Fondazione Liberal:
i neoconservatori d'Italia
 



di Paul Olden

NdR: Su questo stesso sito, potete leggere altri testi sugli amici italiani dei neoconservatori:

.



Esiste una diffusione del pensiero neoconservatore nella cultura e nella società dei principali alleati di Washington? .

I neoconservatori americani , altrimenti detti “neocon” , sono sicuramente il movimento culturale attualmente piu’ influente riguardo alla politica dell'amministrazione Bush. L’autorevole quotidiano Christian Science Monitor li ha recentemente definiti “Empire Builders”, costruttori dell’Impero, con evidente riferimento alle loro esortazioni sulla “leadership americana ” , che sarebbe “buona per l’America e buona per il mondo”.

Punto centrale del pensiero neocon, già da molto prima dell’11 settembre 2001, la presunta impellente necessità di un attacco militare americano all’Iraq di Saddam Hussein. Consiglio ascoltato puntualmente dall’amministrazione Bush, con gli esiti che tutti conosciamo.

Nessun dubbio dunque sulla capacità di penetrazione delle idee dei neoconservatori all’interno della vita politica americana.

E negli stati alleati? Esiste una diffusione del pensiero neoconservatore nella cultura e nella società dei principali alleati di Washington?

Alla corte del “Padrino”

Irving Kristol, l’anziano “Padrino” del neoconservatorismo americano ha dichiarato che “Non c’è nulla di simile al neoconservatorismo in Europa”. Abbiamo due possibilità: Kristol si sbagliava oppure l’Italia , nei pensieri del capostipite dei neocons, non fa parte dell’Europa.

L’italianissima rivista “Liberal”, pubblicata dall’omonima fondazione, è un soprendente esempio di sincronismo rispetto alle ben piu’ note pubblicazioni americane di area neocon. Con qualche sorpresa aggiuntiva.

Per cominciare, il direttore, Ferdinando Adornato, è il prototipo perfetto del neocon in salsa italiana: ex comunista, ex giornalista de l’Unità, approda quasi all’improvviso, con un tripo salto mortale da manuale, alla corte di Berlusconi . Eletto parlamentare nelle liste di Forza Italia, dichiara che sì, aveva proprio ragione il compagno D’Alema quando gli scrisse un biglietto che recitava “Caro Ferdinando, oltre la sinistra, c’e’ solo la destra”.

E mentre in patria le accuse di “voltagabbana” si sprecano, è negli USA che, probabilmente, il nostro ha trovato la sua vera via maestra: i neoconservatori americani, infatti, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non provengono quasi mai dall’aera politica conservatrice e repubblicana. Lo stesso Kristol nasce come uomo della sinistra “liberal” , per poi andare oltre. A destra, naturalmente.

Un megafono neocon tutto italiano

Ma continuiamo ad occuparci della fondazione presieduta da Adornato, facendo una capatina nel sito web www.liberalfondazione.it

Sotto il logo “Fondazione Liberal” , il sottotitolo è categorico: “L’incontro liberale tra laici e cattolici”. (Non sia mai che capiti un islamico? ).

Sulla sinistra della home page, la copertina dell’ultimo numero della rivista. “La terza guerra mondiale – come combatterla.” – recita il titolone a tutta pagina.

Il sito contiene una selezione di articoli , consultabili liberamente. Oltre all’editoriale di Adornato, ecco un corposo contributo di William Kristol, direttore del noto think-tank neoconservatore “Project for a New American Cenrury” ( PNAC) , nonché figlio naturale di Irving Kristol.

Continuando a scorrere la pagina, ecco che ritroviamo anche Michael Novak, editor del National Review http://www.nationalreview.com/, impegnato in una dotta disquisizione sulla “guerra giusta” , partendo da Sant’Agostino fino all’Iraq.

Non manca un articolo dal titolo “Il diabolico teorema di Yasser Arafat”, firmato dal professor Barry Rubin , direttore del GLORIA http://gloria.idc.ac.il e prolifico autore di libri. Dichiaratamente neocon anche lui, naturalmente.

E la rivista bimestrale cartacea certamente non è da meno: anche qui ritroviamo tradotti Kristol e Novak, e non manca un contributo del giovane ma influentissimo Robert Kagan.

