È notte. L'Adriatico si è
calmato. Anche in cento campi Rom, da Milano a Palermo, la paura cede il
posto alla quiete. Per Bajram, il riposo vuol dire fare i turni di notte
nelle cupe fabbriche di Bergamo. Tossisce forte e scivola via sul ghiaccio
a cavallo del suo motorino, ma lui è contento, finalmente lo hanno
chiamato!
Si riposa Bechir, che ha in mano una rivista
americana e fa finta, serissimo, di leggersela.
Si riposa Xhevrija, la mamma che ha i suoi
figli sparsi per il mondo e in questo momento di pausa notturna li ritrova
assieme. L'ho vista, lei che parla così poco, muovere le braccia
come se danzasse.
Si riposa Lulzim, che stanotte ha sognato
che gli vendessero il permesso di soggiorno.
Si riposa Altna che gioca con il trucco e
sogna una giovinezza che non potrà mai vivere.
Reska mi ha convinto a vedere in televisione
un film con l'attore di cui è da sempre innamorata. E' Van Damme,
il buono silenzioso che punisce i cattivi.
Mi aspetto che dedichi al film tutta l'attenzione.
Ma, improvvisamente, ci rendiamo conto che la vita che stiamo vivendo è
molto più avventurosa di qualunque film e che noi siamo persone
vive, mentre Van Damme è solo una finzione. E' per questo che non
guardiamo il film ma parliamo; e prima ancora che finisca, Reska e Remzija
si addormentano mentre si abbracciano strette strette e si accarezzano
i capelli. Con i loro corpi si comunicano la speranza, la vita e l'amore
in questo mondo spaventoso.
È una quiete leggera e fragile, quella
che ci concede la notte, un velo che ci copre alla vista dell'avvoltoio,
che gira, lento e paziente, su in cielo.
Saluti a tutti da Emir