Proposta di interpretazione, metodologia e periodizzazione per la storia della filosofia marxista
(1839-2002)

VI parte
 



Per agevolare la lettura, questo articolo di Costanzo Preve, apparso per la prima volta sulla rivista Praxis è stato diviso in quattordici parti.

Alla parte successiva




19. La storia della filosofia marxista è la storia delle successive attribuzioni storiche, tutte obbligate e tutte arbitrarie, di uno statuto filosofico ad una teoria che il suo fondatore volle edificare senza statuto filosofico. Ma la mancanza di uno statuto filosofico è una forma di nichilismo, anche se il nichilismo è mascherato sotto il nome improprio di materialismo. Il nome di materialismo è improprio, perché la "materia" era solo una sorta di sostanza metafisica permanente che scorreva "sotto" (hypo-keimenon) un impianto di tipo storicistico ed economicistico.

20. La prima fase della storia della filosofia marxista va dal 1875, data di fondazione del partito socialdemocratico tedesco unitario, al 1914, data della sanzione storica del fallimento epocale del movimento socialista europeo. Al di là delle centinaia di personaggi maggiori e minori, bisogna coglierne la logica fondamentale di sviluppo.

21. Il cosiddetto "marxismo" fu elaborato e sistematizzato, da un punto di vista storico, unicamente dietro la committenza della socialdemocrazia tedesca formatasi nell'età di Bismark. Questa è la sua genesi storica, il che non toglie nulla ad una sua possibile universalità successiva. Vorrei che il termine "unicamente" fosse percepito in tutta la sua provocatoria accezione. Naturalmente, le committenze possono essere dirette o indirette, rigide o flessibili, il che non toglie nulla al fatto che in ogni caso committenze devono essere. Farò qui solo un'analogia storica fra le moltissime possibili, quella dell'invenzione medioevale del Purgatorio.

Fra il 1140 ed il 1180, nell'Europa in cui stavano creandosi i primi comuni artigiani e mercantili, sia pure ancora sotto prevalente controllo aristocratico, una serie di teologi inventò una sede di "castighi purgatori" prima inesistente. Nell'alto medioevo cristiano europeo c'erano soltanto l'Inferno ed il Paradiso, e questa dicotomia ultraterrena corrispondeva simbolicamente molto bene ad una società strutturata anch'essa in modo semplice e dicotomico, i feudatari ed i servi della gleba. È vero che questa società era già simbolicamente trinitaria (bellatores, oratores e laboratores), ma questa trinitarietà non incrinava la rigida dicotomia ultraterrena fra Inferno e Paradiso. Poi improvvisamente arrivano i primi banchieri cristiani, che fanno lavorare il tempo, dono di Dio, per accumulare interessi, cioè soldi. Costoro, in modo del tutto ragionevole, non volevano poi finire all'Inferno, in cui continuavano a credere. Le condizioni culturali dell'epoca non consentivano ancora il materialismo, più o meno dialettico, e l'angoscia del capitalista alla Buddenbrook sulla mancanza di senso della vita. Ci volevano dunque dei "castighi purgatori", e cioè il Purgatorio, per continuare a prestare ad usura, pentirsi poi in punto di morte, purificarsi in uno spazio intermedio fra Lucifero e Gesù, ed infine conciliare la beatitudine eterna e l'accumulazione del capitale. Tuttavia era impossibile "dettare" materialmente in latino ai teologi l'invenzione del Purgatorio, anche perché i mercanti non avevano il tempo materiale per fare citazioni di Platone, Boezio, Isidoro di Siviglia ed Agostino di Ippona. Ai teologi venne data una "committenza indiretta", ed essi infatti inventarono un bellissimo Purgatorio. Poco più di un secolo dopo l'aristotelico Dante ci scrisse una bellissima Divina Commedia.

Questa invenzione, ovviamente, non viene fatta in malafede, ma viene fatta credendoci. Una invenzione fatta in malafede riesce male, ed alla fine non è credibile. I sacerdoti egizi non inventavano Iside ed Osiride in malafede, ghignando di sufficienza come l'ex comunista Massimo D'Alema quando si pavoneggiava accanto al generale americano Clark bombardatore della Jugoslavia nel 1999 sulla base di un genocidio notoriamente inventato ed inesistente. Nei termini di Marx, che su questo punto coglie bene la realtà, l'invenzione di Osiride e del Purgatorio non viene fatta in malafede, ma all'interno di una falsa coscienza necessaria.

22. La prima fase fondativa della filosofia marxista (1875-1914) viene dunque caratterizzata da una committenza politica diretta, quella della socialdemocrazia tedesca. Il modo concreto in cui si concretizzò però la prima coerentizzazione sistematica del paradigma teorico marxista (il libro di Engels Anti-Dühring scritto fra il 1876 ed il 1878) fu però ovviamente una committenza politica indiretta. I capi politici della socialdemocrazia, Bebel e Liebknecht, non andarono da Engels a dirgli che cosa doveva scrivere. Engels scrisse quello che voleva. Ma quello che Engels voleva, e cioè la tripartizione sistematica del marxismo in filosofia, economia e politica, corrispondeva al carattere sistematico della cultura universitaria tedesca di tipo positivistico. Il committente politico, cioè la socialdemocrazia tedesca, desiderava una legittimazione anche culturale che fornisse una versione "proletaria" dello stesso modello culturale borghese dominante, quello del sistema complessivo delle scienze naturali e sociali. Ed alla fine questo fu fatto, e le due committenze, diretta ed indiretta, si fusero armonicamente insieme.

23. Come Paolo di Tarso, e non certo Gesù di Nazareth, fu il vero fondatore del cristianesimo, nello stesso modo fu Engels (e solo in subordine Kautsky), e non certo Marx, il vero fondatore del marxismo. Personalmente, Engels mi è molto simpatico. Un gentiluomo poliglotta anglo-tedesco, dilettante geniale, con sconfinati interessi culturali. Un modello umano che mi attrae molto. Ma qui si tratta solo di esaminare la sua fondazione filosofica del marxismo, non certo di giudicare la buona fede di Engels o di criticare una per tutte le soluzioni che egli diede a mille problemi, dalla questione nazionale all'origine della famiglia. E solo sulla filosofia di Engels mi soffermerò nei prossimi paragrafi.

Alla parte successiva




Gli articoli apparsi originariamente su questo sito possono essere riprodotti liberamente,
sia in formato elettronico che su carta, a condizione che
non si cambi nulla, che si specifichi la fonte - il sito web Kelebek http://www.kelebekler.com -
e che si pubblichi anche questa precisazione
Per gli articoli ripresi da altre fonti, si consultino i rispettivi siti o autori




e-mail


Home | Il curatore del sito | Oriente, occidente, scontro di civiltà | Le "sette" e i think tank della destra in Italia | La cacciata dei Rom o "zingari" dal Kosovo | Il Prodotto Oriana Fallaci | Antologia sui neoconservatori | Testi di Costanzo Preve | Motore di ricerca | Kelebek il blog