----- Original Message -----

From: Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia <jugocoord@tiscali.it>

To: crj-mailinglist@yahoogroups.com ; jugoinfo@domeus.it ; press@amnesty.it

Sent: Wednesday, April 30, 2003 10:36 AM

Subject: [JUGOINFO] Amnesty International... con qualche anno di ritardo

 





(for the english text see:
Kosovo: Minorities are prisoners in their home
http://web.amnesty.org/library/print/ENGEUR700142003 )

* Un nostro commento segue in fondo *


===


Subject: Rapporto di Amnesty International sul Kosovo/Kosova:
"Minoranze prigioniere a casa propria"
   Date: Tue, 29 Apr 2003 22:32:48 +0200
   From: "Ufficio Stampa Amnesty " <press@amnesty.it>
     To: balcani@peacelink.it, news@peacelink.it


Gent.mi tutti,

vi trasmettiamo il comunicato stampa della Sezione Italiana di
Amnesty International:


Rapporto di Amnesty International sul Kosovo/Kosova: "Minoranze
prigioniere a casa propria"



Grazie per la cortese attenzione

Per ulteriori informazioni, approfondimenti ed interviste:

Ufficio Stampa
Amnesty International
Tel. 06 44.90.224
cell. 348-6974361
e-mail: press@amnesty.it




ALLA CORTESE ATTENZIONE DEL CAPO-REDATTORE ESTERI


COMUNICATO STAMPA
CS 67-2003




RAPPORTO DI AMNESTY INTERNATIONAL SUL KOSOVO/KOSOVA: "MINORANZE
PRIGIONIERE IN CASA PROPRIA"




A quasi quattro anni dalla fine della guerra, le minoranze del
Kosovo/Kosova (*) sono ancora a rischio di subire uccisioni ed
attacchi a sfondo etnico: è quanto ha denunciato oggi Amnesty
International, presentando un nuovo rapporto dal titolo "Prigionieri
nelle nostre case".

Il rapporto descrive come le minoranze in Kosovo/Kosova non abbiano
modo di ottenere giustizia per gli atti di violenza e le minacce alla
propria integrità fisica e psicologica da loro subiti. L'impunità per
questi abusi dei diritti umani costituisce un effettivo impedimento
alla libertà di movimento e una limitazione al godimento dei diritti
fondamentali, come quelli al lavoro, alla salute e all'istruzione.

"Fino a quando questi diritti non potranno essere garantiti, i
rifugiati e i profughi interni che si trovano all'estero o in altre
zone della Serbia-Montenegro non saranno in grado di rientrare nelle
proprie terre" - ha osservato Amnesty International. "Ora che si sta
discutendo sul futuro dell'Iraq, la comunità internazionale deve tener
presente le lezioni del passato e assicurare l'adozione di misure
efficaci per proteggere i diritti umani dei gruppi vulnerabili e
assicurare che non vi sarà alcuna impunità per gli autori degli abusi
dei diritti umani".

Nel suo rapporto, Amnesty International afferma che l'amministrazione
internazionale del Kosovo/Kosova si è trovata impreparata ai massicci
abusi dei diritti umani contro le minoranze, seguiti al rapido rientro
della comunità albanese. Sebbene gli atti di violenza contro le
minoranze siano sensibilmente diminuiti rispetto ai mesi
immediatamente successivi alla fine della guerra, essi continuano
tuttavia ad avere luogo.

Il fatto che in larga parte i reati a sfondo etnico restino impuniti
rafforza la sensazione che i loro autori rimarranno liberi di compiere
ulteriori attacchi e contribuisce ad alimentare un clima di paura.
L'impunità per gli abusi presenti e passati nega alle minoranze del
Kosovo/Kosova i diritti fondamentali garantiti dalle leggi nazionali e
dalle norme del diritto internazionale applicabili in questo
territorio.

