Helena Velena sul Prodotto Fallaci
 



Di Helena Velena




Questo articolo fa parte di un'antologia di articoli critici su Oriana Fallaci.

Si tratta in realtà di un lungo post che Helena Velena ha scritto sulla propria mailing list, e quindi contiene riferimenti a messaggi precedenti, tra cui uno mio [nota di Miguel Martinez].






[citazione tratta dal messaggio di un altro iscritto alla mailing list:]

La Fallaci vestita da crociata è ormai la destra, ma sfonda anche a sinistra senza mai avere aperto bocca in un' aula universitaria.
Paradossalmente è quest'ultima la sua forza. Lei ci dice che è fallito il tentativo di unire la cultura di massa e la cultura d'elite, la schizofrenia che tentava esattamente di chiudere Eco.
Ma se la risposta è tornare a Deleuze e Guattari, che andavano forti negli anni 70, allora stiamo freschi.
Anzi, mi sa che siamo agli zombi.


L'agire politico "dell'uomo contemporaneo" e' interamente basato sulla sua performance, ovvero sulla sua capacita' di saper apparire.
L'importanza di un gesto politico e' data dalla sua capacita' mediatica, dal consenso che riesce a ottenere, da quanto riesce a comunicare.
E' intorno a queste ideologie che nascono gruppi, partiti, movimenti, e moltitudini....
e' intorno a questi piccoli spettacoli che si lacera anche la militanza antagonista.

Alessandro Palmieri, "biopolitica e spettacolo"

quoto un altro pezzo di Miguel Martinez e poi rispondo.....
Non dimentichiamo però mai che Oriana Fallaci non è Oriana Fallaci.

E' un prodotto, esattamente come lo è, che so, Michael Jackson o il clown del McDonalds.
Questo vuol dire che è stata venduta al pubblico, con una delle più grandi operazioni di marketing della storia italiana, sia come scrittrice, sia come "personaggio", dal suo manager Ferruccio de Bortoli.

Certo, c'è una precisa gestione politica della Fallaci.

Io non mi interesso alla Fallaci come persona.
Credo, invece, che il Prodotto Fallaci ci dica moltissimo sulla società di massa, sull'industria culturale, sull'italiano medio e sulla manipolazione mediatica.
Concordo pienamente, la Fallaci e' un prodotto. Ma proprio in quanto essendo un prodotto confezionato per ottenere consenso, ma toccando temi che "la gente sente", finisce per, come dice Palmieri, "lacerare anche la militanza antagonista"...

E' una vecchia storia questa...
Io stessa ho sempre accusato la , beh, "sinistra" di non saper funzionare piu' proprio perche' manca una capacita' mediatica, un saper comunicare in modo diretto, chiaro e immediato, un lavorare attivamente per creare consenso.
Poi pero' tutte le volte che questo e' successo, a partire dalla campagna elettorale di Cicciobello Rutelli contro Berlusconi, sono stata in prima fila a versare conati di vomito e provare una vertigine di disgusto (nonostante mi piacesse da impazzire una biondona Ds che lavorava a tale progetto....), perche' la risultante di questa pratica era sempre e solo un populismo disgustoso decisamente di destra che faceva, male, il verso alla retorica del pensiero egemone, in questo caso quello Berlusconiano.

E questo perche' il populismo tocca le corde vibranti dei bisogni archetipi primari dell'inconscio edipico, che spesso sono solo simbolici e non reali, e quindi sono facilmente soddisfabili in modo altrettanto simbolico, tramite slogan, promesse, illusioni.

Il populismo deve quindi parlare in modo semplice, diretto, minimale e senza fronzoli, ma assolutamente MODERATO, benche' in modo solo apparentemente contraddittorio, con decisione e aggressivita', finanche VIOLENZA, perche' il populismo non riguarda cio' che l'individuo desidera, bensi' cio' che teme.
E questo perche' alla base di ogni persona facilmente influenzabile (sia che si consideri di destra o di sinistra) c'e fondamentalmente una incapacita' di sviluppare un ANTIEDIPO, cioe' un antidoto alla repressione, all'inibizione, al controllo dei desideri di una vita tutto sommato vegetativa.
Il risultato e' che l'individuo non desidera affatto ESSERE LIBERO di per se stesso, ma venir liberato dalla paura della punizione per aver trasgredito (essere cacciato dal Paradiso per aver mangiato la mela). Il modo migliore per ottenere cio' e' quindi di imparare a non trasgredire. Non mangiando la mela non si verra' cacciati da questo infernale paradiso che sarebbe la vita quodidiana del servo/consumatore, anche quello di "ideologie rivoluzionarie" di sinistra.

