UMBERTO BOSSI
UNA PICCOLA MOSCHEA E UNA MESSA PER FOLLETTI CELTICI




Si veda anche un articolo su questo sito su Mario Borghezio.

"Mi viene una domanda così… i musulmani come fanno con quattro mogli?" mi chiese Umberto Bossi sorridendo.

Ero andato ad ascoltare un comizio del Segretario della Lega a Bologna, aggregandomi ai leghisti imolesi. Francesco, agricoltore ed ex-militante del PCI, energico come il Peppone di Guareschi; Angela, simpatica e grintosa; ed Emilio, un contadino veneto in pensione che mi ha sussurrato complice, "io di politica non ci capisco niente."

Francesco mi presenta come un messicano simpatizzante della Lega. "No, scusate… simpatizzo solo per l'Impero ottomano." Attimo di silenzio, poi una risata: "Ah, stai scherzando!" Sorrido.

Il leghismo nasconde la risposta a un importante quesito: fin dove è possibile controllare grandi gruppi umani?

In ogni società, esiste un linguaggio dominante, talmente penetrante e onnicomprensivo da sembrare l'unico possibile; eppure sotto le oscure ceneri dell'uniformità sociale, covano sempre possibilità di rivolta.

In Italia esiste un unico linguaggio ufficiale che accomuna la totalità delle istituzioni che creano ideologia: partiti, scuola, media, clero… certo, vivendo qui, riusciamo a cogliere le sottili sfumature che distinguono le parole dei diversi partiti; ma state pur certi che per chi viene da fuori sembrano la stessa cosa. È un linguaggio sottile, difficilissimo da apprendere, e che quindi garantisce il monopolio del potere ai suoi detentori.

La Lega invece parla da subito in modo completamente diverso. E la cosa straordinaria è che viene capita. Perché si tratta semplicemente della lingua segreta di milioni di persone. È bastata la scintilla di Bossi perché queste persone cominciassero a dire apertamente ciò che prima nascondevano dentro di sé. Ecco perché la propaganda della Lega può essere insieme violenta ed elementare: non deve convincere nessuno, ma solo esprimere in modo sintetico e liberatorio ciò che tanti già sentono.

L'avvento del linguaggio leghista espropria i potenti, e non è un caso che la crescita della Lega è coincisa con la caduta della cosiddetta Prima Repubblica. I potenti cercano di appropriarsi allora di un nuovo linguaggio, ancora più vuoto di quello precedente, ma più adatto ai tempi mediatici - il sorriso, la battuta sciocca, l'immagine pura e semplice. Ma la rivoluzione linguistica della Lega è diversa, perché non si tratta semplicemente dell'introduzione dell'emozione in politica.

Infatti, Bossi è per me una sorpresa. Per quasi due ore, parla a braccio. Con voce in genere pacata, cerca di far ragionare il pubblico sulle grandi trasformazioni della nostra epoca. Il quadro che disegna è affascinante: gli intrighi tedeschi, le sottili alleanze antieuropee tra Francia e USA, la storia dei bombardamenti aerei, l'Albania come grande base USA per spezzare l'Europa, gli errori di Gorbaciov, il rapporto tra economia, politica e religione… e altro e altro ancora. Sembra che ti vengano svelati i meccanismi segreti del mondo.

Mi guardo attorno. Il livello culturale dei presenti è analogo a quello dei Testimoni di Geova. In entrambi i movimenti, gli esclusi dai circuiti del potere e del sapere ufficiali diventano i detentori di un altro potere e di un altro sapere. "Possono avere tutte le lauree di questo mondo, ma sono degli emeriti cretini", mi dice un leghista parlando di alcuni dirigenti di Alleanza Nazionale.

Nella comunità alternativa dei leghisti, l'emarginazione diventa un punto di forza: come nelle adunanze geoviste, tutti si sono vestiti impeccabilmente per festeggiare il rito collettivo.

I media falsano completamente questo meccanismo. I pochi attimi in cui Bossi alza la voce, le inevitabili gaffe in lunghissimi discorsi improvvisati, permettono di creare la figura del pazzo pericoloso. Ma anche quando è Bossi stesso ad apparire in televisione, egli perde il suo carisma, che funziona esclusivamente nel contatto diretto, con tempi molto lenti.
 
 

padania
 
 

Mi raccontano della prima visita di Bossi a Bologna, in un pub, dove solo un ubriaco lo riconosce ma viene cacciato dai leghisti. Bossi rimprovera i suoi, dicendo che non lo devono mai allontanare dal "popolo."

