Massimo Introvigne: studioso o politico?





Il dominio globale e la religione come arma.

Di Lucio Tancredi.

Tratto da Orion, anno VII, n. 9, Settembre 1998. 


 



Introduzione 

I "diritti umani" sono incontestabili. Ben poca gente alzerà la mano per dire che è favorevole per principio alla tortura, alla spoliazione delle vedove o al massacro di chi parla una lingua anziché un'altra. 

Le cose quindi appaiono semplici. Ma in realtà non lo sono. Innanzitutto, viviamo in un mondo complicato e violento, in cui ci sono innumerevoli abusi di ogni sorta, spesso reciproci e a volte inventati. Tutti denunciano, ma non tutti hanno i mezzi per farsi sentire presso il pubblico. In una democrazia di stampo occidentale, il "pubblico" è in realtà composto da elettori-spettatori, cioè da persone che tra l'altro, per vari motivi che lasciamo agli psicologi, sono affascinate dai racconti drammatici e truculenti: l'ingiustizia è da sempre un ingrediente necessario di ogni spettacolo. Insomma, gli abusi attirano l'attenzione. Ognuno poi giustifica questo interesse affermando che è dovuto semplicemente al desiderio che tali abusi cessino; ma la realtà - come dimostra l'invenzione di abusi al cinema - è certamente più complessa, per non dire più contorta. 

Comunque la presentazione di una gamma selezionata di abusi permette di indirizzare opportunamente l'aggressività degli spettatori verso coloro che in qualche modo ostacolano l'espansione del potere di chi denuncia le violazioni dei diritti umani. Questi nemici vengono così trasformati in semplici criminali. E il crimine presuppone il giustiziere, che ovviamente in tal caso è proprio colui che ha fatto conoscere il problema. Inoltre, alla vittima della prepotenza del più forte viene negata così anche la sua condizione: egli stesso viene fatto comparire come un prepotente. 

Per questo motivo, i "diritti umani" non sono in genere una causa ideologica astratta. Sebbene esistano splendide e oneste eccezioni, in genere chi ne parla li usa come uno strumento di potere. Uno strumento che è teoricamente a disposizione di chiunque, certo, perché tutti hanno, magari anche a ragione, un torto di cui lamentarsi. "Chiunque" però, nella società liberista, significa chiunque possieda potere politico e mediatico, poteri che a loro volta derivano dal potere economico. E come si sa, il potere economico del pianeta è saldamente detenuto dagli Stati Uniti. 

Alcuni decenni fa, i diritti umani erano ancora di "sinistra": si parlava all'epoca della vita nelle fabbriche, oppure del Cile, del Vietnam e dell'Argentina, cioè di paesi in cui veniva esercitata in tutta la sua violenza il dominio americano; per poi magari tacere su altri abusi, come quelli compiuti dai partiti comunisti. Oggi non è più così. Le cause vengono decise praticamente sempre dagli Stati Uniti. D'altronde, visto che i diritti umani sono diventati quasi l'unica ragion d'essere di una sinistra ormai incapace di ragionare in termini storici, economici e sociali, la cosa era inevitabile. La sinistra può criticare l'attacco americano all'Iraq, ma non può certo difendere un "nemico dei diritti umani" come Saddam Hussein e quindi finisce per trovarsi emarginata o addirittura subordinata, come avviene ad esempio nel caso della Serbia o del cosiddetto "integralismo islamico". 


 

La destra mondialista 

"Destra" vuol dire tutto e niente. Quindi quando adoperiamo questo termine, dobbiamo precisare a che cosa ci riferiamo. Nel caso nostro, facciamo riferimento a un modello soprattutto statunitense, che però trova riscontri in tutto il mondo. Un insieme di ideologia e di interessi convergenti che promuove la rivoluzione capitalista a livello planetario, e che è quindi profondamente "sovversivo", mentre contemporaneamente si ammanta di discorsi sul "valore della famiglia" o della "religione", in genere "giudeocristiana", ma aperta anche alle suggestioni, tipicamente capitalistiche, del "potenziale umano" e di vari culti imprenditoriali. Il fanatismo religioso della base viene equilibrato da un abile ecumenismo al vertice. 

