Il CESNUR
e la "sociologia"
di Miguel Martinez Nelle sue repliche alla prima versione di questo testo, Massimo Introvigne mi disse che ero "libero di pensare ciò che volevo" delle sue credenziali. Non credo che le credenziali siano qualcosa di cui si sia liberi di pensare ciò che si vuole. O esistono o non esistono. Non voglio entrare qui nella questione giuridica della definizione di un "sociologo", argomento peraltro controverso. Non nego affatto che Introvigne possa aver convinto, come egli sostiene, "associazioni accademiche, università e tribunali" del contrario (nel maggio del 1998, mezza Italia ha potuto sentirlo definirsi esplicitamente un "sociologo" al Maurizio Costanzo Show); ma ritengo che un buon sociologo sia una persona che scrive sui processi che fanno funzionare una società; e un cattivo sociologo ha almeno una laurea in sociologia. Ho letto la maggior parte degli scritti di Introvigne sui "nuovi movimenti religiosi" (confesso di non aver letto alcuna delle sue molte pubblicazioni sul merchandising e sul diritto internazionale dei brevetti). Li trovo in genere fonti piuttosto affidabili e ben scritti per ciò che potremmo chiamare "storia della teologia". Non trovo molto che si possa definire sociologia. Esiste un buon esempio per dimostrare ciò. Le sètte cristiane è un libro piccolo, scritto per il pubblico generale, e quindi dovrebbe contenere il nocciolo di ciò che Introvigne desidera comunicare ai suoi lettori. Prendiamo la parte che parla dei Testimoni di Geova, e che dovrebbe dare al lettore medio una quadro generale dell'organizzazione. La parte sui Testimoni di Geova si divide in tre ordinati capitoli di dieci pagine ciascuno, quindi si presta all'analisi statistica degli argomenti trattati. Un sociologo che studiasse il movimento parlerebbe certamente della sua storia e delle sue idee; ma si occuperebbe soprattutto della maniera in cui vivono diversi milioni di Testimoni. Su come fluiscono il potere, il denaro e l'autorità dentro l'organizzazione. Sugli effetti di un distacco ideologico totale rispetto al resto della società. Sulle classi sociali attirate da questo messaggio. Su cosa voglia dire per centinaia di migliaia di giovani uomini vivere in un'organizzazione che dice che si deve andare in carcere pur di non fare il servizio militare nei paesi in cui è obbligatorio. Sul cambiamento linguistico in un'organizzazione in cui ogni termine viene deciso in precedenza da un piccolo gruppo di individui di cui il membro medio sa poco. Sull'effetto che ha l'attesa di un imminente Armageddon sulle carriere, i matrimoni e l'allevamento dei bambini. Sul ritmo di vita quotidiana in un'organizzazione che è incentrata su incontri e sulla predicazione porta a porta. Sulle implicazioni psicologiche di scelte di vita o di morte relative alla trasfusione del sangue. Sulla vita in un quadro temporale che non conosce né Natale né i compleanni. Sull'identità di persone che si sentono più vicini ad altri Testimoni a Hong Kong o in Ruanda che ai propri compagni di lavoro o di scuola. Sugli aspetti positivi della vita in un ambiente in cui il fumo viene vietato e l'alcol scoraggiato. Mentre in altri gruppi le informazioni specifiche possono mancare, esiste un'enorme quantità di documentazione su tutto ciò. Ma cosa fa effettivamente il "sociologo" Introvigne nel suo libro? Un capitolo, cioè un terzo del testo relativo, è dedicato a un'analisi rigorosa della genealogia delle dottrine della dirigenza dei Testimoni. Un altro terzo è dedicato ai cambiamenti nelle dottrine dei Testimoni tra il 1914 e oggi. L'ultimo terzo si chiama proprio "Le dottrine dei Testimoni di Geova". Tre terzi fa il cento percento dedicato alla teologia. L'ultimo capitolo comprende però alcune righe (circa l'1% o il 2% di tutto il testo) che elencano certe leggi dei Testimoni, senza però alcuna menzione del loro impatto su chi obbedisce ad esse. Il sottotitolo è "la morale" e segue altri sottotitoli come "il destino dell'uomo" e "Gesù Cristo". È un esempio tipico del metodo di Introvigne. Questa non-sociologia ha un effetto sociale: se i Testimoni di Geova sono soltanto una "teologia", allora soltanto i teologi saranno autorizzati a discutere del movimento. Si tratta di una forma di esproprio verso tutti gli altri esseri umani coinvolti, che si trovino dentro o fuori l'organizzazione. Questo atteggiamento rispecchia il sistema di credenze della TFP, che esclude la possibilità che i contadini brasiliani possano avere qualcosa da dire: esiste unicamente un conflitto tra la Madonna e Satana in cielo e tra san Tommaso e Marx sulla terra. Il cardinale Bernardino Echeverría
Ruiz, scrivendo - ovviamente - su Cristianità ("Un'opera
che ci invita a riflettere seriamente", gennaio 1996, p. 17) riassume così
la teologia di Plinio Corrêa de Oliveira:
Il lettore medio probabilmente ci metterà un attimo per rendersi conto che il Cardinale sta esprimendo approvazione per il pensiero di Plinio, come la sta esprimendo la rivista dell'organizzazione in cui Introvigne è fiero di "militare". Riassumendo, ritengo che il massimo che
si possa dire è che Introvigne è probabilmente un bravissimo
e indaffaratissimo procuratore legale nel settore dei brevetti, che coltiva
un hobby privato di storia della teologia, un interesse che si sposa casualmente
con la guerra che la sua organizzazione conduce contro il "movimento anti-sètte".
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