Dopo il comizio, Bossi firma autografi per un'ora, chiacchierando con ognuno; e alla cena che segue, parla per altre ore con decine di persone. Emilio riesce a farsi fare ben tre autografi. Da ogni discorso tra Bossi e i suoi nasce un legame forte, un senso di ammirazione illimitata per questa persona così disponibile e così diversa da tutti i politici. Se Bossi potesse parlare direttamente a tutti, a quest'ora la Padania già sarebbe uno Stato.

Alla cena, Emilio si illumina. Per tutta la serata, i suoi occhi avevano espresso l'istinto primordiale dei veneti: la paura che qualcuno rubi loro il pranzo sotto il naso senza che se ne accorgano nemmeno. Adesso si rilassa, anzi estende la sua protezione su di me, ricordandomi di mangiare e non solo parlare. Mentre l'omone grosso seduto di fronte a me parla di immigrazione, chiaramente il punto più sensibile per tutta la Lega.

Le puttane sotto casa, i tagliagole tunisini, le mani leste degli zingari, la rabbia e l'odio che crescono. "Quattro milioni di questi qui", mi assicura, "il 90% sono delinquenti." Cerco di obiettare a entrambe le cifre, ma ciò risveglia solo ulteriori passioni e battute sul fatto che ci vuole il lanciafiamme. Mi diverte come la gente si dimentica subito che anch'io sono un immigrato extracomunitario… comunque, dietro la maschera della political correctness, i detentori del terrore militare hanno commesso delitti mostruosi nel corso degli ultimi anni. Invece questi estremisti arrabbiati hanno tutt'al più scambiato un pugno alla pari con qualche robusto transessuale brasiliano… tra persone reali è sempre possibile comunicare.

Maria mi racconta della sua birreria, dove i tunisini ubriachi picchiano i pacifici senegalesi. Buttato fuori, un tunisino violento e alticcio è arrivato anche a denunciare la proprietaria per discriminazione. Cerco di far capire che ubriacarsi e picchiare altri musulmani non è esattamente un comportamento islamico. Ma poi c'è un'altra cosa. Non voglio fare il discorso umanitario secondo cui i poveri ruberebbero solo per fame. È vero, ma non è tutto. È un fatto che la percentuale di delinquenti tra gli immigrati è più alta della percentuale dei delinquenti tra gli indigeni. Se per delinquente intendiamo uno che si fa prendere mentre ruba o spaccia. Salire lungo la scala sociale è anche questo: trovare l'algerino che venda la droga (e rischi la galera) per te, o trovare come farsi regalare un appalto piuttosto che fare le rapine. È l'uomo - terrone, polentone, crucco o negro - che è anche ladro.

Parlo della piccola moschea di Imola, un ex-negozio affittato da alcuni operai nordafricani al prezzo non indifferente di un milione al mese. Un riferimento anche per chi non vuole finire nella delinquenza o per chi ne vuole uscire. E che non riceve alcun aiuto, né dal Comune né da nessun altro. Lo stesso Comune di sinistra che finanzia celebrazioni cattoliche tutto l'anno, processioni in onore della Madonna e che ha ricevuto enormi stanziamenti per il Giubileo, occasione di Chiesa se mai ce ne fosse una…

Quindi, dico ai leghisti - volete cacciare via i delinquenti, va bene. Allora, date una mano alla moschea. Non lo fa nessuno, un po' perché i musulmani non si sanno organizzare, un po' perché il Comune parte da altri modelli di integrazione, un po' perché i preti non vogliono (e un po' perché alla moschea di Imola non ci sono i pescicane che ci sono in certe altre moschee… ma lasciamo perdere). Quindi, via libera, fate una bella campagna contro la delinquenza sostenendo la moschea ed esigendo che il comune contribuisca. Angela trova interessante l'idea, ma Francesco reagisce male.

Mi dice che lui è cristiano. Se i musulmani vogliono farsi una moschea, se la facciano a casa loro, "e poi voglio vedere, se io apro una chiesa in Tunisia, che mi fanno." Sono ragionamenti diffusi, comprensibili ma anche errati. La Tunisia è in un certo senso un paese islamico. L'Italia non è un paese cristiano. È un'entità pluralista e capitalista. Un luogo in cui forze economiche, ideologiche, umane vengono lanciate in concorrenza continua le une contro le altre… e vinca il migliore. In realtà si tratta spesso di un concorso truccato, ma l'idea di fondo è quella.

Questo è il modello che ha fatto ricca, popolosa, inquinata, criminogena e bruttissima la Padania. E implica la neutralità dello Stato tra diverse proposte di ogni sorta. La società islamica ha altri presupposti, come altri presupposti ha anche la Città del Vaticano, dove nessuno credo sognerebbe di costruire una moschea.

