Da Antonio Gramsci a Piero Fassino:

Note introduttive per farsi una ragione e capirci qualcosa in ciò che è successo nel comunismo italiano

X parte
 



Per agevolare la lettura, questo articolo di Costanzo Preve è stato diviso in tredici parti, più un'introduzione.

All'introduzione

Alla parte precedente

Alla parte successiva




10. Il crollo della casa madre di riferimento 1989-1991. Dalla Cosa a Mani Pulite. L’inizio del processo PCI-PDS-DS

L’incurabile baraccone del cosiddetto “socialismo realmente esistente” (e di fatto inesistente) si riconvertì in tempo reale fra il 1989 ed il 1991, ed il solo partito comunista occidentale che attuò in tempo reale la stessa riconversione fu il PCI. Questo significativo parallelismo non è mai colto dalle tribù dei commentatori confusionari, che non capiscono che appunto perché il PCI era il partito meno filosovietico dell’Europa capitalistica era anche per la stessa ragione il partito più similsovietico. Se si guarda solo la superficie, come fanno i confusionari, il PCI era il partito meno filosovietico del mondo capitalistico, perché si dissociava sistematicamente dalle scelte sovietiche di politica estera (Cecoslovacchia 1968, Afghanistan 1979, ecc.) ed affermava che si poteva e doveva arrivare al socialismo per via parlamentare (eurocomunismo, ecc.). In questo modo, il PCI era molto meno filosovietico della maggioranza degli altri partiti comunisti europei (Grecia, Francia, Portogallo, senza contare i partiti comunisti più piccoli ed extraparlamentari). Ma un marxista dovrebbe sapere che le dichiarazioni diplomatiche sono poca cosa in confronto al carattere di formazione complessivamente interclassista che fa da struttura politica e sociale, e questo accumunava sia il PCUS sia il PCI , che infatti era il partito più similsovietico d’Europa, e proprio questa natura similsovietica comportò il loro duplice scioglimento in tempo reale, uno scioglimento parallelo che invece non toccò, come è noto, i partiti comunisti francese, greco, portoghese, ecc., che continuarono a sopravvivere in modo similcossuttiano pur essendo del tutto privi di prospettive strategiche.

Il riciclaggio fu tatticamente condotto molto male dall’infantile Occhetto e dal mediocre gruppo dirigente di figiciotti corrotti che lo circondava. L’interminabile autocoscienza affabulatoria di una base già rincoglionita dalla ideologia che gli era stata massicciamente iniettata (siamo i migliori del mondo, il vero comunismo è a Bologna, cambiamo nome per essere ancora più comunisti, e via farneticando) fu protratta per quattordici mesi, laddove uno strappo chirurgico attuato in due mesi avrebbe permesso di travasare l’intero baraccone identitario nel nuovo PDS, riducendo i rifondatori in una DP solo un poco più grande. Data la vischiosità ideologica della base confusionaria ed identitaria non fu subito possibile fare l’operazione che solo ora Fassino può fare dopo aver fatto “frollare” per più di un decennio questa base confusionaria, e cioè il trapasso a quella che potremmo definire una “socialdemocrazia neoliberale”, apertamente americanista e sionista, e dunque collocata nell’ala destra delle socialdemocrazie neoliberali europee.

Questo partito allo sbando fu salvato dall’imprevedibile (nel 1989-91) novità di Mani Pulite. Mani Pulite, e non voglio nascondere il mio profondo convincimento, fu sostanzialmente un colpo si stato giudiziario profondamente antidemocratico. Che questo colpo di stato giudiziario si sia svolto per iniziativa di un gruppo di onesti e coraggiosi magistrati (ma vedendo le facce di Borrelli e di Di Pietro non lo credo proprio), oppure si sia svolto dietro diretta committenza di forze oligarchiche e finanziarie (come personalmente ritengo) è storicamente interessante, ma anche poco importante. Ciò che conta è capire che Mani Pulite non fu l’elemento primario (come opina il paranoico Berlusconi), ma fu solo lo strumento di una strategia capitalistica più generale rivolta a far fuori una classe politica proporzionalista ed assistenzialista, incompatibile con il nuovo quadro mondiale globalizzato e neoliberale.

Il gruppo mercenario professionale dell’ex PCI era in proposito ideale per gestire il passaggio da un capitalismo “anomalo”, politicamente proporzionalista ed economicamente assistenzialista, ad un nuovo capitalismo “normale” (il “paese normale” del cinico baffetto bombardatore D’Alema). Ed era ideale non solo perché professionalmente specializzato in mediazione sociale (o come si dice oggi, in “coesione sociale”), ma perché si portava dietro gruppi sociali e culturali del paese molto importanti (professori universitari, ceto giornalistico ed editoriale scalfariano, classe operaia sindacalizzata, pensionati borbottatori ma sempre disposti all’obbedienza, nuovo ceto medio radicale postmoderno, ecc.).

Si trattava di una soluzione ideale. Ma inaspettatamente questa “gioiosa macchina da guerra” (Occhetto) si inceppò. E venne il Berlusca.





Gli articoli apparsi originariamente su questo sito possono essere riprodotti liberamente,
sia in formato elettronico che su carta, a condizione che
non si cambi nulla, che si specifichi la fonte - il sito web Kelebek http://www.kelebekler.com -
e che si pubblichi anche questa precisazione
Per gli articoli ripresi da altre fonti, si consultino i rispettivi siti o autori




e-mail


Visitate anche il blog di Kelebek

Home | Il curatore del sito | Oriente, occidente, scontro di civiltà | Le "sette" e i think tank della destra in Italia | La cacciata dei Rom o "zingari" dal Kosovo | Il Prodotto Oriana Fallaci | Antologia sui neoconservatori | Testi di Costanzo Preve | Motore di ricerca