Da oltre un quarto di secolo, un gruppo ricco e agguerrito di individui lavora all'interno del vacuo contenitore del Partito Repubblicano statunitense per realizzare un progetto di destra i cui pilastri sono il più totale liberismo economico, il sostegno incondizionato a Israele e la mobilitazione religiosa delle masse. Non amiamo parlare di complotti, ma in questo caso ricorrono sempre gli stessi nomi, sebbene dietro un'enorme varietà di sigle, istituti e organismi vari: Jerry Falwell, Paul Weyrich, Viguerie, il "reverendo" Moon, Tim e Beverly LaHaye, Pat Robertson, sono probabilmente i più noti. 

Un utile documento disponibile su Internet e intitolato Washington Inc. :Creating The Machinery For Downsizing Labor Costs spiega in maniera chiara la loro strategia: 
 
 

«I loro sforzi impegnano una serie di strategie e di risorse che vanno dal finanziamento delle campagne elettorale a sforzi sofisticati per reclutare e indottrinare giovani capaci perché occupino posizioni come sostenitori di posizioni politiche conservatrici. Al centro però di tutto questo sforzo è stata la creazione di un nuovo meccanismo per partecipare con successo alle discussioni politiche nazionali: il think-tank ideologico. 

Questi nuovi "think-tank" hanno permesso un sostegno e una direzione di basso profilo (quando non addirittura anonimo) da parte dei loro creatori e sponsor. Essi permettevano di far arrivare la 'immagine' di un accademico pensoso sugli schermi televisivi nazionali, che sosteneva che le grandi imprese erano un bene per tutta la nazione e senza che ci fosse alcun apparente legame tra quella immagine e i miliardari che lo avevano finanziato. Essi potevano così alimentare la crescente richiesta per programmi che trattassero questioni pubbliche, una richiesta tipica della nascente 'età dell'informazione' con la sua industria elettronica delle informazioni sempre più commerciale. Essi potevano assorbire enormi quantità di fondi e creare l'illusione che scelte politiche concordate in maniera centralizzate rappresentavano il consenso di quelli che sembravano pensatori pubblici molto diversi e apparentemente indipendenti»

 
 

Piccoli mondialisti italiani 

Questa strategia è stata adottata dagli alleati della destra statunitense anche in altri paesi. 

Prendiamo un esempio certamente casareccio rispetto alle grandi imprese politico-culturali statunitensi, quello di Alleanza Cattolica, la "consorella" povera dell'organizzazione dei latifondisti brasiliani Tradizione, Famiglia e Proprietà. Recentemente, forse per diktat estero, l'Italia ha conosciuto un'improvvisa e poco naturale "bipolarizzazione". Una sinistra esisteva già, ma è stato necessario inventare, per giunta nell'arco di pochi mesi, una destra da contrapporle. E Alleanza Cattolica ha potuto svolgere un ruolo cruciale nella costituzione di una classe dirigente di questa destra, avendo lavorato per anni a formare i propri quadri in un contesto cattolico ma anche liberista, a contatto - tramite la TFP - anche con i circoli della destra statunitense. 

Oggi il sito Internet della "destra in Italia" (http://www.geocities.com/CapitolHill/2758/destra.html), carico di tricolori e simboli di Forza Italia, definisce Alleanza Cattolica la "associazione cattolica che più si è schierata col Polo per le libertà". E in effetti Alleanza Cattolica ha fornito il portavoce - Alfredo Mantovano - ad Alleanza Nazionale e il capogruppo - Vietti - al CCD (partito in cui milita anche Introvigne), mentre la pagina culturale del Secolo d'Italia è ormai in mano a Marco Respinti, altro militante alleantino. 

Il progetto fondamentale di Alleanza Cattolica non consiste nel tradizionalismo cattolico (discutibile, però pur sempre nel solco della nostra tradizione nazionale), ma nella creazione di una "vera" destra liberale, che dovrebbe imitare quella statunitense. Una destra basata sui pilastri del libero mercato, dei valori "giudeocristiani" e dell'occidentalismo. 