"Le quotidiane intimidazioni subite da serbi, bosniaci, gorani, rom,
ashkali ed egiziani (**) limitano la loro libertà di movimento. Il
timore di avventurarsi fuori dalle enclavi monoetniche rafforza la
percezione di prigionia e di esclusione e nega alle minoranze il
godimento dei fondamentali diritti umani" - ha aggiunto Amnesty
International.
"L'impossibilità di avere accesso a cure mediche adeguate ha
determinato un aumento dei tassi di mortalità e delle malattie
all'interno dei gruppi minoritari. In alcune zone, questi non hanno
accesso alle medicine di base".

Nei casi di emergenza, i pazienti devono rivolgersi alla Kfor (la
forza multinazionale a guida Nato presente in Kosovo/Kosova) o recarsi
a un posto di blocco della Kfor e attendere di essere scortati a un
ospedale: spesso questi ritardi hanno conseguenze fatali.

All'interno delle enclavi monoetniche vi è una grande difficoltà di
reperire insegnanti qualificati. Per i bambini che vivono al di fuori
di queste enclavi, andare a scuola spesso significa un viaggio di
diversi chilometri sotto scorta della Kfor. Ad esempio, venti bambini
serbi di Pristina/PrishtinȚ devono recarsi sotto scorta della Kfor a
una scuola elementare di Llapje Selo/LlaplasellȚ, a otto chilometri di
distanza.
Un'insegnante delle elementari di Prizren viene presa ogni lunedì
mattina dalla Kfor e accompagnata nel villaggio in cui lavora, dove
rimane fino al venerdì, quando sempre sotto scorta viene
riaccompagnata a casa.

L'impiego è a sua volta sottoposto a forti restrizioni. Si calcola che
fino al 90% dei serbi e dei rom siano ufficialmente disoccupati. Nel
giugno 1999 tutti i serbi sono stati licenziati dalle industrie
statali e dai servizi pubblici.

In base alla risoluzione 1244/99 del Consiglio di Sicurezza, la Unmik
(la polizia civile delle Nazioni Unite) ha la responsabilità di
proteggere e promuovere i diritti umani. Amnesty International chiede
alla Unmik e all'Istituzione provvisoria di autogoverno di affrontare
seriamente il problema dell'impunità e prendere misure adeguate a
proteggere i diritti delle minoranze che già vivono in Kosovo/Kosova.
Queste misure serviranno a garantire alle minoranze che vivono
all'estero o in altre zone della Serbia-Montenegro l'esercizio del
proprio diritto a tornare in Kosovo/Kosova in condizioni di sicurezza
e dignità.

Mentre la possibilità di rientrare continua a dipendere dalla presenza
della Kfor, Amnesty International chiede alla comunità internazionale
di assicurare che nessun membro dei gruppi minoritari sia fatto
rientrare con la forza in Kosovo/Kosova.

(*) Tutti i nomi di luogo contenuti in questo comunicato sono scritti
in lingua serba e in lingua albanese.
(**) I gorani sono slavi musulmani. Gli ashkari e gli egiziani sono
albanofoni musulmani e si considerano gruppi distinti dai rom

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 29 aprile 2003


Il rapporto in lingua inglese, Kosovo/Kosova - "Prisoners on our own
homes", è reperibile sul sito www.amnesty.org

Per ulteriori informazioni, approfondimenti ed interviste:
Amnesty International - Ufficio stampa
Tel. 06 44.90.224, cell. 348-6974361, e-mail: press@amnesty.it


===


Nostro commento:

