Miguel Martínez Per agevolare la lettura, il testo è stato diviso in undici parti.
sabato, 17 settembre 2005 Dopo la beffa, arriva il Complotto (IV) Lettera aperta ad Arturo Diaconale, Direttore dell'Opinione Caro Arturo, Credo che ci possiamo dare del tu, visto il nostro ormai pluriennale rapporto. Sono, infatti, il terrorista islamonazicomunista preferito del tuo giornale. Inoltre, io ho un semplice blog, mentre tu dirigi il San Marino dei quotidiani italiani, per cui tra piccoli ci capiamo. So di non rubarti tempo, visto che il tuo giornale ha dedicato molte ore di lavoro dei suoi giornalisti a me, per spiegare ad esempio come io abbia progettato, nel lontano 2002, di mettere a ferro e fuoco Firenze, e adesso per spiegare che io sarei al centro di una campagna per unire l'ala estrema dei no global, il Campo Antimperialista, l'onorevole Dacia Valent, Indymedia, l'Ucoii e i neonazisti di tutto il mondo contro un simpatico signore romano che dispensa presunti titoli nobiliari somali. Ricordiamo che il signore in questione ha dispensato il titolo di Cavaliere dello Shekal anche a qualche tuo giornalista. Mi dicono che il tuo giornale chiude alle quattro del pomeriggio, per cui hai sicuramente molto tempo per leggermi. Inoltre, visto che tutti in questo periodo parlano di avvocati, preciso che non ho alcuna intenzione di denunciare il tuo giornale per l'ultimo articolo che hai fatto pubblicare sul mio conto. Ti scrivo per un altro motivo. Alcuni giorni fa, un tuo giornalista, Aldo Torchiaro, ha scritto, in base a conclusioni tratte da un giro di alcuni minuti su Internet, che un'associazione perfettamente legale in Italia avrebbe usato alcuni soldi per comprare "tritolo, kalashnikov e berette nostrane" per i "tagliagole di al-Zarqawi". Con dieci ulteriori minuti spesi su Internet, Torchiaro avrebbe scoperto che l'associazione in questione è totalmente contraria alla politica di al-Zarqawi. Ma anche se non lo fosse, non sarebbe facile fargli pervenire i soldi. Infatti, nemmeno la CIA sa dove si trovi, o se esista, al-Zarqawi (hanno distrutto una città di 300.000 abitanti solo perché accusata di ospitarlo, e lui non c'era). I soldi in questione si trovano tutti su un conto in Italia, bloccati da un'inchiesta della magistratura. Solo dopo che Torchiaro aveva scritto quelle parole (e un analogo articolo sull'Opinione), la magistratura ha dissequestrato il conto, non avendovi trovato nulla di illegale. Proprio ieri, invece, sull'Opinione Aldo Torchiaro ha collegato, come "coincidenze inquietanti", l'esplosione di una bomba-souvenir (gli stessi inquirenti escludono che sia stato un atto di terrorismo) nella caserma dei carabinieri di Latina, con il fatto che sempre a Latina dovrebbe tenere un comizio Gianfranco Fini, e questo con il fatto che fosse stato Fini a negare i visti per il convegno di Chianciano sulla resistenza irachena. Preso dall'eccitazione, Torchiaro ha perso così di vista una "coincidenza" molto più preoccupante: Gianfranco Fini è stato l'unico uomo politico di destra a contraddire il cardinale Ruini sulla procreazione medicalmente assistita. Per un giornalista che pretende di essere "laico", è un'omissione gravissima.
Inquietanti coincidenze. Perché Aldo Torchiaro cerca di insabbiare la pista clericale? Mi sono chiesto perché un giornalista, certo dal carattere focoso e facile da ingannare, ma sicuramente non di animo malvagio, come si vede chiaramente dalla foto sul suo blog, possa prendere tali cantonate (voglio ritenerlo in buona fede, escludendo che egli cerchi deliberatamente di coprire manovre clericali). Adesso credo di capire. Tu e io conosciamo ormai bene le condizioni di Dimitri Buffa (il Cavaliere dello Shekal), e quindi ci possiamo capire al volo. Nel caso non ne fossi pienamente al corrente, puoi andare a vedere sul suo blog, che viene linkato direttamente dalla home page del quotidiano che tu dirigi.