 

Soldi e multinazionali dello pseudospiritualismo 

Alleanza Cattolica ha avuto successo anche grazie a uno straordinario bluff, la costituzione del CESNUR, il "Centro Studi Nuove Religioni", dedicato alla ricerca su ciò che molti chiamano "sette", ma con finalità sorprendentemente apologetiche. Il fondatore è l'esperto in brevetti e autoproclamato sociologo Massimo Introvigne, uno dei principali dirigenti "alleantini" e un tempo esecratore particolarmente aggressivo di ogni supposta eresia. È rimasta memorabile la sua descrizione della Nuova Destra francese come "classe dirigente di riserva per la Rivoluzione" (Massimo Introvigne, "GRECE e Nouvelle Ecole", in Cristianitภn. 32, dic. 1977). Il 'neopaganesimo' francese allora era: 

 
 

«Un 'cocktail' di evoluzionismo, di neopositivismo, di scientismo, di rivoluzione sessuale e di dottrine chiaramente massoniche in una presentazione 'indoeuropea': in primo luogo per corrompere in modo sottile quei giovani che si sottraggono al conformismo socialcomunista e progressista, favorendo la loro trasformazione in 'rivoluzionari anonimi'; in secondo luogo, per preparare l'inquinamento di ogni eventuale reazione anticomunista, e per tentare di soddisfarne le inevitabili esigenze spirituali in senso anticattolico e antimetafisico, nella prospettiva di un oscuro e funesto miraggio neopagano» (p. 5).

 

Insomma, tutto ciò che non rientrava sotto le ali del Vaticano era allora "rivoluzionario". È quindi a dir poco sospetto l'improvviso ecumenismo di Introvigne, aperto a organizzazioni anche furiosamente anticristiane. Un ecumenismo comprensibile soltanto nella logica della destra di impronta statunitense - la "religione" è sempre un bene; un concetto che già a suo tempo René Guénon aveva smascherato nei suoi studi sul neospiritualismo e sulla mentalità protestante. Anche se non siamo "guenoniani", non possiamo che concordare con l'idea secondo cui una cattiva religione sia peggiore e non migliore del cosiddetto "materalismo". D'altronde, il gioco del CESNUR è di una sottigliezza gesuitica: l'organizzazione cerca di avvicinare anche gruppi piccoli e autentici, spesso vicini in qualche modo al nostro mondo, per creare un vasto fronte in difesa delle multinazionali dell'immaginario. 

Occupandosi di un campo apparentemente marginale, il CESNUR è riuscito rapidamente a imporsi come un'autorità nel settore, allacciando contatti con il piccolo mondo dei 'sociologi delle religioni', una categoria di persone, raramente laureate in sociologia, che vive da anni con i fondi che ottengono dalle ricche multinazionali cultistiche di provenienza statunitense per fare 'ricerche' che salvino la loro immagine, nei tribunali o con i media. 

Il sociologo Benjamin Zablocki  ("The Blacklisting of a concept: The strange history of the brainwashing conjecture in the sociology of religion", Nova Religio, The Journal of Alternative and Emergent Religions.  Ottobre, 1997) denuncia questa curiosa simbiosi, tipicamente americana, tra committenti e ricercatori: 
 
 

«La sociologia delle religioni non può più sfuggire all'antipatica questione etica di come trattare le grosse somme di denaro che vengono immesse in questo campo dai gruppi religiosi studiati e, in misura minore, dai loro avversari. Sia che si tratti di sovvenzioni per le spese di ricerca, di sovvenzionamenti alle pubblicazioni, di opportunità di sponsorizzazione e di partecipazione a convegni, o di onorari diretti per servizi resi, questo denaro non è poco e la sua influenza sui risultati delle ricerche e sulle posizioni prese riguardo a controversie accademiche è in gran parte sconosciuta»

 
 

L'amico degli americani 

Recentemente, abbiamo avuto un'affascinante dimostrazione della maniera in cui gruppi piccoli e grandi collaborano al progetto di dominio globale. 

Il 30 luglio 1998, Massimo Introvigne - presidente del CESNUR, militante di Alleanza Cattolica sin dalla prima adolescenza e uno dei suoi cinque "consultori nazionali" - è stato invitato a deporre a Washington davanti alla commissione rapporti internazionali del Congresso statunitense, in una riunione congiunta con la Commissione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa. Quest'ultima, tipicamente, un ente che dovrebbe occuparsi dell'Europa ma lavora dagli Stati Uniti. L'agenda dell'incontro già definiva in maniera chiara il bene e il male: si doveva discutere della "permanente intolleranza religiosa in Europa (continuing religious intolerance in Europe)." Tra i relatori, un avvocato di Scientology, ma Introvigne era indiscutibilmente l'ospite d'onore. 

