Miguel Martínez Questo articolo è uscito per la prima volta sul numero 33 - luglio-agosto 2003 - della rivista Praxis (c.p. 162, 06034 Foligno (PG), e-mail praxis@voceoperaia.it).
Nel primo articolo, abbiamo trattato gli errori fondamentali che si possono
commettere nell'analizzare l'America attuale.
In questo secondo articolo, parliamo del fondamentalismo religioso di massa
e le sue implicazione politiche.
Nel terzo, parleremo del rapporto tra il fondamentalismo americano e la
questione israelo-palestinese.
Nel quarto, del ruolo dei cosiddetti 'neoconservatori' nella nuova
rivoluzione americana.
Come sottolinea Costanzo Preve, negli Stati Uniti, nazionalità e ideologia
sono inscindibili: gli USA non sono un 'paese bello', ma un paese 'che ha
ragione'. La mancata adesione a quelle ragioni fa cessare il patto implicito
tra l'individuo e la comunità, trasformando il reo in un soggetto
'antiamericano'. Non è un caso che uno dei provvedimenti previsti dalla
versione riveduta del Patriot Act consista nella revoca della cittadinanza
americana, come se si trattasse delle vecchie tessere del PCI.
Si tratta di un'ideologia religiosa. Il concetto di 'religione americana' si
può riferire a tre realtà diverse, ma strettamente correlate.
Qui mi occuperò soprattutto della seconda e della terza realtà.
Un sondaggio del 1990 ha rivelato che il 92% dei neri e l'87% dei bianchi
negli Stati Uniti "non dubita mai dell'esistenza di Dio," un dato che si
sovrappone perfettamente a un altro: l'89% dei bianchi e l'87% dei neri si
dichiara "molto patriottico." [2]
Abituati come siamo a una retorica che ci vuole tutti americani, è difficile
per noi misurarci con l'abisso che separa la mentalità europea da quella
statunitense. Basti pensare che il 79% degli americani crede che i miracoli
descritti nella Bibbia siano veramente avvenuti. Inoltre il 47% degli
americani rigetta l'evoluzionismo e crede che Dio abbia creato gli esseri
umani 'più o meno nella loro forma attuale in un dato momento, meno di
10.000 anni fa". Lo stesso sondaggio rivela che il 40% addirittura vorrebbe
che l'insegnamento dell'evoluzione venisse bandito dalle scuole. [3]
Le realtà di questo tipo sono poco note in Italia. Infatti, quando si parla
da noi del fondamentalismo religioso di massa degli Stati Uniti, si
sollevano in genere tre obiezioni, tutte valide e tutte fuorvianti:
Analizziamo le prime due obiezioni; la terza verrà affrontata un po' più
avanti.
Il fondamentalismo non è un'istituzione.
Lo stato americano non ammette interferenze da parte delle organizzazioni
religiose: non esiste, per intenderci, l'otto per mille, e sarebbe
inimmaginabile un vescovo che nominasse insegnanti di religione nelle scuole
pubbliche.
Le cose sono in realtà un po' più complesse: esiste un'interferenza
crescente da parte delle organizzazioni religiose anche nelle faccende
pubbliche; e nelle scuole private, che sono molto più importanti che in
Italia, i proprietari fanno ciò che vogliono.
Ma il problema principale è che noi proiettiamo sugli USA la nostra idea di
che cosa sia la religione. Nella tradizione italiana, la religione si
incarna in un esercito di funzionari che ricevono le loro direttive dal
Vaticano. Questa istituzione permea la società civile, ma è comunque
un'altra cosa, e proprio per questo può esistere l'anticlericalismo. La
forza della religione americana sta invece nella sua natura non
istituzionale: gli imprenditori religiosi riprendono, amplificano ed
esaltano quella che è la spinta ideologica della società nel suo insieme.
La religione americana non è un'istituzione ma una fitta rete di imprese in
vivace concorrenza tra di loro.