Riceviamo e restiamo sconcertati alla lettura di questo comunicato di
Amnesty International. Per svariati motivi.
Il motivo principale risiede nel fatto che il comunicato giunge
veramente fuori tempo massimo, quando "tutti i polli sono scappati dal
pollaio", per dirla con un proverbio. Letteralmente, sono piu' di tre
anni che la stragrande maggioranza dei cittadini appartenenti alle
cosiddette "minoranze etniche" sono scappati dal Kosovo-Metohija (oggi
protettorato NATO) trasferendosi soprattutto in altre zone della
Serbia. Il comunicato non fa menzione dell'entita' di questo flusso di
profughi (almeno 300mila persone!) ne' chiarisce quale debba essere il
loro futuro.
Nel comunicato si dice pero': "Amnesty International chiede alla
comunità internazionale di assicurare che nessun membro dei gruppi
minoritari sia fatto rientrare con la forza in Kosovo/Kosova"... "Con
la forza" sono scappati, e "con la forza" gli estremisti pan-albanesi
ne impediscono il rientro - dunque che cosa sta effettivamente
chiedendo Amnesty International alla "comunita' internazionale"?

E chi e' la "comunita' internazionale"? Quella che alleandosi con
l'UCK ha trasformato il Kosovo-Metohija in un inferno, da almeno
cinque anni, alimentando l'esplosione del terrorismo secessionista?

Per avere una idea di quell'inferno suggeriamo caldamente di non
fermarsi al comunicato di Amnesty International, e di visionare
piuttosto il documentario "I dannati del Kosovo" (piu' sotto le
indicazioni su come procurarselo). Dal canto nostro, non ci rimane che
ricordare che pochi anni fa in Kosovo-Metohija ed in tutta la
Jugoslavia non c'erano "minoranze etniche" ma solamente cittadini con
gli stessi diritti e doveri, appartenenti semmai a diversi gruppi
nazionali garantiti dal punto di vista linguistico e culturale. La
"comunita' internazionale" ha voluto distruggere tutto cio', facendo
leva sui secessionismi. Dunque, chiamare essa a proteggere oggi gli
abitanti significa chiamare la volpe a fare la guardia al pollaio.

(a cura di AM per il CNJ)

----- Original Message -----

From: Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia <jugocoord@tiscali.it>

To: crj-mailinglist@yahoogroups.com ; jugoinfo@domeus.it

Sent: Thursday, May 01, 2003 12:05 AM

Subject: [JUGOINFO] La Croazia e la Chiesa Cattolica / Hrvatska i Katolicka Crkva

 




Iz "Hrvatske ljevice", Zagreb, ozujak/mart 2003.
e.mail: hrljevica@srp.hr

Kako stvari stoje
EUROPA, HRVATSKA I KATOLICKA CRKVA, od Dr Dusana Zubrinica

1) Sekularizacija drustva i obnova religije
2) Ugovori izmedju Svete Stolice [zar nije sluzbeni naziv
Stato Città di Vaticano?! o.p.] i Republike  Hrvatske
3) Prava katolicke crkve i posebne obaveze hrvatske drzave
4) Religijski programi na HRT
5) Dva kriticka pogleda


Da "Hrvatska ljevica" (Sinistra croata), Zagabria, aprile 2003

Come stanno le cose.


L'EUROPA, LA CROAZIA E LA CHIESA CATTOLICA
di Dusan Zabrinic

1) La secolarizzazione della società ed il rinnovamento della
religione.

(...)

2) Gli accordi tra la S. Sede [ma non è ufficialmente Stato
Città del Vaticano?!] e la Repubblica di Croazia.

Tra la S.Sede e la R. di Croazia sono stati firmati 4 accordi. Gli
schemi di tali accordi sono stati presentati da mons. Nikola
Eterovic, consigliere della Nunziatura presso la sezione per le
relazioni tra la S. Sede e gli Stati. Mons. N. Eterovic ha redatto
dei vasti commenti, inseriti nello stesso testo.
Il primo accordo sulle questioni giuridiche è stato firmato nel
1996. E' stato firmato, come anche gli altri tre accordi, da Giulio
Einaudi e dal dott. Jure Radic.
Il secondo accordo concerne il settore dell'educazione e la cultura.
E' stato approvato l'allargamento dell'insegnamento della religione
nelle scuole pubbliche e negli asili nido pubblici.
Il terzo accordo riguarda la questione dell'assistenza religiosa ai
dipendenti delle forze armate e della polizia della R. di Croazia,
ampliato dal regolamento organizzativo e attivo dell'Ordinariato
militare nella R. di Croazia.
Il quarto accordo è stato firmato nel 1998 e concerne le questioni
economiche.
Sono stati approvati ancora due documenti: l'intesa sulle modalità
esecutive degli obblighi finanziari e l'intesa tra la TV croata e
la Conferenza episcopale croata.

