Per agevolare la lettura, questo articolo di Miguel Martinez è stato diviso in dodici parti.
Nichilisti e vampiri Alcuni - i Paolo Guzzanti o i Giuliano Ferrara ad esempio - si oppongono agli "stranieri" in nome della superiore civiltà dei bombardieri americani e del capitalismo. Con gente simile non mi interessa discutere. Ma esiste un'altra specie, che fa quasi tenerezza: quella che si inventa una pseudotradizione. I molti mondi tradizionali dell'Italia avevano un loro straordinario fascino: una ricchezza di leggende, di usi, di dialetti, di panorami da togliere il fiato. E capisco, molto meglio di certi progressisti, il senso di tragedia e di perdita irrevocabile che si prova guardando queste cose che scompaiono. Non c'è dubbio che la modernità, se ci ha tolto la fame e ci ha dato i vaccini, ha fatto anche scempio di molte cose. Ribellarsi a quello scempio, sentirsi privati di qualcosa di importante, sentirsi alienati in questo mondo di asfalto e di cartelloni pubblicitari, è un sentimento assolutamente sano. Fu lo stesso Tolkien a dire che chi cerca la letteratura di "evasione", lo fa perché si rende conto di vivere dentro un carcere. Ma è un discorso di cui si è già parlato, in merito alla Dama delle Risaie e a Tolkien.
![]() Il problema però è che quell'asfalto e quei cartelloni non li hanno messi né i musulmani né gli zingari. Uno slogan leghista, tanto efficace quanto menzognero, dice sì alla polenta, no al cuscus. Ma basterebbe fermarsi a pensare il tempo di bere un caffè, per rendersi conto che non è il cuscus che minaccia la polenta. Sono gli inevitabili orari di lavoro moderni, e i molto più evitabili McDonalds a minacciarla. O ad averla già uccisa. I dialetti sono quasi estinti, i mestieri tradizionali non esistono più, le leggende si trovano sui libri, i fiumi portano più detersivo che acqua. La fede cattolica (distinta dai crocifissi nelle scuole o dalle foto di nozze nella bella chiesetta di campagna) è il patrimonio di una minoranza, e comunque è molto cambiata, forse anche nella sua stessa essenza, in seguito al Concilio Vaticano II. L'unica legge sacra che resta - quando va bene, cioè non spesso - è il Codice della Strada. È delirio, menzogna, follia e falso sostenere che gli stranieri "minacciano le nostre tradizioni". Chi parla ancora il dialetto non smetterà di farlo per imparare l'arabo, e non si vede una grande corsa tra le giovani discotecare di Rimini a mettersi il hijâb. E allora i neotradizionalisti (per citare nomi e cognomi, ci metto ad esempio la Lega Nord e Forza Nuova) si trasformano in vampiri: la loro unica tradizione consiste in una guerra di annientamento contro le tradizioni altrui. Non so se "avere una tradizione" sia il bene supremo, e potremmo passare un anno a cercare di definire la parola; ma chiaramente sia i Rom che i musulmani una "tradizione" ce l'hanno. E i neotradizionalisti si dedicano a cercare di sopprimerne ogni traccia. Nella loro aggressiva emotività, i neotradizionalisti attaccano, senza nemmeno sapere esattamente cosa vogliono. Da una parte, vorrebbero cacciare gli "stranieri"; dall'altra, obbligarli con le cattive a "integrarsi". Ma siccome il flusso delle migrazioni non dipende dai loro insulti, l'unico effetto che i neotradizionalisti riescono a ottenere è quello di far stare gli "stranieri" più a disagio possibile.
![]() Le "nostre" leggi sono ovviamente quelle fatte da "Roma ladrona"... Il neotradizionalismo è quindi una forma estrema di nichilismo: "io sono orfano in questa terra, non posso avere una tradizione, perché il mio mondo è lo stadio, la discoteca e la pizzeria. Alla parte successiva
![]() Home | Il curatore del sito | Oriente, occidente, scontro di civiltà | Le "sette" e i think tank della destra in Italia | La cacciata dei Rom o "zingari" dal Kosovo | Il Prodotto Oriana Fallaci | Antologia sui neoconservatori | Testi di Costanzo Preve | Motore di ricerca |