Miguel Martinez 12 aprile 2001
Recentemente, ho messo un rete un articolo che parlava di lui in maniera assai critica; ma la mia critica, vengo a sapere, si basava su una premessa completamente sbagliata. Adesso cercherò di spiegare che cosa è successo. Purtroppo la faccenda è tutt'altro che semplice, e - per una volta - darò per scontato che i lettori siano già al corrente delle questioni principali (ho tolto l'articolo dalla rete per non indurre in errore chi volesse cercare il nome di Hadden sui motori di ricerca; ma siccome non è mia intenzione nascondere i miei errori, se volete leggere l'articolo, basta chiedermene una copia).
Il sito del CESNUR ha pubblicato un articolo di PierLuigi Zoccatelli. Zoccatelli, già musicista rock e seguace del movimento di Aleister Crowley, si è poi convertito a una versione integralista di cattolicesimo, ed è membro del CESNUR e militante del movimento di destra, Alleanza Cattolica.
L'articolo di Zoccatelli si presenta come una "breve recensione" del libro Religion on the Internet: Research Prospects and Promises, a cura di Jeffrey K. Hadden e Douglas E. Cowan (Amsterdam, Londra e New York: JAI, 2000). Il titolo della recensione di Zoccatelli è "Anti-Cult Terrorism via the Internet Revisited" ("un nuovo sguardo al terrorismo antisette su Internet"); i titoli delle recensioni di norma danno un'idea del contenuto del libro che si recensisce. La maggior parte della recensione è dedicata alla quarta sezione del libro che analizza "le guerre delle sette in rete." Zoccatelli descrive il saggio di Massimo Introvigne nel libro (intitolato "Il terrorismo antisette su Internet") e passa poi a citare i commenti di Hadden all'articolo. Il paragrafo in cui Zoccatelli cita i commenti di Hadden prosegue sostenendo che il fatto che alcuni si siano lamentati per il fatto di venire chiamati terroristi dimostra che erano terroristi davvero.
PierLuigi Zoccatelli presenta il suo libro, Habanos. Guida completa al sigaro cubano (Giunti, 2004) Questa affermazione, che è palesemente ridicola ancor più che falsa, mi ha portato a criticare il Prof. Hadden. La mia critica si basava sull'erroneo presupposto che vi fosse un rapporto tra i contenuti della recensione scritta da Zoccatelli e il libro che Zoccatelli sosteneva di recensire.
In realtà il rapporto è assai limitato.
Hadden ovviamente ha scritto alcune delle parole che Zoccatelli ha citato come sue; ma le parole sono state riprese totalmente fuori dal loro contesto.
In realtà, le citazioni sono tratte dall'introduzione al libro, firmata sia da Hadden che da Douglas E. Cowan (che Zoccatelli per qualche motivo non nomina affatto in questa parte della sua recensione). È importante capire che non si tratta dell'articolo di Hadden (quello di Hadden nel libro non ha nulla a che vedere con il "terrorismo via Internet", e anzi è piuttosto interessante). L'introduzione si limita a presentare in maniera asettica i contenuti del libro. L'introduzione è di 25 pagine; a pagina 19 troviamo dieci righe dedicate a riassumere il saggio di Introvigne, all'incirca lo stesso spazio dedicato a ogni altro saggio. Il riassunto si limita a ripetere, quasi parola per parola, l'abstract di Introvigne stesso, proprio come fanno Hadden e Cowan con tutti gli altri saggi.
Hadden (e/o Cowan) cita Introvigne in maniera distaccata. Zoccatelli trasforma questa citazione nell'opinione personale di Hadden, e questa inesistente opinione viene a sua volta sfruttata per legittimare il bizzarro saggio di Introvigne. Si noti anche la maniera in cui Zoccatelli mette le parole "terroristi antisette su Internet" tra virgolette. Hadden in realtà non adopera mai questa espressione: si limita a citare il titolo del saggio di Introvigne, "terrorismo antisette su Internet".