Esporremo innanzitutto i pareri di mons. Eterovic, e poi i doveri
dello Stato croato e la RTV croata, perché si comprendano le posizioni
di partenza del Vaticano nelle trattative e si ravvisino gli obblighi
essenziali verso la Chiesa cattolica che lo Stato croato ha assunto.
Mons. Eterovic scrive che la Chiesa cattolica nel passato aveva, ed
ha anche oggi, un ruolo insostituibile nell'educazione del popolo
croato.
Convertendo la plebe croata la Chiesa cattolica ha "portato" il popolo
croato "nell'Europa occidentale".
La Chiesa e lo Stato sono due soggetti indipendenti. L'obiettivo
della Chiesa è la vita eterna, mentre l'obiettivo dello Stato è
promuovere il bene generale dei cittadini. La Chiesa cattolica è
"la società perfetta divina", e nel dominio spirituale ha il potere
indiretto sulla società.
Mons. Eterovic si richiama al principio della sussidiarietà (in
latino supsidiarius), il che significa che il potere statale e la
sfera politica sono di seconda importanza.
Le deleghe sussidiarie sono la norma generale del diritto naturale
fondante ogni costituzione della società.
Dagli innumerevoli commenti di mons. Eterovic si deduce il ruolo
indivisibile della Chiesa cattolica nella vita sociale, educativa,
morale, culturale, caritativa, della società croata e del popolo
croato.
Secondo questi accordi la Chiesa cattolica ha il diritto legale di
agire in tutti gli enti educativi e di istruzione, asili nido,
scuole elementari, medie superiori, fino all'università, nella
polizia e nell'esercito, in prigioni, ospedali, cliniche, ospizi,
in tutti gli enti di interesse sanitario e sociale, nei mezzi di
comunicazione di massa, e particolarmente alla radio e in TV.

3. I diritti della Chiesa cattolica e gli obblighi particolari dello
Stato croato

Secondo l'art. 2 dell'Accordo sulle questioni economiche, La Croazia
restituirà alla Chiesa quello che le è stato confiscato durante il
governo socialista. Per quello che sarà possibile. Per quei beni che
non sarà possibile restituire si troverà una sostituzione adeguata,
cioé si pagherà un adeguato compenso pecunario in 4 rate annuali
(art.5).
Secondo lo stesso Accordo (art.6) la R. di Croazia elargirà
mensilmente dal bilancio statale una cifra che corrisponde alla
media di due mensilità salariali lorde, moltiplicate per il numero
di parrocchie nella Croazia.
In Croazia nel 1999 c'erano 1420 parrocchie [su meno di 4.500.000 
abitanti, N.d.t.] e dal bilancio statale sono state versate
190.000.000 di kune (2.900.000 c.ca di euro) come sussidio per i
salari, la ricostruzione delle Chiese cattoliche, azioni caritative,
e cosi via. Dei membri del clero, preti e suore che hanno compiuto
i 65 anni e non hanno sistemato la loro pensione hanno ottenuto così
il diritto alla pensione (art.9), mentre i giovani hanno ora i
contributi assicurativi. Per questo fine la R. di Croazia sborserà
la somma aumentata del 20%.
Mons. Eterovic scrive che la somma della pensione non viene decisa dal
Fondo della previdenza sociale, ma dalla Conferenza episcopale croata.
Ciò per quanto riguarda anche i salari del clero. Secondo gli
art. 11 e 12 dell'Accordo sulle questioni economiche, è obbligo della
R. di Croazia partecipare alla ricostruzione delle chiese già
esistenti
e alla costruzione di nuove chiese, cappelle, case parrocchiali,
scuole
cattoliche, ospizi, case per i preti e le suore.
Finora sono state ricostruite molte chiese, e costruite delle nuove,
come anche edifici ecclesiastici, dal Fondo del bilancio statale.
(...)
Il vescovo diocesano decide la costruzione di un edificio
ecclesiastico
e sceglie la locazione in accordo con le istituzioni competenti dello
Stato.
Secondo l'art. 10 di questo Accordo, le persone giuridiche della
Chiesa
cattolica riguardo al sistema tributario sono istituzioni senza
scopo di lucro. Con ciò si è pensato a varie facilitazioni tributarie.
Nella loro azione interna, scrive mons. Eterovic, le persone
giuridiche ecclesiali non applicheranno le seguenti normative: la
legge
sulla contabilità del 1992, il decreto sulla contabilità delle
organizzazioni no-profit del 1993, il Regolamento sulla contabilità e
il piano contabile delle organizzazioni no-profit del 1994. Ciò
significa,
osserva mons. Eterovic, che l'art. 1 del Decreto sulla contabilità
delle organizzazioni no-profit non riguarda le persone giuridiche
della
Chiesa cattolica, le quali non terrano la contabilità dei libri
particolari ne' presenteranno relazioni finanziarie secondo i decreti
statali, ne' tantomeno i loro soldi e i risultati delle loro attività
saranno sottoposti alla revisione di persone competenti indipendenti.