Perche' questo duplice rapporto tra violenza e moderazione, che appare particolarmente VA, anzi decisamente 23? [si veda la nota]
Il trucco sta nel reclamare a gran voce, in modo passionale, risultati decisamente blandi e tranquillizzanti.
Facendo un esempio banale, un argomento tipico del populismo e' quello di "piu' lavoro per tutti". Non e' solo uno slogan berlusconiano, anche la pseudo sinistra utilizza le tematiche legate al diritto al lavoro, peraltro in modo oggettivamente molto ambiguo (vanno accontentati sia il cerchio che la botte) per crearsi consenso, evitanto pero' battaglie realmente estreme e impopolari come la resistenza alla dissoluzione dell'articolo 18.
Passionalita' e tranquillita',cioe' amore e angoscia della morte (ma come, non era "eros & thanatos? Si, ma le cose sono un po' piu' complesse) sono bisogni archetipali che possono venire soddisfati facilmente dalla retorica simbolica populista.
Le donne amano, i figli e la patria, e gli uomini, per la patria (un ideale tutto sommato blando e moderato), e la loro "personale" vita tranquilla e non conflittuale, vanno a morire. (Il Nazismo sulla retorica edipica populista aveva gia' capito tutto, e la applico' con notevole successo).
Tutto molto VA, ma solo apparentemente.

Tornando al nostro esempio, perche' invece nessuno propone un RIFIUTO TOTALE DEL LAVORO, se non piccolissime marginali frangie anarchiche (certo non comuniste nel senso leninista del socialismo) e situazioniste ( Je ne travaillez jamais, diceva il cattivo maestro Debord) ? Certo, apparentemente sarebbe molto piu' populista, il sogno segreto di chiunque!!!
E invece no. Perche' archetipamente la nostra struttura edipica repressiva ci ha resi incapaci di vivere in completa liberta'. Abbiamo bisogno di essere comandati, guidati, e quindi di lavorare.
La liberta' anarchica del rifiuto del lavoro ci farebbe cadere nell'angoscia dell'indeterminatezza, nella mancanza di sicurezza, di blanda tranquillita'.
O per usare la corrispondenza propria degli gli Agenti del Controllo, nel CAOS.

Quindi la violenza della passione, per riscaldare gli animi, e l'illusione dell'amore servono a mantenerci nella nostra condizione di schiavi consumatori di Merci (compresa la merce ideologia, di destra o sinistra che sia), le cui pulsioni emozionali dell'inconscio possono essere soddisfate, o meglio riaddomesticate, attraverso il populismo simbolico, compreso quello della retorica rivoluzionaria comunista.

Quindi, per ritornare a Palmieri, il problema e' che veramente la militanza antagonista si lacera su questi temi, perche' non riesce a trovare una soluzione equilibrata tra una politica rigorosa ma impopolare, e una retorica populista ma comunicativa ed efficace.

Tradotto in altri termini, come ben sapeva il PCI e i situazionisti italiani lo sfanculavano in tempi non sospetti fingendo di indicargli la strada nel nome virtuale del Padre, Berlinguer, per diventare forza di governo bisogna essere moderati e populisti Berlusconi ha semplicemente applicato la ricetta, meglio di loro. Hitler ne ha fatto un drammatico, orripilante e allucinante capolavoro di perfezione,capendo Freud meglio di Freud stesso, e sfruttando l'incapacita' dell'essere umano di costruirsi un'antiedipo, ai suoi unici fini ("Se questo e' un uomo", beh, e' sicuramente un uomo edipico". Levi andrebbe letto da adulti, non da pischelli a scuola. Se ne coglierebbe ben altra profondita'). Non oso pensare cosa sarebbe successo se la sua follia e il malcelato senso di inferiorita' (un antedipo non lo sviluppo' nemmeno lui) non l'avessero portato a far guerra a tutto e tutti, e ad essere annientato quindi SOLO sul piano militare. (Governo mondiale monocolore nazi-capitalista-bolscevico, oppure il 1984 orwelliano in tutta la sua magnificenza? E una volta tanto, non mi dite che "c'e gia'". Se siamo qui a ragionare su queste cose e' perche' non e' -ancora?- cosi').