A questo punto, Francesco inizia a parlarmi delle atrocità dei turchi nel Cinquecento. Un riferimento rivelatore, perché si tratta di storie che si conoscono soltanto tramite una serie di pubblicazioni cattoliche poco note ma molto diffuse. Il discorso è fantasticamente irrilevante. Gli immigrati in Italia non sono turchi, né tantomeno i turchi dell'epoca di Maometto II, che ormai sono tutti morti. I turchi sono stati crudeli in un'epoca crudelissima: si pensi al sacco della cattolica Roma da parte dei mercenari del cattolico re di Spagna, o alle macchine per torturare e mutilare, tra le più raffinate creazioni della tecnologia occidentale. Andando un po' più a est, il buon re rumeno Vlad, il prototipo forse di Dracula, impalava turchi a migliaia e migliaia sulle sponde del Danubio.
 
 

dracula vampiri vlad
Il buon re cristiano...
 

Sì, mi dice Francesco, ma c'è un progetto islamico per dominare il mondo e "chi dice che l'immigrazione non sia stata decisa da qualcuno." La prima affermazione non è del tutto falsa. Ogni essere umano nasce musulmano, si dice, e quindi il buon credente si auspica che dalla Nuova Zelanda a Varese ognuno lo riscopra in sé. Il concetto di espansione infinita è insito anche nel cristianesimo e risale al concetto biblico dell'era messianica, in cui la pace deve diventare universale. Ma tutto questo che rapporto ha con l'attualità?

Per l'islam, l'emigrazione presenta un bilancio tragicamente negativo. Milioni e milioni di giovani perdono il contatto con la vita islamica, si dedicano ad attività vietate di ogni sorta, sono soggetti a leggi e tempi non islamici. Anche quando ritornano a casa, portano con sé i germi dell'occidentalizzazione e quindi della disintegrazione culturale. Mentre la maggioranza si perde per sempre, in terra straniera: in Francia, appena il 5% dei musulmani si reca alla moschea il venerdì.

Per questo tutti gli sforzi dei buoni musulmani sono rivolti, non a islamizzare alcunché in Occidente, ma semplicemente a rallentare il collasso. Molto più che a convertire il proprio vicino di casa, il padre musulmano pensa a come evitare che la propria figlia vada in discoteca.

Il concetto poi del "grande disegno" islamico parte da una visione cattolica della religione: così come esiste il Vaticano, deve pur esistere una sorta di "centrale" islamica. Ma l'islam è qualcosa di totalmente diverso. E' un uomo solo di fronte a un Dio solo; o è la microcomunità unita, gomito a gomito, senza gerarchia, che nella pratica fluisce e rifluisce, muore e si rigenera. E poi chi lo dice che non c'è un complotto dietro l'invasione della penisola araba da parte di milioni e milioni di lavoratori cristiani e indù provenienti dalle Filippine e dall'India? Nella terra di Muhammad, i credenti a Gesù e Ganesha rischiano presto di diventare maggioranza….

Francesco salta allora al "terrorismo", alla grande fantasia hollywoodiana sull'islam. Anche qui si tratta di essere realisti: non credo che si sia mai verificato un solo episodio di "terrorismo islamico" sul suolo italiano, e ben pochi in qualunque paese occidentale. Lotte cruente di ogni sorta si sono svolte e si svolgono in Medio Oriente; una ventina di anni fa, alcuni elementi palestinesi, di sinistra e spesso cristiani, hanno anche compiuto azioni armate in Europa. I libici e forse anche gli iraniani hanno ucciso oppositori interni in Europa per motivi politici, in Francia c'è stato qualche riflesso indiretto della guerra civile algerina… ma cosa c'entra l'islam?

"Sai che se vuoi dire qualcosa a Bossi, glielo puoi dire?" mi dice imprudentemente Angela. "Bene, allora presentiamogli questa questione del rapporto con le moschee." "Ma no, dai…" Comunque ci provo. Il capo della Padania sta in piedi ed effettivamente tutti parlano con lui. Uno gli racconta quanto è buono il liquore che ha fatto in casa e cerca di regalarglielo. Ma soprattutto è in corso uno scambio veloce di battute tra Bossi e la sua enorme guardia del corpo. Bossi sta spiegando a tutti che il bestione sembra grande e grosso, ma in realtà con le donne non ci riesce… e quello risponde dicendo che lui avrà tutti i difetti del mondo, ma quello no. Allora Bossi gli spiega che un vero uomo è tale quando ha avuto almeno cinquecento donne… poi inizia a spettegolare sui deputati leghisti che sono andati a Roma e hanno iniziato a tradire le loro consorti.