4. Programmi religiosi sulla TV croata
   
(...) In base all'accordo sulle questioni giuridiche in materia di
istruzione e cultura, la Chiesa cattolica ha diritto allo spazio
nei media pubblici, come anche a formare e gestire proprie stazioni
radio e TV. (...)
Secondo l'art. 1 dello stesso accordo tra la RTV croata e la
Conferenza
episcopale, la radiodiffusione pubblica informerà professionalmente e
obiettivamente sulla vita della Chiesa cattolica in Croazia e nel
mondo,
e i programmi accordati verrano realizzati tramite le redazioni dei
programmi religiosi della TV croata e della Radio croata. I redattori
verranno nominati dal direttore della RTV croata in accordo con la
Conferenza episcopale croata. Nel Consiglio amministrativo si trova
anche un rappresentante della Chiesa cattolica croata. [sic!
E prosegue...]
In base all'art.2 dello stesso accordo, la TV croata trasmetterà
regolarmente la messa in diretta ogni domenica e per Natale; per la
durata di 25 minuti la trasmissione interconfessionale di notizie,
reportage e commenti, la domenica pomeriggio; poi sette minuti di
commento evangelico nelle trasmissioni serali domenicali; una volta
alla settimana mezz'ora di programma educativo e caritativo di
carattere sociale, rispettivi programmi su avvenimenti ecclesiastici
in Croazia e nel mondo. Gli stessi obblighi valgono anche per le
trasmissioni radio.
La TV croata acquisterà dall'offerta internazionale [!] e trasmetterà
vari servizi di notizie legate alla Chiesa cattolica e alla cultura
cristiana (art. 4) [s'intende qui solo quella cattolica e non quella
ortodossa!, N.d.t.].
L'art. 11 prevede che la RTC si obbliga a rispettare le trasmissioni
religiose, senza interruzioni, senza nessuna pubblicità.
In conclusione possiamo constatare che questi accordi tra la S. Sede
e la R. di Croazia hanno trasformato la Croazia in uno Stato
cattolico, mentre la maggior parte degli Stati europei sono  ancora
laici e "Stati dei cittadini".
[Si diceva che la Croazia è "figlia spirituale" del Vaticano! N.d.t.]

5. Due posizioni critiche

Esponiamo brevemente le posizioni critiche sugli Accordi di due nostri
stimati intellettuali.

