vescovo, in contrasto
al decreto del Vescovo Prot. 351/A2003 in cui si dichiara che Caresto rinuncia
alla personalità giuridica canonica. Devono aver capito di aver
sbagliato mossa.
Caresto
è una s.r.l. i cui soci di capitale sono don
Pasquini e la Maffei (sua amica e complice) così come registrato
il 27 marzo 2001 a Urbania, repertorio n° 80929 e registrato a Urbino
il 4 aprile 2001 n° 248 mod. 1.
L'attività cosidetta "pastorale" è volta ad incrementare
il capitale personale dei due (a cui tutto, e solo a loro due, è
intestato). Essi hanno infatti rifiutato di aderire alla richiesta del
Vescovo di diventare Ente morale per non perdere le proprietà accumulate,
oltre che per evitare di sottomettersi all'autorità del Vescovo.
Il più grosso inganno di Caresto è l'immagine di realtà religiosa, di comunità religiosa, di servizio pastorale alla Chiesa.
A Caresto
non c'è nessuna vita spirituale della comunità: niente preghiera,
niente Lodi o Vespri, niente riflessioni bibliche o religiose, niente celebrazione
della messa, niente di niente.
Tutto l'apparato
viene approntato SOLO nei fine settimana quando arrivano le coppie
paganti e in genere hanno pure un sacerdote con loro.