Molti si meravigliano per la grande varietà di religioni che esiste negli
Stati Uniti. Certo, le chiese sono moltissime. Ma l'uniformità religiosa è
molto maggiore di quello che sembra: protestanti, cattolici e la maggior
parte degli ebrei praticano una religiosità e condividono un insieme di
valori, impliciti ed espliciti, che permettono di parlare, come fa Harold
Bloom, di una specifica religione americana, articolata in migliaia di
chiese, sinagoghe, templi e altro.
Le imprese religiose americane non sono una sopravvivenza del Medioevo; sono
un elemento cruciale della modernità. Come sottolinea Marco D'Eramo,
l'immigrato arriva negli USA come individuo, ma la società lo trasforma in
membro di una comunità etnica o casta: per difendersi dalle comunità già
organizzato, è obbligato anche lui a diventare ebreo, irlandese, asiatico,
Hispanic. Ognuna di queste comunità si raccoglie attorno a un luogo di
culto, che diventa il riferimento per tutti i membri della casta. Non
esistono altri riferimenti: la politica e la vita sindacale sono
sostanzialmente luoghi di lottizzazione per bande etniche, mentre mancano le
comunità territoriali radicate. [4]]
Paradossalmente, questa società frammentata in innumerevoli caste è una
società che non conosce divisioni. I membri di ogni comunità sono uniti
nell'affrontare le altre comunità, mentre l'unità nazionale è data
dall'adesione intima alla 'missione americana', la cui fonte ultima non può
che essere l'Assoluto, e il suo vicario in terra, il presidente del paese.
Il presidente, che con la moglie e l'immancabile cane, non è altro che la
rappresentazione divinizzata della banalità dell'uomo medio. Mentre il Papa
con le sue strane vesti ispira il rispetto dell'alterità, il presidente è lo
specchio del cittadino; e proprio per questo la ribellione è percepita come
una forma di autolesionismo.
Il Dio biblico offre un punto di contatto tra caste in conflitto;[5] e
rafforza l'intima certezza di essere una 'buona nazione'. Nel 1999, il
senatore John Ashcroft, nell'accettare la laurea ad honorem conferitagli
dalla fondamentalista Bob Jones University, dichiarava:
La religione americana è assolutamente pragmatica. Non conosce le grandiose
costruzioni teologiche o mistiche: i Testimoni di Geova, come diverse altre
sette evangeliche, arrivano persino a negare l'esistenza dell'anima.
Il fondamentalismo americano ritiene che la Bibbia contenga una serie di
affermazioni fattuali e di istruzioni pratiche che, se eseguite alla
lettera, permettono di ottenere il massimo dalla vita. Ci si rivolge al
Libro di Giobbe con lo stesso spirito con cui altri americani si sono
rivolti al pensiero positivo, alle vendite piramidali, alla meditazione o
alla psicanalisi.
Non tutte le chiese americane sono protestanti, né tutte le chiese
protestanti sono fondamentaliste; comunque circa il 40% degli americani
risponde sistematicamente in maniera fondamentalista alle domande poste nei
sondaggi, quindi non si sbaglia a vedere nel fundamentalism il nucleo
principale della religiosità americana, infinitamente più forte e
coinvolgente delle sbiadite e declinanti chiese moderate. Il fundamentalism,
un movimento trasversale a diverse chiese evangeliche sorto all'inizio del
Novecento, non è però qualcosa di antagonista rispetto alla società nel suo insieme, come potrebbe essere l'integralismo cattolico di Monsignor Lefèbvre
in Europa. Il fundamentalism esprime in maniera aperta quelli che comunque
sono i valori della grande maggioranza della società.[6]
La religione americana è assiomatica. Fu il presidente degli Stati Uniti,
Ronald Reagan, a dire:
So bene che i media italiani leggerebbero questa frase, se mai se ne fossero
accorti, sottolineando la simpatica eccentricità di quel particolare
presidente. Invece, queste parole ci danno un'idea del mondo che si stava
preparando per noi già un quarto di secolo fa. Ecco perché la patria della
bomba atomica, della Microsoft e di Las Vegas riesce a essere insieme
perfettamente materialista, nel senso meno filosofico del termine, e così
religioso. Il 'grande comunicatore' Reagan ha colto benissimo il ruolo che
il Libro ha sempre avuto e continua ad avere nella società americana: è un
manuale d'istruzioni che si deve adoperare per ottenere risultati concreti
(fossero anche nell'aldilà), che non può essere messo in discussione più di quanto ci si possa permettere di sollevare polemiche a proposito del manuale
di un tosaerba. Scrive un predicatore fondamentalista:
L'autore spiega quindi che per essere ammessi tra i microchip celestiali, i
cristiani devono indossare uno speciale vestito antipolvere, rivestito del
sangue di Gesù.