1. Il dott. Srdjan Vrcan, sociologo della religione, sostiene la
posizione che lo Stato moderno dovrebbe essere neutrale per quanto
concerne le diversità religiose dei propri cittadini. All'interno
della sfera pubblica in una democrazia plurale si forma una subsfera
religiosa. Nell'interno di questo campo sociale diversi attori
religiosi agiscono liberamente sul mercato dei beni religiosi e
servizi. I rispettivi organi statali possono intervenire soltanto
nel caso che debbano proteggere le regole del gioco esistente. Lo
Stato moderno "dei cittadini" ha rinunciato al diritto di
determinare quello che la religione è, e quello che non è. Le
comunità religiose dominanti dallo Stato nazionale richiedono
privilegi, a discapito delle concorrenti più deboli, richiamandosi
al loro ruolo storico nella formazione della cultura ed identità
nazionale. Così la Chiesa cattolica in Croazia in base all'Accordo
tra la S.Sede e la Croazia è diventata la comunità religiosa
privilegiata. Ora lo Stato croato non può essere più religiosamente
neutrale, perchè differenzia sostanzialmente tra la "nostra" e la
"loro" religione. Così il  Governo croato sa meglio dei propri
cittadini a quale religione essi devono appartenere e quale
devono evitare.
Perciò il dott. Vrcan conclude dicendo che una omogenizzazione
professionale della Croazia si e' potuta installare soltanto in
modo autoritario.
Il secondo problema indicato dal dott. Vrcan è che la Legge sulle
comunità religiose stabilisce il diritto degli organi statali di
decidere a quali comunità religiose si può riconoscere lo status
di  comunità religiosa e a quali no. Si tratta della difesa della
pubblica morale, e dell'ordine giuridico gestito dal Ministero di
giustizia, come anche di quello autogestito locale, che può
iscrivere ma anche rifiutare l'iscrizione di una determinata
comunità religiosa.
Nell'Accordo tra la S.Sede e la R. di Croazia sulla collaborazione
nell'educazione e nella cultura, al par.2, art. 1, si dice:
"Il sistema educativo-istruttivo nelle istituzioni prescolastiche
e nelle scuole, incluse le istituzioni superiori, terra' presenti
i valori dell'etica cristiana".
Con questa decisione la Chiesa cattolica è privilegiata in confronto a
quelle comunità religiose non cristiane, ma anche a quelle cristiane
che intendono diversamente l'etica cristiana. Sono discriminati
anche quegli insegnanti e professori che nella loro attività
di insegnamento rappresentano la laicità nell'etica.
Lo Stato ha inserito relazioni non eque tra i propri cittadini in
base alla fede o non fede. Così i cittadini non sono soggetti
autonomi, responsabili di se stessi nella distinzione delle verità
alle quali credono.

2. Il dott. Ivan Padjen, professore di diritto pubblico, durante
il dibattito sulla Legge delle comunità religiose ha invece posto
questa domanda:
"Perché la Legge sulla posizione giuridica delle comunità
religiose è impossibile?". E nel contempo riflette: la legge che
assegna determinati diritti e doveri ai croati - e distinti a
serbi, rom, ebrei -; questo atto, che privilegia gli uni mentre
discrimina gli altri, è un abuso di diritto ed è
anticostituzionale. La R. di Croazia non può emanare una legge
giuridicamente e costituzionalmente valida sulla situazione
giuridica delle comunità religiose perché la Chiesa cattolica
è già stata privilegiata dagli Accordi tra la S.S. e la Croazia.
Dopodiché, con nessuna legge la Croazia può annullarli o
allargarli ad altre comunità religiose. Gli Accordi tra la
S.Sede e la Croazia sono in contrasto con gli art.14 e 41, p.1
della Costituzione della R. di Croazia. Gli accordi non si
possono estendere ad altre comunità religiose perché nessuna
delle altre comunità  ha la capacità di essere parte di accordo
internazionale. Questo vale anche per i diversi accordi esecutivi
tra la R. di Croazia e la Conferenza episcopale croata, come è,
per es., l'accordo tra la RTV croata e la Conf. Episcopale Croata.
Il prof Padjen ha proposto che il Governo croato inviti la Chiesa
cattolica ad accettare la modifica dell'Accordo tra la S.Sede e
la Croazia prima di proporre al Sabor [Parlamento] la Legge
sulla posizione giuridica delle comunità religiose in Croazia.
Naturalmente i consigli giuridici allo Stato croato sono superflui
perchè lo stato di diritto in Croazia ancora non funziona e
perciò il Sabor della R. di Croazia ha adottato la legge sulla
situazione giuridica delle comunita religiose al di fuori di
queste osservazioni.