Dimitri Buffa si presenta senza occhiali su un forum del Partito Radicale Ora, su quel blog leggo una frase che mi ha fatto gelare il sangue. In un recente post, Dimitri Buffa sostiene l'esistenza di una "campagna di minacce di delegittimazione" contro certi giornalisti, "a cominciare da Aldo Torchiaro, mio sottoposto a L'opinione, minacciato dalla figlia di Siad Barre per conto della Islamic anti defamation league"Tu starai sicuramente ridendo, pensando alla beffa in cui è caduto Torchiaro, per mano dell'inesistente "figlia di Siad Barre". Io invece sono rimasto profondamente colpito dall'espressione, "Aldo Torchiaro, mio sottoposto". Come sai - perché lo hai fatto pubblicare sull'Opinione - io ho passato diversi anni in una setta. Uno degli aspetti più profondamente negativi di ogni setta consiste proprio nel meccanismo gerarchico, che permette a persone limitate, o con disturbi psicologici, di sentirsi realizzate per il solo fatto che altre persone siano loro "sottoposte". Questo innesca un meccanismo terribile, in cui il sottoposto può commettere anche follie pur di somigliare appunto a chi lo sottomette; mentre colui che sottomette vive nella perenne paura di venire superato da qualcuno più intelligente o meno turbato di lui. E così, chi si trova in posizione dominante gareggia con il proprio sottoposto nel farsi notare: il risultato non può che essere una catastrofica gara di autodistruzione, tra dominante e dominato. Nelle parole di Dimitri Buffa, ne riconosco tutti i sintomi. Credo che sia urgente, per la salute del tuo giornale, di Aldo e dello stesso Buffa risolvere il problema, prima che sia troppo tardi. Senza giri di parole: devi liberare Aldo. Non si può permettere che Aldo continui a passare gli anni migliori della sua vita inventandosi scoop che rendono ridicoli sia lui, che il tuo giornale, solo per imitare e compiacere il suo superiore, che si dedica nel contempo alle più folli invenzioni, pur di mantenere l'altro nella sua posizione di sottoposto. Non sto dicendo che il vostro giornale non debba più occuparsi del mio blog, o il mio blog del vostro giornale: come dicevo, tra piccoli ci capiamo. Suggerisco semplicemente di dividersi i compiti; vorrei che da ora in poi a occuparsi di me fosse esclusivamente Aldo Torchiaro. Mi sentirei più tranquillo in sua compagnia che in quella di Buffa, come - penso - chiunque. E sarei anche disposto a raccontare a Torchiaro tutto della vita di un traduttore di manuali tecnici. Un traduttore di manuali tecnici che, per inquietante coincidenza, ha anche visitato New Orleans pochi decenni prima che Katrina la distruggesse. In attesa delle tue decisioni, permettimi di esprimere tutta la mia
giovedì, 22 settembre 2005 Aldo Torchiaro entra nella nostra famiglia La buona notizia è che la piccola cena tra
lettori di questo blog si è guadagnata ben tre articoli
sulla stampa nazionale.
La brutta notizia è che tutti e tre gli articoli, come ci segnala un anonimo commentatore a questo blog, sono usciti lo stesso giorno, e tutti sul San Marino dei quotidiani, l'Opinione. E sono proprio un articolo a testa: uno del Cavaliere dello Shekal, Dimitri Buffa, uno del Pollo d'Oro, Aldo Torchiaro e uno di Massimo "Abdul Hadi" Palazzi, erogatore di titoli nobiliari della Repubblica Democratica Somala. Non mi dispiace affatto, anche se avrei preferito qualche organo di stampa più importante, come ad esempio Il Sabato di Imola. Comunque, come avevo già scritto, tra piccoli ci capiamo. Sostanzialmente, si tratta di una vendetta dei tre per la beffa che ha fatto di Aldo Torchiaro il Pollo d'Oro dell'anno. Qualcuno potrebbe obiettare, che un quotidiano non va usato per piccole vendette personali, incomprensibili ai lettori. Se si trattasse del Sabato di Imola, sarei d'accordo. Ma i lettori dell'Opinione - cioè io, i redattori e qualche loro amico - seguono ormai più o meno tutti questo blog, e quindi sono perfettamente informati dei fatti. La nostra cena viene citata (con un brano preso pari pari da questo blog) per un motivo che potremmo definire umoristico: "Poi la proposta per compensare la mancata due giorni a Chianciano, paese noto per le terme e per trasformare il fegato da malato in sano, con una sana abboffata di estremisti in pizzeria, magari a spese degli ignari finanziatori del terrorismo iracheno: “Non mancate, in margine, potremmo anche organizzare una cena tra i commentatori più assidui di questo blog, che ne dite?”