Ma Zoccatelli evita attentamente di citare l'espressione chiave adoperata da Hadden, proprio all'inizio di tutto il paragrafo:
Stigmatizzando…
In tutte le 365 pagine del libro, non c'è assolutamente nulla che somigli a questa affermazione. Si tratta esclusivamente di una creazione della fantasia di PierLuigi Zoccatelli. Come lo è la teoria che afferma che, se ti lamenti perchè vieni bollato come terrorista, vuol dire che sei un terrorista. Questo è ciò su cui ho basato la mia critica al Prof Hadden.
Chiaramente, il Prof. Hadden è responsabile per non aver sollevato obiezioni all'inclusione del saggio di Introvigne in una raccolta di articoli che per il resto sono seri. Ma non è affatto colpevole di aver fatto sua la teoria idiosincratica di Introvigne. Né tantomeno di averle dato questa bizzarra aggiunta.
Le parole di Zoccatelli invece fanno credere che lo abbia fatto. Zoccatelli riesce anche a collezionare una quantità notevole di errori:
La metodologia adoperata da Massimo Introvigne per stigmatizzare nove siti come "terroristi" - otto dei quali in un momento o in un altro avevano espresso un disaccordo con lui personalmente - è stata ampiamente discussa nel mio saggio sul suo articolo originale e in un secondo saggio su un suo articolo pubblicato su Terrorism and Political Violence. Non so se Zoccatelli abbia capito la mia critica; certamente non l'ha discussa.
È però vero che l'articolo di Introvigne pone alcuni problemi importanti per chiunque cerchi di "discuterne". Gran parte del suo scritto diventa comprensibile solo nel contesto delle polemiche personali di Introvigne. Ad esempio, Introvigne scrive "quando abbiamo a che fare con i media su carta, ci rendiamo conto che il New York Times non è infallibile, ma comunque è più affidabile del Weekly World News [noto foglio scandalistico statunitense]". Discutere "le implicazioni metodologiche" di una simile banalità sarebbe solo una perdita di tempo; ma tutto lo scopo dello studio di Introvigne consiste nello stabilire un parallelo tra chiunque sostenga opinioni diverse dalle sue e il Weekly World News; per poi dimostrare implicitamente che il suo sito è il New York Times quando si tratta di parlare di 'sette'. Per farlo, presenta delle prove che sono talmente di parte da falsare tutta la faccenda.
la questione del "terrorismo antisette su Internet" somiglia molto a quella dei conigli parlanti. Prima di cominciare a discutere perché e come parlano i conigli, dobbiamo innanzitutto cercare di vedere se esiste qualche prova che lo facciano davvero.
Ecco perché l'analisi delle prove dovrebbe precedere l'analisi delle conclusioni. E le prove dimostrano che esiste più o meno lo stesso numero di motivi per credere che esistano i "terroristi antisette su Internet" che per credere all'esistenza di roditori chiacchieroni.
Una reazione che non c'è mai stata Zoccatelli scrive:
Lo hanno fatto davvero? Andiamo a vedere in che modo ha reagito veramente ciascun individuo o sito accusato di essere un "terrorista".
Nessuno di quelli che hanno reagito, che io sappia, ha mai accusato qualcuno diverso da Introvigne per averli stigmatizzati come "terroristi". I motivi dietro l'accusa di "terrorismo" scagliata da Introvigne sono così evidentemente personali da rendere chiaro a tutti che gli altri "apologeti delle sette" (che pure si potevano criticare per altri motivi) non c'entravano affatto.
Io avevo erroneamente sospettato Hadden di essersi associato a Introvigne in questa faccenda, solo perché Zoccatelli lo aveva citato come se fosse stato d'accordo. In realtà le parole di Zoccatelli, "e presumibilmente Hadden e altri 'apologeti delle sette'", sono del tutto inappropriate.
L'espressione "complotto degli apologeti delle sette" viene messa tra virgolette. Non so chi Zoccatelli abbia voluto citare: non conosco alcun critico che abbia mai parlato di un tale "complotto."