Ad accompagnare il gotha della galassia neocon americana in questo contenitore bimestrale nostrano ecco una selezione di articoli dai titoli più che eloquenti. Si va da “L’Europa bugiarda e complice” a “Spagna, non scappare”, fino ad arrivare a “Europei ora lasciate fare a noi”.

I libri di “Liberal”

Tra i libri editi in Italia da “Liberal Edizioni” fa bella mostra di sé il testo sacro “La guerra all’Iraq - La fine di Saddam e il nuovo pensiero americano” , quasi una bibbia Neocon firmata da Lawrence F. Kaplan e da William Kristol in persona. Non mancano però opere più incentrate sulla vita politica italiana, quali “Il paradosso Socialista” il cui sottotolo “ Da Turati, a Craxi a Berlusconi ” sembra un vero concentrato della parabola – davvero molto neocon-style – di alcuni politici, giornalisti e uomini di cultura italiani.

Mario Andrea Rigoni, con il suo “Elogio dell’America” chiude in bellezza la piccola ma agguerrita ( è il caso di dirlo) libreria di “Liberal”.

Le sorprese del “Chi siamo”

Come nella migliore tradizione dei think-tank neoconservatori americani, anche la Fondazione Liberal non fa mistero dei nomi e cognomi dei collaboratori e dei sottoscrittori. Cosi’ come basta fare un salto alla pagina “Statement of Principles” del PNAC per trovare le firme di personaggi del calibro di Donald Rumsfeld e Paul Wolfowitz, anche nella sezione “Chi siamo” di liberalfondazione.it si trovano personaggi di assoluto livello.

La pagina “Chi Siamo” si apre con una auto-definizione dell’attività della fondazione che cade in un lapsus quasi freudiano, definendosi erroneamente un “think-thank” [ Thank – grazie - anziché , come sarebbe corretto dire, Tank - serbatoio]. Ma a ben guardare, qualcuno da ringraziare forse c’e’ davvero.

Nel primo “comitato di indirizzo” della fondazione , che nasce nel lontano 1995, si trovavano personaggi di primo piano della vita politica e imprenditoriale italiana. Tra gli imprenditori spiccano Diego Della Valle, Vittorio Merloni, Cesare Romiti e Marco Tronchetti Provera.

Tra i politici troviamo Carlo Azeglio Ciampi, accompagnato da Mino Martinazzoli, Antonio Baldassarre e da Ferdinando Adornato stesso. E sorprende un po’ la presenza di Franco Debenedetti, attualmente senatore eletto con i Democratici di Sinistra.

Infine non mancano i giornalisti, ben rappresentati da Ernesto Galli della Loggia che si occupo’ attivamente della rivista fino al 1998.

La fondazione nasce dunque notevolmente blasonata, tuttavia quanti di questi altisonanti nomi siano tutt’ora partecipi dellì’attività del think-tank non è dato saperlo. Certo è che, visti i padrini che l’hanno tenuta a battesimo, viene quasi da pensare che la definizione di “Think-thank” non sia solo un banale errore ortografico.

Proseguendo la visita, scopriamo che la fondazione dispone anche di un “comitato scientifico”, che “funge da Consiglio d'indirizzo” della rivista bimestrale. La maggior parte dei nomi non ha bisogno di presentazioni.

Tra i politici segnalati come membri del comitato ecco Domenico Fisichella, Franco Frattini, Marcello Pera, Giulio Tremonti, Antonio Martino, Antonio Marzano, Giuliano Urbani. E non mancano penne molto note del giornalismo italiano, quali Oscar Giannino, Paolo Guzzanti, Giovanni Minoli, Marcello Veneziani e Angelo Panebianco. Anche qui non manca la connessione transatlantica che si personifica nella figura di Michael Novak.

Tra i membri del comitato scientifico, anche il discusso storico tedesco Ernst Nolte, spesso accusato di revisionismo. Qualcuno potrà ricordare proprio Ferdinando Adornato, quando dichiarò in Commissione Cultura alla Camera che “dopo un secolo come il Ventesimo, il revisionismo è un obbligo, se vogliamo uscire dalla politica ideologica”.