La Fallaci, nel suo "piccolo" (spettacolo) ha pure lei applicato questa ricetta.

E, a onor del vero, il fondamentalismo islamico contro cui lei si scaglia tanto veementemente, con passionalita' edipica, (ma dovremmo comunque verificare quanto e' realmente diffuso, quanto realmente influente, quanto funzionale all'occidente), l'ha pure applicata, anche se con ingredienti parzialmente diversi, adatta a una cultura (o meglio una repressione religiosa) con un'alimentazione leggermente diversa.
Ma composta di esseri umani con la stessa identica struttura psichica.

La Fallaci, che, non dimentichiamolo affatto, PARTE DA SINISTRA, ha saputo appunto (o forse appunto il suo manager) soddisfare qesti bisogni edipici archetipali, e costruire, sempre per citare Palmieri, un "piccolo spettacolo"; con la S rigorosamente minuscola, di indottrinamento mediatico populista.
La Fallaci, quando negli anni 70 era un idolo della sinistra moderata e generica, e gia' allora target populista, adorava le figure autoritarie dei dittatori. Castro, Gheddafi, Arafat (su cui ce ne sarebbero molte da dire) e forse, se avesse potuto averci a che fare, anche Stalin.
(e non mi permetto minimamente di azzardare che il suo rapporto coi "grandi della terra" fosse filtrato da, figuriamoci, un complesso edipico irrisolto nei confronti del padre, grande eroe della resistenza) Personaggi con una struttura caratteriale fondamentalmente di destra, anche se portatori di una "politica di sinistra", cosi' come di destra era il modo di approcciarvisi della Fallaci.

Un approccio, motivazionale ma soprattutto emozionale simile a quello confessato da Bertinotti nella sua recente autobiografia (di creazione di accettabilita' al centro centro centro, quasi destra) tanto criticata, verso l'Ispettore Callaghan e tanti altri miti FORTI della cultura occidentale.

Deleuze e Guattari non sono e non possono essere assolutamente una risposta a tutto cio'.
Innanzitutto perche' nel periodo in cui "andavano di moda", negli anni 70, venivano letti, poco e male, in ogni caso, da un ben altro target, da un'altra "sinistra" che gia' ignorava la Fallaci.
E in secondo luogo perche' se fossero stati letti e compresi bene, molt* si sarebbero res* conto che, in un periodo in cui essere COMUNISTI, in tutti i vari flavours possibili, marxista, leninista, trotzkysta, stalinista, perfino maoista, era l'assoluto assunto identitario di appartenenza, i nostri D&G (come Dolce & Gabbana. curioso vero?) muovevano gia' in ben altra direzione.
E lavoravano su di un'analisi filosofica decisamente ANTICOMUNISTA (e anti-hegeliana), benche' altrettanto decisamente posizionata a sinistra.
Il pensiero di Deleuze e Gattari, ma anche quello di Foucault e altri, era piu' "postmoderno" di quello che si riuscisse a "sentire" all'epoca, e stava gia' lavorando su di un piano di superamento delle contrapposizioni ideologiche.
Analizzava cosa fosse generalmente ritenuto autoritario e di destra, ma avesse invece una valenza rivoluzionaria notevole (la teoria sulla macchina da guerra, ad esempio), e cosa al contrario, benche' dato per scontato "di sinistra" avesse in se tutti i germi, spesso pure palesi, della reazione autoritaria.

Per dirla in parole molto piu' semplici, nei libri di D&G c'era gia spiegato perche' tanti compagni atei e nemici dell"oppio dei popoli" finiscono poi per sposarsi in chiesa perche "i genitori lo vogliono" (genitori per altro atei e comunisti a loro volta durante la gioventu'), e quindi la creazione di un piccolo tranquillizzante consenso sociale, o meglio l'evitazione di un conflitto, finisca per produrre un risultato decisamente antirivoluzionario,e comunque in negazione con le premesse.
Perche' l'inconscio blocca la produzione del desiderio, e per il mantenimento dello Status Quo, come Freud aveva ben capito e Reich tanto contestato, era molto meglio cosi'.