L'ateismo è diventato un anacronismo?

Nel periodo dell'avversione e della satanizzazione ai danni
dell'ateismo, il dott. Srdjan Vrcan aveva la forza e il
coraggio intellettuale di analizzare scientificamente la
posizione di teisti ed ateisti nella società contemporanea,
la loro ideologia alterata e l'abuso politico del nazionalismo,
del clericalismo e del socialismo burocratico. Nella discussione
sull'ateismo nelle condizioni contemporanee, il dott. S.
Vrcan constata che negli anni '80 del XX secolo si è arrestato
il treno universale della secolarizzazione della vita sociale,
particolamente nell'Est Europa. Si è arrivati alla "reconquista"
della società contemporanea, particolarmente nei paesi di
transizione. Grazie al crepuscolo dell'ideologia socialista ed
ateista si starebbe formando un nuovo clima spirituale in Europa,
perché il cristianesimo rinnovato porterà ora alla gente la pace,
l'amore, il dialogo e tolleranza.
La revitalizzazione della religione è stata salutata nella
forma di filosofia morale dai significati politici. L'effetto
sociale della secolarizzazione occidentale ha portato verso
queste visioni la società moderna in uno Stato anemico. Non è
soltanto la religione un fenomeno sociale, ma è la stessa società
un fenomeno religioso, perciò esso si può costituire soltanto su
basi religiose transcendentali.
La crisi della religione mondiale ed il dispiegamento dell'ateismo
conferma il pensiero cristiano dell'uomo-prometeo, che si innalza
contro gli dei terrestri e celesti e che vuole riprendere nelle
sue mani il proprio destino, ma in verità sarà condannato alla
sconfitta. Quello che e' successo nell'Occidente dopo l'Illuminismo
e il Rinascimento è stato, per i teologi, la strada sbagliata.

Il dott. S. Vrcan si chiede se non sia forse la proclamazione della
vittoria di Dio invero una vittoria di Pirro. Inoltre, questa
vittoria del Dio cristiano ha portato anche qui, a milioni di
persone, l'amore, la felicità, la pace, la tolleranza e il vero
senso della vita?
L'ateismo statale dominava nei paesi del cosiddetto socialismo
reale ed era locato nella sfera della società politica e dello
Stato. Così, l'ateismo della coscienza critica e del libero pensiero
si è trasformato nell'ateismo statale. Questo ripiegamento spiega
come l'ateismo antidogmatico si sia trasformato in dogmatico, quello
che metteva radicalmente in questione tutti gli dei celesti e
terrestri nel creatore dei nuovi dei terrestri della classe dominante.
L'ateismo è stato per secoli segno di anticonformismo, di coraggio
morale ed intellettuale di uomini liberi in confronto agli ideologi
e mitologi che raccontavano storielle e seminavano illusioni
propagandando dei miti.
L'ateismo moderno si è formato quale antidogma del pensiero sociale
critico e la sua affermazione è stata la conferma della modernità
che si fonda sulla teoria razionale e mondialista.
Esso contrastava quella fondazione della società e significava la
dissacrazione di ogni potere.  Ma come ateismo di stato, esso si è
tramutato in strumento di potere, cosi che la sacralità della sfera
della religione e' stata trasportata nella sfera politica.  Questo
ateismo di Stato, scrive il dott. Vrcan, è diventato questione
del passato, perciò dobbiamo rigettarlo.
Che cos'è la base per lo sviluppo della società moderna? Hanno la
religione e la Chiesa la funzione chiave integrativa nella società
moderna? Hanno l'ideologia nazionale, il governo autocratico e la
religione politicizzata questa funzione?
E' difficile aspettarsi un ulteriore sviluppo della società
moderna senza la contemporanea de-tradizionalizzazione,
de-collettivizzazione, secolarizzazione e de-sacralizzazione
della sfera pubblica nel mondo, in Europa e in Croazia.
Oggi l'uomo, come essere libero, come essere sociale e culturale
deve decidere autonomamente su tutte le questioni della propria
vita, insieme agli altri cittadini coscienti.
Non c'è religione senza il non-credere, non c'e' teismo senza
ateismo. L'uomo e' anche homo areligiosus: fintantoché c'e' la
Storia e ci sono gli uomini ci sarà anche la religione e l'ateismo.
E i credenti e i non credenti. Infine, l'ateismo greco-europeo è più
antico del Cristianesimo e le chiese cristiane in Europa non sono
riuscite sradicare l'ateismo durante più di mille anni.
Secondo Max Weber, esistono religiosamente uomini musicali, ma ci
sono anche quelli religiosamente non musicali, senza che perciò
perdano niente della propria libertà e umanità