Anche qui si fa presto a demolire l'argomento. Come abbiamo già visto, la maggior parte dei siti accusati non ha mai reagito, quindi non ha mai sostenuto nulla del genere. Che abbiano reagito o no, però, cosa dobbiamo pensare dell'idea secondo cui tali siti sarebbero siti "antisette"?
Tempo fa, Hadden aiutò Scientology a guadagnare alcuni milioni di dollari sostenendo che il pacchetto di costosissimi corsi commercializzato dalla multinazionale costituisse "conoscenze esoteriche" e citando precedenti come gli antichi egizi (anche se erano vissuti molti secoli prima degli avvocati di oggi che si occupano di diritti d'autore).
Per quanto mi riguarda, trovo difficile provare rispetto per la decisione di Hadden di testimoniare a difesa del diritto di Scientology a tenere i propri consumatori all'oscuro di ciò che li si spinge in maniera pressante ad acquistare. Ovviamente avrei criticato Hadden allo stesso modo se avesse sostenuto la stessa tesi in un altro campo, affermando ad esempio che un acquirente non ha il diritto di violare la privacy di chi gli vende un'automobile chiedendo di provarla prima di comprarla.
Ci sono però almeno due buone ragioni per cui Hadden mi interessa meno di Introvigne.
Innanzitutto, è stato Introvigne e non Hadden a scagliare false accuse contro di me all'inizio di tutta la vicenda; a riempire i Newsgroup di insulti; a minacciare il mio provider perché chiudesse il sito e poi a coronare il tutto definendomi un "terrorista."
In secondo luogo, esiste una differenza cruciale tra Introvigne e Hadden. Hadden non è uno dei cinque "consultori" nazionali di un'organizzazione estremista che difende l'Inquisizione, fa l'apologia della violenza esercitata dai latifondisti brasiliani, spinge i partiti a prendere posizione contro l'islam e cerca di negare agli omosessuali e ad altre minoranze i loro diritti. Se Hadden veramente vuole entrare nel mio mirino, dovrà lavorare molto.
L'uso immaginifico delle parole "letteratura dell'odio" e "terrorismo" per descrivere la presentazione di documenti riguardanti le attività di alcune organizzazioni e imprese, a quanto pare, non costituisce "bollare con nomi offensivi".
Il riferimento alle "forze di sicurezza e agli avvocati" è la tipica maniera in cui il CESNUR fa minacce indirette; oppure forse si tratta solo di una pia speranza. Mi rendo conto che azzittire le persone che non sono d'accordo semplificherebbe la vita del CESNUR. In ogni caso, però, non viviamo ancora sotto la "dittatura controrivoluzionaria" che Plinio Corrêa de Oliveira - la guida spirituale di Introvigne e Zoccatelli - si augurava ci avrebbe salvati dall'uguaglianza sociale, la libertà di parole, le dottrine eretiche e altri mali affini. Una simile dittatura, scriveva in Rivoluzione e controrivoluzione
Per una volta, comunque, Zoccatelli ha ragione nel sostenere che "Religion on the Internet" ovviamente, parla di molte altre cose, oltre alle guerre delle sette e ai terroristi antisette". Infatti, oltre il 90% del libro non ha nulla a che vedere con il problema privato di Introvigne.
Ad esempio, la lettura dell'articolo di Jean-François Mayer su "Religious Movements and the Internet: The New Frontiers of Cult Controversies" mi ha sorpreso piacevolmente, grazie alle informazioni e le opinioni insieme interessanti e originali di questo membro del direttivo del CESNUR.
Alcuni degli altri saggi sono forse un pò timidi: molti studiosi in questo campo sembrano considerare i gruppi che studiano come orti da coltivare con cura, ottenendone una resa annuale di libri e articoli per se stessi e di lavori di ricerca per i loro studenti; uno zelo eccessivo nel cercare di capire cosa muova realmente il loro oggetto di studio potrebbe spingere il gruppo a perdere ogni interesse a farsi studiare. Di conseguenze, diversi autori - al contrario di Mayer - si lasciano andare alla tassonomia, una pratica che ha il vantaggio di non offendere nessuno, mentre mostra al mondo che l'autore si sta guadagnando il suo stipendio come accademico.