Il problema affrontato nel consesso era la "intolleranza religiosa" in alcuni paesi tra cui, indicati a dito, Francia, Germania, Belgio, Austria, Grecia, Uzbekistan, Russia, Macedonia, Romania, Ucraina, Turchia e Belarus, accusati di praticare restrizioni definite impermissible e alarming ancora prima che si aprisse la riunione. Quando i compatrioti di Rambo iniziano a dire queste cose, c'è da tremare. Un chiaro esempio di "intolleranza" proviene dalla Spagna, dove la Trinity Broadcasting Network (la TBN), certamente l'esempio più kitsch del telepredicatorismo di destra statunitense (alla sede principale si accede per una grandiosa scalinata pseudobarocca con statue di angeli che uccidono draghi) si lamenta di aver speso oltre un milione di dollari per impiantare la propria macchina propagandistica, per poi trovarsi il permesso di trasmettere revocato semplicemente perché la rete era priva di licenza. La TBN ha chiesto l'intervento del governo americano e infatti un rappresentante della network era tra gli invitati alla riunione a Washington. 


 

L'amico degli americani invita a "monitorare i critici" 

Alla riunione hanno fatto seguito alcune riunioni a porte chiuse tra Introvigne e responsabili americani per ciò che essi chiamano sicurezza, anche se il resto del mondo potrebbe chiamarlo in altro modo. Il relatore italiano afferma sul suo sito Internet di aver dato consigli su come "monitorare il movimento antisette" a "livello nazionale e internazionale", un nuovo e impegnativo compito per il potere americano. 

Durante il suo intervento, Introvigne ha difeso, non casualmente, due multinazionali particolarmente care al potere globale, la Chiesa dell'Unificazione di Sun Myung Moon, autoproclamato Messia, accanito finanziatore del Partito repubblicano e amico di lunga data di Reagan e dei grandi telepredicatori evangelici americani; e la Chiesa di Scientology. 

Ovviamente se queste multinazionali incontrano problemi in varie parti del mondo, la colpa non può essere loro. Questa volta, sotto accusa non sono i soliti "integralisti islamici" ma i "politici socialisti" europei che condurrebbero attivamente una "persecuzione religiosa." 

Dopo aver detto che "non spetta agli studiosi dare consigli", Introvigne ha dispensato i propri consigli ai compatrioti di Madeleine Albright (il cui portavoce già si era distinto per aver minacciato il governo svedese per aver resi pubblici alcuni testi segreti di Scientology). Bisogna considerare "a rischio" non solo le tradizionali aree di interferenza statunitense nel Terzo Mondo, ma anche "Francia, Belgio, Germania e Grecia;" bisogna far ritirare i finanziamenti pubblici agli organismi che si occupano di sette (Introvigne non accenna al CESNUR, finanziato dalla giunta berlusconiana della Regione Piemonte); eventualmente si possono colpire i singoli membri dei culti che commettono delitti, senza toccare i loro mandanti. 

Come abbiamo già detto, gli abusi dei diritti umani esistono; bisogna vedere quali si scelgono e quale è il loro rapporto con il contesto più generale. Questo è il caso in particolare della Germania, dove vigono leggi di un'arbitrarietà straordinaria contro nazionalisti, comunisti ed "estremisti" vari. Comunque sono leggi che hanno come scopo teorico la repressione di presunti "movimenti totalitari" (e infatti in passato hanno colpito anche i comunisti, messi fuorilegge nella democratica repubblica di Bonn come in Cile). Ora, per la prima volta, i tedeschi si trovano ad affrontare un vero movimento totalitario, ricchissimo e rigidamente organizzato, con strutture a livello planetario, che si infiltra nell'economia e nella politica e che obbedisce a ordini provenienti dall'estero. La Germania non ha preso alcuna misura concreta contro questo movimento, ma lo ha certamente criticato a livello ufficiale e ha insistito nel non riconoscerlo come "religione", una definizione che la sottrarrebbe definitivamente a ogni forma di controllo. 