[Traduzione di Ivan per "Voce jugoslava"]





UN BEL "CASO MITROKHIN" ANCHE IN SLOVENIA: WWW.UDBA.NET



Problemi politici? Necessita' di mettere i bastoni fra le ruote a
qualcuno? Bisogno di dimostrare assoluto zelo filoamericano? Creati
anche tu il tuo "caso Mitrokhin", personalizzato a seconda delle tue
proprie esigenze e/o di quelle del tuo padrone d'oltreoceano!

La ricetta viene applicata oggi con successo anche in Slovenia, dove
il mondo politico e' scosso da "veleni" incrociati dopo la
pubblicazione (sul sito internet http://www.udba.net) di un elenco di
centinaia di migliaia di persone che sarebbero state collaboratrici
del servizio segreto della Jugoslavia socialista (UDBA). L'iniziativa
parte da un console onorario della Slovenia residente in Australia,
che avrebbe ripescato elenchi spariti dalla circolazione da piu' di
dieci anni.

Certo l'elenco dei nomi - che include anche personalita' dell'attuale
establishment secessionista, a partire dal presidente Drnovsek - e'
credibile, tenuto conto che il servizio segreto jugoslavo si fondava
sul contributo diffuso dei cittadini in difesa dello Stato, e non
sulla appartenenza mafiosa-criminale come avviene di regola nei paesi
capitalisti. Una difesa dello Stato *purtroppo* fallita. Quello pero'
che ci sentiamo di imputare a personaggi che hanno fatto una brillante
carriera dopo il 1991 non e' tanto la loro passata appartenenza
all'UDBA, quanto il loro doppiogiochismo, cioe' il fatto di aver
tradito l'UDBA ed i valori della Jugoslavia unitaria per vendersi ad
ideologie infami ovvero al migliore offerente.

Italo Slavo


"AH LA LA, QUANDO PENSO AI BEI TEMPI.."

...quando l'Occidente aiutava i musulmani bosniaci,
gli albanesi e me a combattere i serbi...

http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/files/IMMAGINI/osamait.gif








questo articolo è tratto da un elenco di documenti riguardanti i "neoconservatori" o "neocon" americani presenti sul sito di Fisica/Mente. Non rispecchia quindi necessariamente l'opinione del curatore del sito Kelebek. Fare clic qui per la pagina principale di questa parte del sito, dedicata ai neoconservatori.




e-mail

Home | Il curatore del sito | Oriente, occidente, scontro di civiltà | Le "sette" e i think tank della destra in Italia | La cacciata dei Rom o "zingari" dal Kosovo | Antologia sui neoconservatori | Testi di Costanzo Preve | Motore di ricerca | Kelebek il blog