La religione americana è imprenditoriale: ogni anno migliaia di pastori
vengono messi sul lastrico da parrocchiani insoddisfatti, senza il
paracadute dell'otto per mille. Ma quelli che sopravvivono si avvalgono di
ogni possibile strumento offerto dalla rivoluzione mediatica e informatica.
Anzi, è proprio la società mediatica e spettacolare che ha messo in primo
piano il predicatore fondamentalista.[9]
Se il pastore è bravo, secondo l'insindacabile giudizio del mercato, il
numero di fedeli può crescere in maniera straordinaria: ci sono chiese
frequentate da decine di migliaia di persone, che fanno offerte
proporzionali, rigorosamente esentasse. I ricavi vengono spesso investiti
nei media, in particolare nella TV, per reclutare nuovi fedeli. I
televangelist non differiscono nei metodi dai nostri imbonitori televisivi,
ma c'è una differenza cruciale: milioni di persone sono state educate a
vedere in loro i rappresentanti del bene supremo. E non vendono tappeti o
quadri, ma lavorano sulle speranze, le paure, i dolori di innumerevoli
individui. Il predicatore Oral Roberts, che nel 1977 poteva contrare su
4.356.000 contribuenti, si vantava di aver risuscitato 'cinquanta o
sessanta' morti.[10]
Ogni linguaggio religioso può essere adoperato per fini diversi. è
fondamentale non cadere nell'errore dei razionalisti che attribuiscono la
colpa di simili fenomeni ad astrazioni come 'il cristianesimo' o, peggio
ancora, 'la religione'. Qui stiamo parlando della maniera in cui l'ideologia
americana si manifesta sul piano religioso. Probabilmente un cristiano
siriano ha molto più in comune con i suoi vicini di casa musulmani che con
cristiani come il predicatore Marcus Bishop, che suole urlare alle folle
entusiaste, 'Ve lo dico dal fondo del cuore di Dio, i predicatori devono
essere ricchi!' [11]
La bravura è di tipo spettacolare: il predicatore è un uomo come noi, con
una biografia di peccatore redento che è una variante in versione
erotico-alcolica ma comprensibile a tutti, del success story dell'immigrato
diventato miliardario. Il meccanismo è simile a quello che genera il culto
del Presidente (con moglie e cane). Al contrario del nostro mondo, in cui il
clero è sempre altro da noi persino nell'abbigliamento, nella religione
americana, colui che indottrina ed esalta le masse fondamentaliste ogni
domenica non è altro che un riflesso di loro stesse, e quindi ogni
ribellione è preclusa. L'essenza della democrazia americana risiede proprio
in questo - tutta la comunità vigila affinché si riproduca il proprio
conformismo.
Aggiungiamo, per inciso, che questa cultura inizia a diffondersi anche in
Italia, sebbene manchino fondamentali presupposti culturali. Si tratta di
aree abbastanza considerevoli della nostra società, del tutto trascurate
nelle analisi di sinistra. Aree che comprendono realtà religiose in senso
stretto pensiamo ai carismatici cattolici, ai Testimoni di Geova, alle
prediche di Benny Hinn ad Assago ma soprattutto realtà commerciali che si
basano sugli stessi meccanismi psicologici. Pensiamo ad esempio ai sistemi
delle vendite piramidali come Amway (il cui fondatore non a caso è uno dei
principali finanziatori dei movimenti religiosi e politici fondamentalisti)
e Herbalife o la Star Service International.