. Certo che se questa area antagonista dell’occidente è tutta messa così allora tutto sommato si capisce perché la polizia li sottovaluti e li lasci giocare ai tifosi del terrorismo e a bruciare bandiere statunitensi e israeliane: certi cani abbaiano, e lo fanno in modo disgustoso, ma non mordono niente. Insomma fanno stragi e fanno macelli ma solo col vino de li Castelli."Se fosse così, a fare la figura dei polli, anche se meno dei quarantaquattro deputati americani, sarebbero proprio i giornalisti che hanno sparato titoli sconvolgenti sul "convegno dei terroristi". Per citare un giornale a caso, cioè L'Opinione: " Affondo di Pisanu contro il terrorismo. Campo Antimperialista legato ad Al Qaeda?", oppure "“E’ un network terrorista”. Antimperialisti nel mirino." O un blog a caso, cioè quello di Aldo Torchiaro, che parla della "madre di tutte le battaglie". Lasciamo anche perdere il fatto che il convegno di Roma ha come scopo quello di rilanciare l'idea originaria: un convegno con i rappresentanti della resistenza irachena. Nessuno ha pensato di invitare alla nostra cena gli organizzatori o i relatori del Convegno, i quali non ne sanno nulla. Ma L'Opinione, come Cronaca Vera (se ci è permesso confrontare il San Marino di Arturo Diaconale con una pubblicazione infinitamente più importante) non sarebbe se stesso, se badasse ai banali fatti. Comunque credo sia importante lasciare a Buffa e Palazzi la loro battuta. Dà un senso di allegria, e i tre ne hanno certamente bisogno. A noi non costa niente. Torchiaro invece non ci arriva a una simile battuta.
L'ultima pista che sta inseguendo è quello di un messaggio
apparso su qualche forum, presumibilmente in lingua araba, che
reca la firma del principe dei troll telematici, Abu Musab
al-Zarqawi. Per fare messaggi a firma di al-Zarqawi, basta una
conoscenza superficiale della lingua araba (comune a oltre 200 milioni
di persone) e una connessione modem. Non c'è bisogno dell'ADSL,
né - ovviamente - di essere al-Zarqawi, che secondo molte
fonti è morto, secondo altri non esiste. In ogni caso, è una balla che la faccenda sia "documentabile", come scrive Aldo Torchiaro. Se Torchiaro avesse l'IP di al-Zarqawi, avrebbe incassato la taglia del secolo e si sarebbe potuto permettere di mandare a quel paese una volta per tutte Dimitri Buffa . Il Principe dei Troll (un po' come i vari "spernacchiapanzoni" di Indymedia) avrebbe postato - non si sa dove o quando - un messaggio in cui direbbe ai propri lettori di non uccidere i seguaci dell'ayatollah al-Baghdadi. Basta questo post in uno sconosciuto forum, perché al-Baghdadi diventi, per una serie folle di proprietà transitive, "l’ambasciatore di Bin Laden", e anzi, "un uomo di Al Qaeda in piena regola e con pieni poteri." In sostanza, si tratta dell'approccio draculiano, cara ai complottisti di estrema destra e sinistra, oltre che ai Torchiari. L'alqaedicità, come il vampirismo, si trasmette per contatto: basta una piccola, quasi impercettibile puntura, e lungo tutta la catena che va dalla Transilvania a Roma, si mantiene con uguale forza, o "pieni poteri", in ogni contaminato.
Una recente foto segnaletica di Abu Musab al-Zarqawi, per una volta senza la sua mitica tastiera
Perciò, faccio il seguente comunicato pubblico: per favore, non fate più dispetti ad Aldo Torchiaro. Lo dice proprio Miguel Martinez, amico degli organizzatori del convegno di Chianciano, a cui avrebbe dovuto partecipare al-Baghdadi, che a sua volta... Mentre Aldo inizia a sentire quello strano prurito sul collo che noi ben conosciamo, passiamo a un'ultima questione. Il fatto che Buffa, Torchiaro e Palazzi finora non abbiano mai scritto nulla di divertente, e che quando lo hanno fatto, hanno detto tutti e due la stessa battuta (quella sulla nostra modesta cena), ci obbliga a porci una domanda seria: quanti neocon ci vogliono per inventare una battuta? La risposta è, almeno tre: Palazzi, Buffa e - dietro le quinte - il direttore dell'Opinione, Arturo Diaconale.
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