Curioso è pero’ rilevare come lo stesso Nolte, in una recente intervista abbia dichiarato:

“Oggi, quando leggo Robert Kagan, l'ideologo di Bush, trovo delle sorprendenti assonanze con quanto scriveva Heinrich Treitschke, il teorico del Reich all'epoca di Bismarck che esaltava il potere e la guerra. È la teoria secondo cui chi è forte e potente ha anche il diritto d'imporre il proprio sistema di civiltà.

L'idea bismarckiana è tornata di moda in America: l'obiettivo finale è una pace perpetua che si raggiunge mediante una guerra che rischia a sua volta di diventare perpetua. E mi chiedo: alla fine avremo davvero sconfitto tutte le dittature o ce ne sarà una sola in tutto il mondo?”

Una domanda sorge spontanea: Adornato l’ha letto? Lo strano caso dell’ “Uomo Selvatico”

Tra i tanti articolisti della rivista “Liberal” troviamo Claudio Risè, psicoanalista, docente di polemologia all'Università di Trieste e anche lui membro del comitato scientifico della fondazione.

Basta sfogliare l’opera di Risè per capire che si tratta di un personaggio tutt’altro che “politically correct”. La sua retorica ci appare chiara dalle colonne di “Liberal”: “Il nemico non ce lo si sceglie da soli, - scrive Risè - è determinato dalla nostra carta d’identità e designato da chi governa. E finisce così con l’essere un elemento, non secondario, dell’identità sociale del soggetto.”

Insomma, chi è il nemico lo decide il Capo, e non è il caso di contraddirlo. Anche perché il capo di solito è maschio, virile e anche un po’ “selvatico”. Ed ecco quindi che, segnalato nella pagina dei Links consigliati da “Liberal” , ci imbattiamo nel sito “Maschiselvatici”. Come recita la descrizione, si tratta del sito web di un singolare “movimento che si ispira alla ricerca sull'identità maschile e sul mondo selvatico (Wildnis)”

Una ricerca condotta giustappunto da Claudio Risé, che ne ha tratto anche un libro, pubblicato di recente.

L’introduzione spiega che si tratta di un “Movimento impegnato nella ricerca del maschile profondo, con la sua cultura antropologica ed i suoi riferimenti simbolici”. Non manca una esauriente “Galleria di falli” http://www.maschiselvatici.it/galleriafalli/galleriafalli.htm che mostra questi “riferimenti simbolici” nella loro forma piu’ pura, ovverossia il pene maschile eretto.

Insomma, niente di male, ci mancherebbe, e il piglio goliardico riesce quasi ad essere divertente. Sempre a patto di non ritrovare un giorno il Risè al Ministero per le Pari Opportunità.

Conclusioni

A giudicare dal lavoro di divulgazione svolto dalla “Fondazione Liberal” , appare chiaro che l’asse Roma-Washington è qualcosa di più di un fatto contingente legato alle pressioni americane riguardo alla partecipazione alla guerra in Iraq.

Il lavorìo costante da parte degli ambienti culturali della destra italiana potrebbe ottenere l’effetto di salvaguardare e rinsaldare un’alleanza di ferro tra l’Italia e gli USA dell’era Neocon, sempre più soli e a corto di “volenterosi” alleati.

E' un’alleanza che trema ogni giorno sotto i colpi dei vari scandali irakeni e degli umori delle rispettive opinioni pubbliche; ma è anche un’alleanza che si sta allenando per sopravvivere a tutto. Forse anche alla caduta dell’amico Berlusconi.







questo articolo è tratto da un elenco di documenti riguardanti i "neoconservatori" o "neocon" americani presenti sul sito di Fisica/Mente. Non rispecchia quindi necessariamente l'opinione del curatore del sito Kelebek. Fare clic qui per la pagina principale di questa parte del sito, dedicata ai neoconservatori.




e-mail

Home | Il curatore del sito | Oriente, occidente, scontro di civiltà | Le "sette" e i think tank della destra in Italia | La cacciata dei Rom o "zingari" dal Kosovo | Antologia sui neoconservatori | Testi di Costanzo Preve | Motore di ricerca | Kelebek il blog