La teologia del Sangue e dei Soldi
 



Chi coltiva interessi storici e antropologici troverà inquietante questo articolo di Don Gianni Baget Bozzo, il noto prete genovese che esponeva la bandiera statunitense a fianco dell'altare mentre diceva la messa, e ne tiene un'altra in bella mostra nel salotto di casa.

Don Gianni Baget Bozzo, ricordiamolo sempre, dirige Ragionpolitica, la struttura ufficiale di formazione di Forza Italia, cioè il partito che ci governa attualmente. Chiaramente, la maggioranza dei dirigenti di Forza Italia se ne fanno un baffo della "formazione", ma è proprio per questo che quando si tratta di prendere le grandi decisioni - e non solo decidere spartizioni di incarichi - si rivolgono a strutture come Ragionpolitica o Alleanza Cattolica. Nel piccolo e provinciale, come ci si rivolge ai think tank o laboratori del dominio negli Stati Uniti.

Gianni Baget Bozzo, a torto qualificato come conservatore, ha inventato una teologia davvero nuova, che combina il culto di Mammona con quello del vendicativo dio delle stragi. In una parola, per chi è credente, il vero culto di Satana (non quello trasgressivo e in fondo simpatico degli autoproclamati satanisti italiani).   

Ancorandosi nei vecchi massacri di Poitiers, Vienna e Lepanto, egli vede nella storia universale un conflitto insanabile tra il Bene, rappresentato dalla globalizzazione delle merci e dalla tecnologia che addirittura ripeterebbe l'incarnazione di Gesù, e il Male assoluto, l'Islam; e si augura che da tutti i cadaveri (altrui) che la guerra disseminerà possa nascere la sua nuova religione, per la quale si impossessa dell'antico nome di "cristianesimo".   

Noi chiamiamo Baget Bozzo un satanista; comunque Don Ennio Innocenti, che non si può accusare di essere un terrorista islamonazicomunista, dice più o meno la stessa cosa, anche se con molta più diplomazia e preparazione teologica. Si veda inoltre la più ampia analisi, da un punto di vista cattolico, di Luigi Copertino sulla deriva neoconservatrice della destra cattolica.

L'articolo di Don Gianni Baget Bozzo, intitolato "Il gioco della storia", ci è stato girato purtroppo senza indicazione di data. È tratto da La Padania, verso il 10 ottobre del 2001.   




Caro direttore, debbo alla tua cultura storica la notizia che l'11 settembre ricorre l'anniversario della battaglia di Vienna (1683) che segnò la fine della grande marcia turca alla conquista dell'Europa, contro cui resistette vigorosamente l'impero degli Asburgo. E che il 7 ottobre è a un tempo l'anniversario di Lepanto (1571) e di Poitiers. (732) Come tu mi hai fatto notare l'11 settembre è la data delle Twin Towers, il 7 ottobre quello dell'attacco all'Afghanistan. Non possiamo trovare in ciò che delle piccole coincidenze secondo la ragione astratta: ma nulla è semplicemente casuale nella realtà concreta. Nemmeno il gioco del caso è casuale, vi sono delle regole di libertà nella storia che solo l'esprit de finesse o l'esprit de foi, che sono la medesima cosa, permettono di comprendere.   


gianni baget bozzo

Don Baget Bozzo



Sono lieto che sia venuta al direttore della Padania l'idea di riscontrare questi piccoli discreti segnali della Provvidenza. Infine la guerra dell'Islam contro la Cristianità nella forma di Occidente è ricominciata. E perché è cominciata quando la Cristianità sembra una memoria perduta e l'occidente una parola dimenticata, tutte e due abbondantemente affossate dal cosmopolitismo e dal nichilismo?   

In realtà nichilismo e cosmopolitismo sono malattie degli intellettuali, in realtà il mondo occidentale attraverso la sua tecnologia comincia a crescere. E da cristiani crediamo che la crescita dell'uomo nel mondo sia un segno escatologico, un avvicinarsi del Regno di Dio. Man mano che il giorno del Signore si avvicina l'uomo cresce sulla terra. Mentre i neopagani vedono nella tecnologia la fine dell'uomo noi cristiani vi vediamo l'esaltazione della persona umana; Girolamo Savonarola scrive ne Il Trionfo della Croce che dopo l'avvento di Cristo l'uomo cominciò a crescere anzi: La persona umana cominciò a crescere. Io credo che l'Islam, che abbassa l uomo e la donna a semplici fantasmi esistenti, non conosce l'innalzamento della natura umana alla vita divina in Cristo e tema la mondializzazione perché essa esalta le capacità creative dell'uomo. Noi non pensiamo che questo avvenga mediante un progresso tecnologico puro: il progresso tecnologico è solo un segno della crescita della coscienza umana, una realizzazione nuova delle infinite possibilità dell'uomo. L'Islam ha paura dell'Occidente perché sente in esso una forza creativa che non ha posto nella sua religione della soggezione totale. Del resto, l'Islam ha sempre odiato nel Cristianesimo la Divinità di Cristo, cioè la massima esaltazione dell'uomo.   

L'Islam è la fabbrica di milioni di martiri cristiani e di cristiani apostati forzati, la sua essenza è la lotta contro il cristianesimo. Oggi l'Occidente penetra con la sua neutralità tecnica alle sorgenti del sentimento creativo dell uomo: coloro che fuggono in occidente fuggono dall'Islam. E tutto ciò che di vitale cresce oggi nei Paesi islamici, infine gravita verso l'Occidente. Si apre un conflitto destinato a durare, ma che forse farà ritrovare all'Occidente le sue radici cristiane. E il segreto del suo successo storico è che l'Occidente è nato dalla fede nell'incarnazione di Dio.   


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