Quindi mentre in italia si rideva un po' sarcastici e un po' imbarazzati e un po' ammiccanti sulla famosa canzone di Giorgio Gaber, Deleuze e Guattari proponevano una deterritorializzazione e successiva riterritorializzazione di dinamiche e comportamenti che superavano il concetto di destra e sinistra in una prospettiva nuova di militanza politica e identitaria, che non e' piu' di destra ne di sinistra in quanto NOMADICA.

Un nomadismo che pero' parte dalla costruzione (nella nostra fabbrica psichica) di una, anzi molteplici MACCHINE DESIDERANTI, a distruggere il controllo sociale dell'edipo freudiano tanto utile ai sostenitori populisti del pensiero egemone. Foucault scrisse che l'Antiedipo di Deleuze & Guattari e' la filosofia di costruzione di una vita "non fascista", e credo che nulla piu' di cio' definisca il loro pensiero.
Un pensiero che continua quello di un altro grande "anti freudiano POST freudiano" appena citato, WILHELM REICH (un altro mito degli anni 70 in realta' letto poco e male) che nei suoi studi sulla psicologia di massa del fascismo analizzava appunto l'uso dell'inconscio e della dimensione edipica come fattore di controllo sociale e di creazione di consenso di massa.

Mi si dira' che Deleuze e Guattari, a differenza di Reich (per lo meno il primo) sono assolutamente illeggibili (il che comunque e' piuttosto relativo) se non con grande sforzo e impegno.

Bene, sia chiara da subito una cosa.
Deleuze & Guattari non sono Erich Fromm, e nemmeno Carl Rogers, BF Skinner o men che meno il discutibilissimo Maslow, e soprattutto non sono un trendissimo manuale americano di autoterapia per "ottenere .....(xyz)... in 10 lezioni". Il discorso qui e' molto piu' profondo, e ci tocca molto piu' intensamente. Ma soprattutto punta molto molto piu' in alto. Non quindi una psicoterapia (anti psicanalitica quanto vogliamo) per "ADEGUARCI A VIVERE NEL MONDO", ma un imparare appunto a riterritorializzare il DESIDERIO per vivere una vita LIBERA in quanto NON FASCISTA.
Una vita in DIVENIRE, che sappia, esplorare, sperimentare, transitare, piuttosto che rincorrere la mediocrita' e la tranquillita' di una vita da consumatore.

E niente e' piu' anarchico e antifascista appunto di un concetto della vita RIZOMATICO, non gerarchico, di interconnessione, completamente eterogeneo, di molteplicita' nomadiche, di rotture asignificanti.

Onfray dice che dovremmo riscrivere la storia della filosofia, includendo tutti gli eretici concellati dal pensiero egemone. Ebbene, Deleuze e Guattari sono il primo esempio di pensiero radicale e totalmente libero, libertario e liberante in grado di influenzare l'esistente, al di fuori della piccola cerchia degli iniziati, anche se la forma e' relativamente iniziatica.

Anche leggere Bey o i situazionisti e' iniziatico e difficile.
Anche capire l'ontogenesi dell'esistente piuttosto che il creazionismo.
E anche addentrarsi nella teoria della multidimensionalita' e delle superstringhe della fisica quantistica e' complicato, folle e abbacinante.
Ma va fatto.

Oggi pomeriggio, mentre vado al superdiscount ho in testa il progetto di DELIRARE (in termini deleuziani direi) il reale, da parte dei ricercatori di Ong's Hat.
Sento la cassiera che parla con un commesso. Ha premura di andare a casa perche' vuole vedere un film. Quale? "Natale a Miami". il Commesso le dice che l'ha gia' visto ed e' "molto bello".

Non serve che dica loro che lo vedrei solo in condizioni da Arancia Meccanica o se costretta da una 7.65 puntata alla tempia per tutta la durata del film.
Sono "ragazzi di sinistra", ma sono certa che si troverebbero daccordo coi discorsi della Fallaci, anche se nel discount lavorano due neri africani, ma NESSUN arabo, tanto meno islamico.

