Andrea Mancia
Il Cato
Institute è il fiore all'occhiello dei libertarian statunitensi. Fondato a San
Francisco, nel 1977, da Edward H. Crane and Charles G. Koch, l'istituto prende
il nome dalle "Cato's Letters", un carteggio tra i pensatori inglesi
John Trenchard e Thomas Gordon pubblicato sul "London Journal" dal
1720 al 1723. Definite da Clinton Rossiter come "la fonte di idee politiche
più popolare, citata e stimata del periodo coloniale", le Cato's Letters
sono state raccolte in volume nel 1755, diventando una delle principali
ispirazioni filosofiche che hanno messo in moto la Rivoluzione Americana.
A due secoli di distanza, l'eredità culturale di questo pamphlet proto-libertarian è stata raccolta dal Cato Institute, che è presto diventato uno strumento politico insostituibile per chi vuole diffondere, non solo negli Stati Uniti, "i principi del governo limitato, della libertà individuale e della pace". L'istituto insegue questo obiettivo con la sua rivista bimestrale "Regulation", ma anche pubblicando libri e brevi studi monografici su sicurezza sociale, politica monetaria, spese militari, commercio internazionale e una miriade di altri argomenti. Dalla primavera del 1995, poi, l'organizzazione ha deciso di tuffarsi nel Cyberspazio. E il risultato di questa intuizione è, molto semplicemente, il miglior esempio di comunicazione politica presente sul versante a stelle e strisce di Internet. Le iniziative del Cato Institute trovano, nel World Wide Web, uno strumento ideale di propaganda e approfondimento. E il materiale a disposizione è sempre strutturato con intelligenza e proposto in una forma graficamente gradevole, soprattutto in "Policy Report", una rivista "elettronica" che commenta - da un punto di vista rigorosamente libertarian - i principali avvenimenti della politica Usa. Il vero punto di forza del sito, però, è la sua capacità di sfruttare pienamente le potenzialità multimediali offerte dalla Rete. Nella sezione "Audio & Video" sono raccolte le riproduzioni sonore di tutti i convegni più importanti organizzati dal Cato Institute negli ultimi anni. Qualche esempio? José Piņera, ministro del Lavoro in Cile dal 1978 al 1980, parla della più spettacolare (e riuscita) privatizzazione di un sistema pensionistico. Alan Greenspan, il presidente della Federal Reserve Board, e Stanley Fischer, del Fondo Monetario Internazionale, si occupano di moneta e flussi di capitale. Una decina di esperti del settore analizzano lo stato dell'economia mondiale in piena Rivoluzione Digitale. Lori Fena della Electronic Frontier Foundation e Charles Platt di Wired cercano di tratteggiare il futuro di Internet dopo il 2000. Ce n'è per tutti i gusti, insomma, con qualche centinaio di ore di trasmissione in Real Audio (in lingua inglese, naturalmente) pronte per essere scaricate da ogni modem del pianeta. Nel 1997,
infine, il Cato Institute ha dato vita ad un sito
dedicato esclusivamente alla riforma dei sistemi di sicurezza sociale. Anche
in questo caso, si tratta di un lavoro di straordinaria efficacia, con articoli,
editoriali, conferenze, analisi scientifiche e testimonianze degli esperti di
fronte al Congresso. C'è addirittura una "calcolatrice interattiva"
(realizzata in linguaggio Java) che permette ai cittadini americani di misurare
il proprio vantaggio economico individuale nel caso di una eventuale
privatizzazione del sistema pensionistico. E i numeri, anche quelli
"virtuali", parlano chiaro. a cura di
Andrea Mancia
Klamm http://klamm.splinder.it/1044227118 "Su
quali principi si dovrà basare la legge marziale?". Sembra uno
scherzo, ma
non lo è.
Il CATO Institute s'interroga dal 1998 sulla colonizzazione del pianeta
Marte. Già ieri, parlando
del nuovissimo libro di Kagan,
era venuta fuori la contrapposizione marziani/venusiani. Ma è roba già vecchia
di un vecchio mondo. Perché il CATO Institute vuole andare più avanti di tutti
(più avanti persino di quelli del Foglio che già l'estate scorsa,
grazie a Christian
Rocca che
ce l'ha ricordato, avevano pubblicato, in cinque puntate, proprio alcuni stralci
dell'ultimo libro di Kagan). Dicevamo. Il CATO vuole andare oltre. Pensateci.
Noi siamo qua con Saddam. E vabbé. Poi si discute di globalizzazione (un
argomento pallosissimo di suo, poi quando te lo gabellano per nuovo è ancora
peggio). Poi, leggiamo delle boiate incredibili. Sempre e solo fuffa
internazionale. E l'unico divertimento serio è rimasto il Caro Leader Kim Jong
Il. Ma quelli del CATO no. Loro no. Dicono ciao ai terrestri e pensano a Marte.
Dagli torto.
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