Comunque non c'è nulla in tuto il libro che somigli anche lontanamente all'articolo di Introvigne, che risalta come un occhio nero.
Zoccatelli nell'arena tra le belve Un articolo nel libro - uno dei migliori, sia detto tra parentesi - viene rappresentato in maniera assai fuorviante da Zoccatelli. Ecco come lo descrive. Dice che i lettori
L'articolo in realtà è assai più obiettivo. Innanzitutto, tratta una serie di argomenti, non solo quello degli "antisette". Cowan non adopera mai il termine "name-calling arena", che è sostanzialmente un po' sciocco: chiunque abbia, come me, seguito NUREL, sa benissimo che non lo è mai diventato. Ecco ad esempio come Cowan descrive il conflitto:
L'affermazione di Zoccatelli secondo cui il problema sarebbe stato costituito da "antisette non accademici" difficilmente si concilia con quanto afferma lui stesso subito dopo: che la limitazione della lista agli studiosi (e quindi l'esclusione proprio di coloro che Zoccatelli aveva descritto come il problema) "non ha risolto il problema."
Cowan dice qualcosa di molto diverso. Innanzitutto, sottolinea come l'argomento caldo fosse specificamente Scientology, quindi non "gli antisette" contro le "sette" in generale (tra parentesi, Irving dice sì che gli scientologisti erano "rispettosi e gentili"; ma non è affatto un'affermazione comparativa, come potrebbe apparire nella citazione fatta da Zoccatelli). La decisione di vietare ogni discussione di questo argomento controverso condusse in maniera molto naturale a una perdita di interesse generale; e il colpo finale al traffico sulla lista si ebbe quando essa fu trasferita a un server Majordomo che richiedeva un ruolo accademico per l'ammissione (questa decisione non fu presa da Hexham, ma dal listserv universitario).
Anche se questo farà probabilmente di me un perdente a breve termine, c'è un motivo importante per cui faccio così. La maggior parte delle persone probabilmente penserebbe che affermazioni volutamente fuorvianti e un linguaggio violento come quello di Zoccatelli e Introvigne (si pensi che il secondo ha usato il termine "estremista" per descrivere i propri critici non meno di trentadue volte in un singolo articolo) non meritino risposta.
Io invece analizzo ogni paragrafo di ciò che ha scritto Zoccatelli, e cerco di capirne la logica. Questo è semplicemente perché credo nel valore dei ragionamenti. E credo anche che sia importante scusarsi quando si sbaglia. Certo, le parole di Zoccatelli avrebbero indotto in errore chiunque; ma avrei dovuto in ogni caso controllarne l'affidabilità prima di accusare il Prof. Hadden.
Non si tratta solo di una questione etica. Introvigne - che il quotidiano La Stampa ha inserito nell'elenco dei dieci uomini più ricchi di Torino - può contare su un'importante organizzazione come Alleanza Cattolica, su fondi pubblici e su alleanze politiche in tutto il mondo. In un mondo in cui tanti non hanno ancora accesso a Internet, il CESNUR ha un monopolio pressocché totale sul mondo della carta stampata. Io invece posso contare solo su un computer e qualche amico.
Ciò significa che devo far conto su risorse meno visibili. Ad esempio, sia io che il CESNUR facciamo degli errori. Però il pubblico di Internet comincia a rendersi conto che il CESNUR non ammette mai i propri errori. Lo stesso pubblico si rende anche conto che io ammetto i miei errori. E li correggo.
Il pubblico di Internet comincia a rendersi conto che il CESNUR risponde ai propri critici stigmatizzandoli come "terroristi", "farneticanti", appartenenti alla "frangia lunatica", senza mai discutere i contenuti delle critiche. Lo stesso pubblico si rende conto che io cito paragrafi interi degli articoli che critico, in modo che il lettore possa sempre capire di che cosa si discute.
Insomma, per poter competere con il CESNUR, devo essere noioso. Devo ammettere i miei errori. Nel mio caso, l'onestà - come dicono gli americani - è certamente la politica migliore.
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