Mi chiamo Ornella
Carciani e ho vissuto a Caresto per 15 anni, dal febbraio 1989 al 2000.
[Anzi, per essere precisi ebbi la mia ufficiale e regolare residenza a
Caresto dal 1989 all'autunno 2001, data in cui attraverso le operazioni
del 14° Censimento Nazionale, l'ufficio anagrafe del Comune di S. Angelo
in Vado, facendo decadere la mia residenza a Caresto, mi chiese di notificare
loro il nuovo indirizzo della mia abitazione].
Io ero rientrata
a S. Angelo dal 1°settembre 2001, dopo un anno a Villa S. Giuseppe
di Bologna. Avevo stabilito con p.Paolo che il mio primo tempo di rientro
fosse una cosa graduale. Lui insistette molto perchè io avessi un
lavoro autonomo, per non versare i soldi a Daniela e don Piero. Ma eravamo
giunti alla conclusione che per un periodo io abitassi anche fuori Caresto.
Così al mio rientro da Bologna andai in affitto in centro paese.
E fu lì che mi trovò il censimento a ottobre.
Io non potei mai
capire quanto fosse regolare l'operazione che fecero. L'accordo (a cui
eravamo giunti io, p.Paolo, don Piero e Daniela) prevedeva che dopo un
periodo sabbatico sarei rientrata a tutti gli effetti a Caresto.
Durante il censimento,
per chi si trovava fuori temporaneamente, andava compilata una scheda diversa,
come una qualsiasi famiglia che ha il figlio fuori per motivi di studio
e che quindi non viene trovato nel luogo della sua abituale residenza.
Invece Daniela
mi cancellò, affermò che io non ero presente e che non avevo
più lì la mia abitazione.
Nessun vigile naturalmente
andò a controllare che a Caresto c'era ancora la mia stanza, con
i miei vestiti e i libri. Conservo foto e email di come mi vennero fatte
poi pervenire le mie cose sotto casa, dentro degli scatoloni nella primavera
del 2002. Non ebbi mai più accesso alla mia stanza a Caresto. A
gennaio 2002 l'anagrafe del comune mi convocò per dichiarare loro
ufficialmente la mia nuova abitazione.
Mi permetto di
intervenire dietro i recenti comunicati mandati in giro dalla "Comunità
di Caresto".
In particolare
faccio riferimento a una mail dell' "Eremo Caresto" all'indirizzo di posta
elettronica della parrocchia di S. Angelo in Vado in data 30 dicembre 2005
e rinvenuta presso alcuni esercizi pubblici del paese.
In essa si afferma
che dall'attività lavorativa - del forno - attingono lo stipendio
Daniela e 3 persone assunte part-time.
Il forno, oggi
gestito dalla "Caresto s.r.l." fino al 14 maggio 2001 era una ditta individuale
che portava il mio nome.
Voglio però
precisare che in 10 anni (anzi 13 se si considerano anche i tre anni precendenti
al '91 in cui l'attività di panificazione era regolarizzata con
la mia iscrizione alla Coldiretti), in tutti i miei anni di lavoro nel
forno non ho mai percepito uno stipiendio. I proventi dell'attività
venivano versati direttamente in un conto corrente intestato o a don Pasquini
o alla Comunità di Caresto.
Dopo grande fatica
e in seguito ad estenuanti discussioni il 26 settembre 2003, a due anni
dalla mia involontaria uscita da Caresto, si giunse ad un accordo per una
transazione economica di 26.000 euro [che ricevetti in assegni circolari
emessi dalla Banca Popolare di Ancona, filiale di S. Angelo in Vado].
Nel testo dell'accordo
si dichiarava che "in considerazione che la medesima (Ornella) ha prestato
la sua attività allo sviluppo della Comunità negli anni migliori
della sua giovinezza, quale scopo di gratitudine e perchè possa
riprendere gli studi, la Comunità le elargisce la somma di ...",
a conferma del fatto che questo doveva costituire una sorta di liquidazione
o di ricompensa una tantum per i tanti anni di attività svolta in
forma gratuita senza mai aver percepito il corrispettivo per il lavoro
svolto.
La s.r.l. è
stata costituita dopo quello che hanno fatto a me.
L' associazione
"Comunità di Caresto" è no profit, dove gli associati contriibuiscono
all'opera ma per la quale non possono prendere del denaro. Però
questa associazione è socia al 90% della s.r.l. e i proventi della
s.r.l. dicono loro che vengono versati nell'associazione "Comunità
di Caresto". I debiti invece li avrebbe contratti l'associazione "volontari".
Dunque i soldi veri, chi li intasca?
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