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Granducato di Toscana

La Restaurazione in Toscana non ebbe le caratteristiche di dura repressione che si ebbero negli altri Stati preunitari. C'è da segnalare la chiusura (1817) della Scuola Normale Superiore di Pisa, nata allo scopo di formare insegnanti di scuola superiore, che era nata (1810) ad imitazione delle napoleoniche Écoles Normales Supérieures. E la scuola di base, quella popolare, soprattutto quella elementare, quella tecnica e quella artigianale, era in condizioni di grave arretratezza dal punto di vista dei risultati dell'alfabetizzazione (la riforma del 1827 relativa alle scuole elementari era basata su una precaria alfabetizzazione e sul catechismo), dei locali, degli insegnanti, dell'evasione (circa il 90% dei maschi in età scolare). La scuola è in mano al clero (Scolopi e Vallombrosani) anche se sottomesso allo Stato,  che riceva abbondanti sovvenzioni dallo Stato stesso che garantisce l'istruzione fino a livello secondario per i maschi. Per le femmine le cose non vengono chiarite se non per quelle abbienti che dispongono di almeno un Istituto (SS. Annunziata a Poggio Imperiale) di ispirazione napoleonica.

Anche qui, almeno fino al 1848 con una quieta accettazione di fatto da parte delle autorità dello Stato, fu l'iniziativa privata (Ridolfi, Capponi, Lambruschini, ... ) laica a fornire le migliori scuole, quelle di mutuo insegnamento, quelle artigianali e tecniche. Anche gli asili furono costruiti da iniziative private prima a Pisa (1833) e quindi a Livorno (1836). I fini di tali iniziative erano ben illustrati dalla rivista teorica liberale, paternalista  Antologia ("il popolo deve apprendere ad essere volenteroso del lavoro, regolato, morale, religioso, morigerato e deve sapere qual è il suo ruolo e non travalicarlo") che delinea la scuola popolare, che sarà poi quella unitaria, a partire dal principio che l'educazione migliora i cittadini del medio e basso ceto ed avvia al progresso civile e sociale.

I moti del 1848 convincono il granduca a sospendere una riforma della scuola che dal 1846 era in preparazione e ad abbandonare la questione della scuola popolare pubblica. La scuola, prima gestita da privati e dai Comuni, viene completamente affidata al clero sotto la supervisione dei vescovi (l'articolo 1 della legge del 1852 affermava: "Nelle scuole del Granducato il fine supremo dell'istruzione deve essere l'educazione morale fondata sopra il dogma della religione").




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