 

"Odio", "Tempi bui" e la Legge Mancino 

Parlare di "intolleranza religiosa" nell'unico paese europeo che da tre secoli conosce la pacifica convivenza di cattolici e protestanti è ovviamente ridicolo. Ma ancora più ridicolo è stata la "dichiarazione pubblica" del CESNUR del 15 agosto 1996, in cui questa organizzazione descriveva un proprio convegno come "una celebrazione di successo degli studiosi di religione così come della tolleranza e della libertà" e poi condannava la minaccia di boicottaggio, da parte dei giovani democristiani tedeschi, di un film con l'attore e scientologo Tom Cruise, come "indice di un fanatismo estremamente pericoloso, che identifica nelle nuove religioni il capro espiatorio di ogni tipo di malessere sociale". Immancabile il riferimento a "reminiscenze dei tempi bui della recente storia europea". I cesnuriani hanno concluso il loro appello invitando i governi ad "assicurarsi che questa campagna di odio venga fermata senza alcun ritardo".  I lettori di Orion conoscono bene la retorica dei "tempi bui" e dello "odio", resi attuali anche in Italia dal recente ricorso da parte di Scientology a denunce in base alla famigerata Legge Mancino: uno dei denunciati più recenti è un piccolo imprenditore veneto reo di aver accusato la multinazionale statunitense di aver lasciato morire sua moglie senza adeguate cure mediche. Che l'accusa sia vera o falsa, è una dimostrazione terrificante dell'arbitrarietà di questa legge: ricordiamo che punisce con tre anni di carcere, la privazione dei diritti civili e in certi casi anche il sequestro della casa e i lavori forzati "chiunque" promuova "in qualunque modo" "idee" di "odio" e di "discriminazione". 


 

Il diritto all'identità 

Nel resto del mondo, il problema è spesso culturale: cambiare la religione di un popolo significa trasformarne anche l'identità. Per questo gli zapatistas del Chiapas sono entrati in un conflitto (certo poco noto) con gli evangelici locali; per questo molti israeliani sostengono la necessità di controllare l'afflusso dei missionari; i greci guardano con forte diffidenza chiunque attacchi la Chiesa ortodossa; la Cina, memore del ruolo politico dei missionari in passato, entrati nel paese con la forza delle armi straniere, rimane molto diffidente verso l'arrivo di proselitismi esteri. 

Non vogliamo con queste considerazioni sposare qualche causa repressiva, fosse anche difensiva. Nella reazione sociale all'invasione settaria si confondono molti elementi di ogni tipo; e come spesso succede sono i più deboli a rimetterci (si pensi alla clamorosa ingiustizia dell'incarcerazione del satanista Marco Dimitri in Italia o al "trattamento sanitario obbligatorio" imposto da un sindaco ligure a due predicatori evangelici). Ma vogliamo sottolineare come, in Europa, non si tratta di negare diritti ai culti; si tratta di negare loro i privilegi associati (purtroppo) alla definizione di "religione." La "persecuzione" di Scientology in Germania consiste nel fatto che sono sottoposti a una discreta sorveglianza poliziesca; e che devono pagare le tasse e persino gli stipendi ai propri dipendenti. 


 

L'amico americano in guerra con il mondo 

Se l'Impero ha deciso di dare la parola al proprio suddito Introvigne, è evidentemente perché costui aveva qualcosa di utile da dire. Ed è interessante vedere chi è che ha invitato il brevettologo italiano a pontificare sulla "persecuzione religiosa". Si tratta del deputato repubblicano Christopher H. Smith. Assieme al senatore Alfonse D'Amato, egli gestisce la commissione parlamentare proprio sui "diritti umani". D'Amato probabilmente lo conoscete già per il successo che ha fatto riportare alle lobby ebraiche nelle loro campagne contro le banche svizzere. 