Io mi inserisco velocemente, con la faccenda della moschea. Bossi tira dentro il mento, sorride, si gira il mozzicone di sigaro in mano… "certo i musulmani hanno diritto alle loro aggregazioni", risponde vagamente, poi mi dice la battuta che ho messo all'inizio del testo e saluta tutti. In fondo sono quasi le quattro di mattina.

Negli ultimi anni, l'antiislamismo in Italia, anche se non ha ancora raggiunto le terrificanti proporzioni che ha in Francia, è molto cresciuto. All'islam bisogna contrapporre qualcosa. Il qualcosa leghista è stato, finora, la fantasia celtica: con 35.000 lire potete acquistare Entità fatate della Padania: ovvero trattato dei Draghi, Fate, Folletti e di altre strane creature che possono apparire in questa terra, dei loro usi e costumi e di alcune loro gesta ed imprese (edizioni della Terra di Mezzo, via Vigevano 14 - 20144 Milano). Dei Celti mi ha parlato in termini entusiasti anche Francesco, l'ex-militante della FGCI.

Ma diciamocela, la Padania è la Padania anche perché le fate sono scomparse tutte, prima arse sul rogo dai preti e poi messe nelle camere a gas da tutti i bravi imprenditori che hanno fatto vivere l'economia e morire il Po. E poi i draghi e i folletti dei Celti si possono contrapporre a Roma ladrona; ma contro l'islam funzionano meglio proprio coloro che hanno cacciato l'ultimo pagano da queste terre, i cattolici. Meravigliosa intercambiabilità dell'immaginario… così il leghista si fa sia indoeuropeo, sia cattolico e per giunta integralista.

Per mille canali sotterranei, sconosciuti ai media, l'integralismo cattolico continua a diffondersi in maniera invisibile nella nostra società, cogliendo di tanto in tanto occasioni come la beatificazione di Padre Pio, per scomparire in uno svolazzo di sorrisi ecumenici e riapparire altrove sotto altre forme.

I movimenti integralisti ormai plasmano buona parte della visione del mondo dei movimenti che possiamo definire "neofascisti," dove un intero e vivace movimento politico - Forza Nuova - è nato proprio attorno al binomio, antiislamismo e cattolicesimo integralista. Può sembrare strano che la diffusione del cristianesimo coincida con un enorme aumento dell'intolleranza e del razzismo. Ma ciò non è casuale: i precedenti riferimenti neopagani, per quanto discutibili, almeno concedevano spazio alla diversità, il cattolicesimo non può ammettere in ultima istanza altra via di salvezza che se stessa e il suo mito storico è intimamente connesso con la lotta contro l'islam.

Ma la rinascita dell'integralismo cattolico passa anche in altri ambienti. In maniera molto più astuta, Alleanza Cattolica si muove all'interno del Polo - ricordiamo che per un anno intero, Cristianità, l'organo ufficiale di questa organizzazione, celebrò il centenario delle crociate con copertine dedicate a scene di stragi di musulmani.
 
 

crociato crociate
 
 

La Lega ha fatto della lotta contro l'immigrazione il perno delle proprie attività, cosa che le ha conquistato non pochi consensi. E gli integralisti cattolici sono arrivati di corsa. L'episodio più noto è stato la "messa antiislamica" di Torino, celebrata tra applausi da un certo don Michele, sacerdote lefevriano, nel mercato di Porta Palazzo davanti a cinquecento residenti locali esasperati dalla delinquenza. Affascinante come sempre il sovrapporsi degli immaginari: tra gli sponsor della manifestazione cattoleghista, anche la "Alleanza Nazionale Monarchica", erede dei Savoia anticlericali e creatori dell'Italia unita.

Viviamo in tempi straordinari. Sentiamo tutti che stiamo per precipitare in un mondo che non capiamo e che nessuno di noi ha voluto. Forze immense si battono per dominarlo, ma nemmeno loro sanno verso dove sta andando il pianeta alla deriva. Ma in piccolo, nemmeno l'operaio di oggi sa se avrà una pensione domani…

In questo vuoto insopportabile, gli immaginari di cento epoche si affollano assieme. La cena con Umberto Bossi, autore di riti celtici ed esaltatore del "capitalismo renano", si svolge in un ristorante che si trova in una via intitolata a Stalingrado… che cos'era? Ah, sì, appena mezzo secolo fa, la più terribile battaglia di tutti i tempi tra due mondi che non esistono più… non esiste più nemmeno il nome della città, solo una via di Bologna percorsa di fretta da chi lavora, e di notte dalle prostitute… ed è in via Stalingrado che rinascono le crociate, la messa tridentina e il peccato originale.

Il deserto cresce… guai a chi cela deserti in sé! 


Miguel Martínez 



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