"I figli ripetono i crimini dei padri"
 



di Miguel Martínez




Sto leggendo un libro curioso. Il titolo è Vedo Satana cadere come la folgore, e l'autore è René Girard, un pensatore francese assai originale.

Girard si è concentrato sul meccanismo mimetico: cioè sulla maniera in cui gli esseri umani si imitano profondamente, anche nei desideri; e proprio per questo entrano ferocemente in conflitto, finché tutta la società non trova un capro espiatorio su cui sfogare la violenza collettiva.

Qui però voglio parlare solo di un punto della sua tesi, perché ci tocca molto da vicino.

Esiste una stranissima contraddizione nei nostri tempi.

Perché si condanna il nazismo?

Forse perché Hitler ha costruito le autostrade, o perché il suo movimento usava il simbolo indiano della svastica?

Presumo di no.

Credo che si possano riassumere i motivi della condanna verso il nazismo in alcuni punti fondamentali.

Il nazismo non era solo "dittatura", ma un certo tipo di dittatura: una coalizione tra grandi imprese, il mondo militare e lo stato.

Questa coalizione mirava a creare un impero che assicurasse alla Germania il controllo delle risorse indispensabili per mantenere uno stile di vita da paese avanzato. Insomma, Hitler voleva fare in quindici anni ciò che l'Inghilterra aveva fatto in trecento e gli Stati Uniti in un secolo e mezzo.

Il consenso per questo impero veniva ottenuto sfruttando un sentimento diffuso: l'autoesaltazione occidentale, a discapito del resto dell'umanità. Hitler diceva che solo gli "ariani", cioè gli occidentali, avevano creato l'unica civiltà vera e dinamica; e che i più dinamici e civili di tutti erano i tedeschi, gli inglesi e gli americani.

Per realizzare questo impero, il nazismo ha condotto una serie di guerre e di occupazioni militari, sfruttando ogni possibile conflitto tra i popoli dominati per creare collaborazionisti locali.

L'occidentalismo, l'imperialismo e il meccanismo economico hanno portato alla divisione dell'umanità in due categorie fondamentali: i nostri e vari gradi di mezzi uomini, a diritto variabile, secondo la loro utilità economica.

Una spiegazione dei conflitti mondiali e della storia che faceva ricadere tutte le colpe su una specifica comunità etnico-religiosa, gli ebrei. Accusati - in base a episodi di cronaca e a citazioni fuori contesto dai loro stessi testi sacri - di voler conquistare il mondo nel sangue e nella violenza, in nome di una cultura orientale, teocratica, statica e profondamente aliena alla civiltà occidentale. Per realizzare la conquista del mondo, prevista nei loro libri sacri, manovravano i primitivi popoli d'Oriente, le orde slave, i barbari che premevano sulle frontiere dell'Occidente.

Per difendersi dal pericolo giudaico-slavo-comunista, che minacciava di estinguere la civiltà occidentale, occorrevano misure repressive straordinarie e la sorveglianza, l'isolamento e infine l'espulsione dal consesso umano degli ebrei, portatori di questo pericolo.

Dovrebbe essere abbastanza evidente che la storia si sta ripetendo. Non sto usando nazismo come insulto generico, sto parlando con distacco proprio dei meccanismi di fondo del nazismo.

Certo, l'impero è un altro, come lo sono i suoi capri espiatori; e ai tempi del ceto medio generalizzato e televisivo, il linguaggio è molto più morbido. Soprattutto, al posto di un unico, fragile partito, ce ne sono ovunque due, identici tra di loro ma capaci di alternarsi più o meno all'infinito.

L'impero americano è infinitamente più forte della Germania sconfitta nella prima guerra mondiale, e si può quindi muovere in maniera più ragionata, ma anche più efficace.

Se fossimo una specie ragionevole, ci dovremmo quindi aspettare che non si parlasse più male del nazismo, per non far fare brutta figura al nuovo impero mondiale.

Invece, succede il contrario. Più la realtà attuale somiglia al nazismo, più si parla male del nazismo.

Ma mica con riferimento ai neocon americani, alla Halliburton, a Guantanamo, alla guerra infinita, all'esaltazione dello "scontro di civiltà", allo svuotamento della democrazia, alle migliaia di persone che ovunque nel mondo vengono perquisite, espulse, arrestate e spesso torturate o ammazzate solo perché sono musulmani.

No. I "nazisti che ritornano" sono al massimo qualche skinhead che ha bevuto una birra di troppo, e che ci fa sentire molto superiori. Oppure, addirittura, sono le stesse vittime del nuovo nazismo.

Qui torniamo a Girard, che (parlando dei Vangeli) spiega perfettamente tutto il meccanismo:

"Una versione più antica della stessa manovra è quella che Gesù rimprovera ai Farisei quando li vede innalzare tombe ai profeti uccisi dai loro padri. Le dimostrazioni spettacolari di pietà verso le vittime dei nostri predecessori dissimulano il più delle volte la volontà di giustificarci a spese di questi ultimi: 'Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri', si ripetono i Farisei, 'non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti'.

I figli ripetono i crimini dei loro padri proprio perché si credono moralmente superiori a loro."

René Girard, Vedo Satana cadere come la folgore, Adelphi, pp. 40-41



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