La natura imprenditoriale della religione americana ha una ricaduta
importante nella percezione che l'americano medio ha del Vicino Oriente.
L'organizzazione del turismo religioso, ammantato del nome di
'pellegrinaggi', costituisce un grosso affare anche da noi. Ma nel mondo
protestante, non esiste né San Giovanni Rotondo, né Fatima; si può solo
andare in Terra Santa. Nei decenni, migliaia di piccoli imprenditori
religiosi hanno intessuto solidi legami con lo stato d'Israele, organizzando
viaggi che combinano visite alla presunta sepoltura di Gesù con esaltanti
incontri con gentilissimi funzionari israeliani. Nel governo israeliano, il
ministero del turismo svolge un ruolo di enorme importanza, non solo
economico. E non è un caso che sia un appannaggio del partito Moledet, che
sostiene apertamente la necessità di deportare i nativi della Terra Santa
oltre il Giordano. Recentemente, Sharon ha mandato proprio il suo ministro
del turismo, Benny Elon, in un lungo viaggio attraverso le comunità
protestanti statunitensi dove ha commentato davanti a folle esaltate il
versetto di Levitico 26: 'farò sparire dal paese le bestie cattive.'
La religione americana è in larga misura millenarista. Il fatto che questa
teologia abbia una storia lunghissima alle spalle non ci deve ingannare:
Gioacchino da Fiore o gli anabattisti di Munster c'entrano poco con la
teleapocalisse americana.[12]
Il millenarismo americano promette l'avvento del 'Regno', The Kingdom, un
regime specifico, qui sulla Terra, in cui per mille anni i cristiani
domineranno il mondo 'con verghe di ferro' e i comportamenti contrari alla
fede saranno resi impossibili. Mille anni in cui si scioglieranno le
terribili contraddizioni della vita reale e in cui prevarranno i valori,
largamente immaginari ma sempre presenti, dell'America rurale:
Gli avvenimenti preparatori del Regno costituiscono una sorta di mito
rovesciato che esercita un fascino straordinario. Infatti, mentre i miti
normalmente parlano del passato, il racconto di Armageddon, come conviene a
un paese senza storia, ha luogo nel futuro, ma comincia adesso, come uno
straordinario spettacolo. Sono gli eventi mal digeriti del telegiornale, in
particolare le notizie riguardanti il Vicino Oriente, che costituiscono gli
ingredienti del mito, mentre il senso viene conferito a dati caotici da una
lettura ovviamente del tutto arbitraria della Bibbia. Questa lettura
pretende di essere 'ciò che dice la Bibbia', mentre chiaramente ha una
propria storia: il cosiddetto Dispensationalism nasce a cavallo tra
l'Ottocento e il Novecento.[14]
Questa lettura costituisce una narrazione perfetta. Permette all'americano
medio di saperne di più sul futuro del mondo di tutti gli intellettuali che
non leggono la Bibbia. Offre una spiegazione a modo suo plausibile di
qualunque evento, e quindi gli eventi stessi diventano prova della
veridicità della spiegazione. In un mondo senza clero, permette al common
man di condurre fantasiose indagini per conto proprio, scoprendo ad esempio
il vero nome dell'Anticristo (secondo molti, sarebbe il nostro pacioso
Romano Prodi, nientemeno) o la data della grande battaglia. Il mito diventa
la misura epica delle cose, permette ai piccoli mortali di cogliere
l'assoluto nel transitorio. E permette di covare sogni di distruzione, di
vendetta, di odio su scala cosmica:
Siamo lontani dall'immagine materna, mediatrice e avvolgente del
cattolicesimo. è perfettamente naturale per un presidente degli Stati Uniti affermare
che:
Dice Jerry Falwell, il predicatore che lanciò i fondamentalisti in politica,
diventando consigliere di Reagan e grande elettore di Bush il Giovane:
Armageddon è geograficamente nella Terra Santa; ed è tra l'altro attualmente
sede di un carcere di massima sicurezza per resistenti palestinesi.