La retorica populista della Merce e dello Spettacolo, di "destra" o di "sinistra" che sia, funziona su chi non ha mai attivato le sue macchine desideranti dell'antiedipo, cioe' la quasi totalita' della popolazione.

Una volta si pensava che cosi' fosse, perche' "secondo natura".
Ci si doveva accontentare di blandissime benche' auspicabili forme di liberazione, come l'epicureismo, il buddismo o il taoismo, filosofie della "sacra mediocrita'" contro cui il VA si scontra nettamente.
Ora abbiamo scoperto, soprattutto grazie a Deleuze e Guattari, come si puo' cominciare ad avvicinarci a quello che sarebbe stato il "comunismo" se questo termine non fosse appannaggio del fascismo leninista/stalinista, o il "paradiso" se non fosse un termine di appannaggio delle dittature religiose monoteiste.

Progressi se ne fanno.
Non ho timore di dire che senza Deleuze & Guattari non esisterebbe il transgender.
D'altro canto le trans "Dolce & Gabbana" sono ancora la netta maggioranza, e le mutande di Calvin Klein o il telefonino nuovo (si badi bene, sempre Merci) sono molto piu' importanti che viversi una sessualita' "che vive il desiderio", anche in ambito GLBT. E quindi L'orgoglio e la rabbia, o come cazzo si chiama, vende infinite volte di piu' dell'Antiedipo, che e' stato fuori catalogo per quasi vent'anni.
Pero'.....





Nota: Helena Velena, in un successivo messaggio, mi ha spiegato il significato dei termini "VA" e "23".

VA e' una filosofia che si basa sul concetto che "tutto esiste in funzione del suo contrario".
Questo pero' non ha minimamente a che fare col buddhismo e inparticolare col TAOismo, dove il simbolo stesso mostra che all'interno di ogni cosa esiste una componenente del suo opposto.
Il VA invece sostiene che per comprendere un processo e' necessario capire e studiare anche il suo esatto opposto a cui e' indissolubilmente legato, e da cui spesso nasce la sua stessa definizione e identita'.
Ad esempio per capire l'idea di Satana bisogna studiare quella di Dio, e se ne capira' che la prima e' stata appunto creata in funzione della seconda.

La differenza fondamentale quindi tra il VA e il buddhismo o TAOismo, ma anche l'Epicureismo, e' che questo tra i due estremi cercano una via mediana, appunto la "media sacralita'", cioe' la perfezione nell'equilibrio dei due estremi.
Il VA invece sostiene che non va cercata una via dimezzo, ma vanno piuttosto gestiti i due estremi contemporaneamente, appunto perche' uno esiste solo per dare senso all'altro.

Da questo punto di vista, tornando alla nostra frase diprima, l'idea che "violenza e moderazione" vadano di pari passo, e' per l'appunto un concetto VA.

Sul 23 il discorso e' un po' piu' complicato.
Secondo Robert Anton Wilson, ma in effetti la cosa non l'ho mai verificata, la traduzione cabalistica in numeri del Talmud porta a due cicli di 11 numeri, cioe' in pratica 22 numeri.
Il 23 e' quindi cio' che non esiste, il caos della distruzione creativa, la fenice che rinasce dalle sue ceneri, o meglio ancora il 666 e il momento immediatamente successivo.
Qualunque sia l'origine cabalistica di questo numero, fatto sta che in alcune controculture anarco-iniziatiche il 23 ha finito per assumere il significato di qualcosa di pericolosissimo e ingestibile, ma che se si sa come gestire diventa positivo. Una sorta di morte e rinascita contemporanea, che a seconda di come la si sa per l'appunto approcciare puo' essere positiva o negativa, devastante o creativa. Quindi il 23 rappresenta tutto cio' che ha una natura duplice di ambito ancora una volta estremo.

Ultima cosa...
Il concetto di VA in realta' non e' formato dalle lettere V e A, ma piuttosto dai due simboli maschile e femminile, alto e basso, maggiore o minore, verso destra o verso sinistra.
Quella che noi scriviamo come A sulla tastiera del computer dovrebbe essere in realta' una sorta di "V rovesciata", che appunto gia' in forma grafica mostra la coesistenza essenziale dei due concetti opposti.


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