Da Antonio Gramsci a Piero Fassino:

Note introduttive per farsi una ragione e capirci qualcosa in ciò che è successo nel comunismo italiano

XI parte
 



Per agevolare la lettura, questo articolo di Costanzo Preve è stato diviso in tredici parti, più un'introduzione.

All'introduzione

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11. La “berlusconite”, stadio supremo della “craxite”

Nello sbandamento surreale della vecchia classe politica proporzionalista ed assistenzialista si inserì un elemento imprevedibile, come il Mutante dei romanzi di fantascienza di Asimov Fondazione. L’imprenditore Berlusca sapeva che De Benedetti e Scalfari, azionisti di riferimento del PCI-PDS-DS gliela avrebbero fatta pagare, e lo stesso D’Alema sostenne ghignando furbescamente che si augurava di vedere Berlusconi chiedere l’elemosina. Il Berlusca si mosse dunque per ragioni squisitamente personali, avendo un contenzioso pregresso con la cordata De Benedetti e con i suoi servi politici. Ma nella storia dagli elementi accidentali possono nascere anche conseguenze determinanti.

Come tutti i politici intelligenti, il Berlusca partì da un’intuizione semplicissima: in Italia gli “anticomunisti” (nel senso degli anti-PCI, perché come è noto il PCI aveva scelleratamente monopolizzato il termine per se solo, esattamente come avevano fatto i cattolici controriformisti con il cristianesimo) sono la maggioranza, e si tratta allora di riunirli tutti in un polo delle libertà (libertà ovviamente ridefinita in senso integralmente imprenditoriale ed aziendale).

Se ci fosse stato ancora un minimo di metodo marxista strutturale in Italia, ci si sarebbe gramscianamente chiesti quale fosse il blocco storico che il Berlusca guidava, e di rimando quale fosse quello opposto di Prodi e di Rutelli. Ma il metodo marxista era già stato completamente distrutto dalla riconversione postmoderna e “debolista” degli intellettuali e dalla deriva moralistica ed identitaria dei militanti e degli elettori. Essi si erano ammalati negli anni Ottanta di “craxite”, e cioè di personalizzazione estetica del nemico ladrone, cafone e cinghialone, e poterono così passare facilmente alla “berlusconite”.

La “berlusconite”, cioè l’antiberlusconismo maniacale, è forse uno dei fenomeni culturali più grotteschi e disgustosi della storia culturale italiana, che ha conosciuto già in passato molti momenti grotteschi e disgustosi. Berlusconi, questo paperone incontinente, è ovviamente un grande produttore di “berlusconite”, con le sue quotidiane esternazioni sui giudici disturbati mentali, su Mussolini che mandava gli oppositori in vacanza, eccetera. Si crea in questo modo una italica commedia dell’arte in cui ogni attore può recitare a soggetto. Il Berlusca e l’Antiberlusca recitano infatti delle parti come Arlecchino e Pulcinella, in cui lo spettatore può già aspettarsi il copione intero. Chi scrive, se convenientemente pagato, potrebbe scrivere un’ottima commedia comica con i due protagonisti Berlusca ed Antiberlusca, con personaggi intermedi come il Pensoso Pera, il Bel Casini, il Padano Bossi e l’Arringante Bertinotti.

Ma sarebbe tempo perduto e sottratto al difficile sforzo di comprensione di quanto sta accadendo.



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