Christopher H. Smith è un uomo che nessuno può accusare di incassare il proprio stipendio senza lavorare. Dal suo sito internet (http://www.house.gov/chrissmith/PRESS.htm) apprendiamo alcune delle cause nelle quali si è impegnato solo nella prima metà del 1998. Egli conduce una campagna contro il governo della Birmania; per la condanna di Milosevic per "crimini di guerra" e l'aggravamento delle sanzioni contro la Serbia; contro la Cina; contro gli ex-comunisti nei paesi dell'Est; contro il Sudan; contro l'apertura verso il Vietnam; una serie di misure per vietare l'aborto; attività per censurare Internet, ovviamente con la scusa della lotta alla pornografia; per la difesa di prodotti considerati antiecologici; per l'aumento delle forze di polizia; ha avuto un incontro personale con Binyamin Netanyahu; ha organizzato una commemorazione di Madre Teresa di Calcutta; minaccia il governo slovacco; ha fatto passare una legge per triplicare i fondi a disposizione di Radio Free Asia, un'emittente che da anni propaganda i valori dell'impero in Estremo Oriente. Nel luglio del 1997, ha anche promosso una legge che obbligherebbe il Giappone a chiedere formalmente scusa per la sua aggressione durante la Seconda Guerra Mondiale e per le atrocità commesse. 

Di particolare importanza è l'approvazione, il 16 giugno del 1998, di una legge proposta da lui che obbliga il grande poliziotto a prendere misure attive in tutto il mondo contro la "persecuzione religiosa." Prima di cadere nella trappola linguistica chiedendoci, "ma cosa c'è di male - non sarete favorevoli alla persecuzione religiosa?" va ricordata l'assoluta arbitrarietà di una misura simile: da una parte, "perseguitare" può significare semplicemente (come nel caso di Scientology in Germania) non concedere a un'organizzazione i privilegi dello status di religione; mentre, dall'altra parte, giuristi e accademici concordano tutti sul fatto che non esiste, e forse non può nemmeno esistere, una definizione certa di cosa sia una "religione". 

Come sempre, non è tanto questione dei diritti e dei torti in sé; quanto di quali diritti e quali torti si decide di portare in primo piano: mentre esige il pentimento del Giappone, Smith non solo non chiede scusa per l'aggressione statunitense al Vietnam ma si oppone attivamente a ogni apertura verso quello sfortunato paese. 

Di ognuna delle innumerevoli cause promosse da Smith si può dire la stessa cosa. Gli abusi nel Sudan - veri o presunti, è irrilevante - attirano la sua attenzione dal momento in cui questo paese ostacola il dominio imperiale sull'Africa, mentre quelli dell'Arabia Saudita o di Israele non lo interessano affatto. Assieme a D'Amato, Smith nel 1993 è persino arrivato a presentare una proposta di legge - fortunatamente bocciata - che condannasse la Germania per la sua "persecuzione" di Scientology, mentre non sembra essersi mai interessato alle accuse, anch'esse riguardanti la violazione di diritti umani, mosse contro questa organizzazione (inutile dire che non ha mai chiesto alla Germania di abolire le sue leggi che prevedono l'arresto a tempo indeterminato per delitti di opinione). Tra tutti gli atti di violenza commessi recentemente nei Balcani, poi, Smith - come i media internazionali - ha deciso che contano solo quelli commessi dai serbi, cioè da coloro che si sono dimostrati più restii a farsi globalizzare. Tutte queste prese di posizione ovviamente si accompagnano a due presupposti, profondamente radicati nella storia americana: che gli USA abbiano ragione moralmente e che abbiano il diritto di applicare, con la forza se occorre, le proprie idee agli angoli più remoti del mondo. 

Madre Teresa di Calcutta e la lotta contro l'aborto - campo nel quale Smith ha avuto anche un discreto successo - fanno invece parte del progetto per la creazione di un immaginario di "destra", con i suoi "valori giudeocristiani", da contrapporre agli altri santini e cause sessuali della "sinistra." Le infantili ma eccitanti risse sull'aborto, sui diritti degli omosessuali o sulla definizione di Rosy Bindi ("ministro" o "ministra"?) sembrano destinate a prendere il posto delle riflessioni su chi domina il mondo. 

Perché alla fine, per i simili di Smith, ciò che conta è trasformare lo spettacolo dell'abuso e dell'etica in pretesto perché gli Stati Uniti possano esercitare il ruolo di poliziotto planetario. 

Alleanza Cattolica risale all'America Latina, ai suoi finti nobili fornitori di caffè per le colazioni statunitensi; ma indubbiamente sta cercando di inserirsi nella logica della strategia, ormai planetaria, della destra americana.




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