"Io accuso"
 




Baruch Kimmerling è professore di sociologia all'Università ebraica di Gerusalemme. Alcuni anni fa ebbi la fortuna di leggere il suo libro, I palestinesi: la genesi di un popolo (La Nuova Italia, Scandicci, FI, 1994). Un libro fondamentale per capire l'argomento, oggi, più esplosivo del mondo. E la dimostrazione del fatto che la buona fede è possibile anche quando si è coinvolti direttamente. Pubblichiamo qui la sua terribile e lucida denuncia, uscita su un importante settimanale in lingua ebraica.   







Baruch Kimmerling   

Tratto da Kol ha'Ir 1 febbraio 2002   




Io accuso Ariel Sharon di aver generato un processo che non soltanto intensificherà il reciproco versamento di sangue, ma potrà condurre a una guerra regionale e alla pulizia etnica, parziale o quasi completa, degli arabi nella "Terra d'Israele".    

Io accuso ogni ministro del Partito laburista di questo governo di aver collaborato all'attuazione della "visione" fascista che l'estrema destra ha del futuro d'Israele.   

Io accuso la leadership palestinese, e in primo luogo Yasir Arafat, di una miopia talmente estrema da essersi trasformato in un forma di collaborazione con i progetti di Sharon. Se vi sarà una seconda Nakba [la "catastrofe" dell'esilio palestinese], anche questa leadership sarà tra le cause.   

Io accuso la leadership militare, spinta dalla leadership nazionale, di aver istigato l'opinione pubblica - sotto la veste della presunta professionalità militare - contro i palestinesi. Mai prima nella storia d'Israele un numero così elevato di generali in divisa, di ex-generali e di ex-membri dei servizi segreti militari, a volte travestiti come "accademici", ha preso parte nel lavaggio del cervello del pubblico. Quando la commissione giudiziaria d'inchiesta sarà costituita per indagare sulla catastrofe del 2002, occorrerà indagare anche su di loro, accanto ai criminali civili.   

Io accuso gli amministratori dei media elettronici d'Israele di aver dato ai portavoce militari l'accesso che chiedevano per arrivare a impossessarsi in maniera quasi esclusiva, bellicosa e aggressiva, del discorso pubblico. I militari non controllano solo Jenin e Ramallah, ma anche la radio e la televisione israeliana.    

Io accuso quelle persone, di tutti i ranghi, che ordinano che si innalzi sopra di loro la bandiera nera [simbolo dei crimini di guerra, n.d.r.] e coloro che ne seguono gli ordini illeciti. Il compianto filosofo Yeshayahu Leibovitz aveva ragione: l'occupazione ha rovinato tutte le cose buone e ha distrutto l'infrastruttura morale su cui si regge la società israeliana. Fermiamo questa marcia della follia e ricostruiamo la nostra società, libera dal militarismo e dall'oppressione e dallo sfruttamento di altri popoli, e da cose ancora peggiori.   

Io accuso tutti coloro che vedono e sanno tutto ciò, ma non fanno nulla per impedire la catastrofe che incombe. Sabra e Shatilla non sono stati nulla in confronto a ciò che ci è successo e che ci sta per succedere. Dobbiamo andare non soltanto nelle piazze, ma anche ai posti di blocco. Dobbiamo andare a parlare con i soldati nei carri armati e nelle autoblindo come i russi parlarono ai loro soldati quando fu ordinato loro di riprendere il controllo della Piazza Rossa, prima che l'ingresso nelle città palestinesi si trasformi in una guerra urbana omicida.   

E accuso anche me stesso di sapere tutto ciò eppure di aver alzato poco la voce e di aver taciuto troppo spesso.   



Palestinian Childrens drawing
Palestinian Childrens drawing
Palestinian Childrens drawing
Palestinian Childrens drawing


Anonimo disegno della prima Intifada, 1988



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