Il prossimo articolo parlerà proprio del nesso tra il fondamentalismo
americano e la questione palestinese.
[1] Costanzo Preve, in un messaggio sulla lista
antiamericanisti@yahoogroups.com. [2]
Sondaggio condotto dal Princeton Survey Research Associates per il Los
Angeles Times Mirror Syndicate, cit. in Barry A. Kosmin e Seymour P.
Lachman, One Nation Under God: Religion in Contemporary American Society,
Crown Trade Paperbacks, New York, 1993. p. 196 [3]
Sondaggio Gallup del 25-7 giugno 1999. [4]
Si consiglia vivamente la lettura di Marco D'Eramo, Il maiale e il
grattacielo. Chicago: una storia del nostro futuro, Feltrinelli 1995 (1999),
uno dei pochissimi libri in lingua italiana a cogliere la vera natura del
sistema americano. [5]
Per quanto sia varia l'estrazione etnica degli americani, la loro
estrazione religiosa è molto più limitata: si pensi che anche gli arabi e
gli 'orientali' (cinesi, coreani, indiani) immigrati sono in maggioranza
cristiani. Mentre il riferimento biblico include anche l'unica comunità non
cristiana organizzata, quella ebraica. [6]A opporsi al fundamentalism non è una società laica o civile, ma alcuni
interessi etnici o 'etnicizzati': i cattolici fino agli anni Settanta; le
femministe, gli omosessuali e fino a qualche anno fa gli ebrei. Infatti,
come vedremo, uno dei motivi del trionfo fondamentalista negli Stati Uniti
consiste nel venir meno dell'opposizione ebraica. [7]
Cit. in Roberto Giammanco, L'immaginario al potere: religione, media e
politica nell'America reaganiana, Antonio Pellicani Ed., Roma 1990, p. 191. [9]
Questo processo viene descritto in maniera impareggiabile nel libro di
Roberto Giammanco. [10]
Giammanco, p. 31. [11]
Praise The Lord Telethon, 2 novembre 1998. [12]
Gran parte della storia culturale americana, non solo religiosa in
senso stretto, può essere letta come un'alternanza tra premillenarismo e
postmillenarismo: il primo sostiene che il Regno deve ancora venire, dopo
terribili catastrofi; il secondo sostiene che stiamo costruendo il Regno
oggi e qui, ed esalta quindi ancora di più il ruolo della missione
nazionale. Qui parliamo soprattutto del Premillennialism. [13]
David Allen Lewis, Can Israel Survive in a Hostile World?, New Leaf
Press, Green Forest, AR, USA 1994, p. 150. [14]
Il nome fa riferimento a una serie di 'dispensazioni' o tappe storiche
fissate da Dio. [15]
Possiamo cogliere qualcosa dell'abisso che separa l'Europa
dall'America, se pensiamo che questo 'Inno di battaglia della repubblica'
nasce come una canzone 'di sinistra', nel senso che esalta l'abolizione
della schiavitù. [16]
cit. da Thomas W. Lippman, in Washington Post 2.05.98. [17]
Lawrence Wright, "Letter from Jerusalem: Forcing the End", in The New
Yorker, 20 luglio 1998. [18]
Bush avrebbe fatto queste affermazioni durante l'incontro di Sharm
al-Shaykh con le autorità palestinesi nell'estate del 2003. La fonte è il
quotidiano israeliano Ha'aretz (Arnon Regular, 'Road map is a life saver for
us,' PM Abbas tells Hamas'). [19]
Jerry Falwell, Old-Time Gospel Hour, 2 dicembre 1984.
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