Proposta di interpretazione, metodologia e periodizzazione per la storia della filosofia marxista
(1839-2002)

XIII parte
 



Per agevolare la lettura, questo articolo di Costanzo Preve, apparso per la prima volta sulla rivista Praxis è stato diviso in quattordici parti.

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45. La radicale semplificazione attuata da Stalin del materialismo storico è anch'essa molto interessante. Il materialismo storico diventa una grande narrazione continua, omogenea e teleologica di cinque stadi successivi (comunismo primitivo, schiavismo, feudalesimo, capitalismo e comunismo staliniano), applicabili al mondo intero, dall'Europa alla Cina, dall'India alla Mesopotamia. Ho scritto cinque, e sono solo cinque. Il modo di produzione antico-orientale non è previsto, e quello asiatico neppure. Questa semplificazione non è peraltro fedele alle intenzioni di Marx, perché come Althusser a suo tempo ha correttamente dimostrato, il modo di produzione marxiano autentico non è inserito in una temporalità storicistica omogenea e teleologica. Ma questi sono dettagli. Stalin doveva far passare un unico modello di sviluppo comunista mondiale, e questo non sarebbe stato possibile se le società precapitalistiche fossero state classificate in molti modi distinti (modello europeo schiavistco-feudale, modello asiatico cinese ed indiano, modello arabo-musulmano tributario, modello africano familiare-comunitario, eccetera). Inoltre, Stalin doveva far dimenticare il fatto increscioso che in passato erano esistite società classiste ma senza proprietà privata individuale, perché questo avrebbe sollevato inquietanti analogie con la società staliniana stessa.

La trasformazione del materialismo storico di Marx in teoria dei cinque stadi restò nei sistemi scolastici dei paesi socialisti fino alla loro dissoluzione nel triennio 1989-1991. Essa era appunto il modello di quelle "grandi narrazioni" che giustamente Lyotard criticò nel suo libro del 1978 con cui fu inaugurato ufficialmente il post-moderno filosofico. Di fronte alle pacate obiezioni degli storici di professione, la burocrazia comunista non volle mai sentire ragioni. Cinque erano, e cinque dovevano restare. Credo che i cardinali del Santo Uffizio che processarono Galileo in nome dell'astronomia geocentrica siano stati degli spregiudicati innovatori in paragone dei burocrati comunisti.

46. Il "comunismo scientifico" di Stalin divenne una materia di insegnamento autonoma nelle scuole di partito e poi in tutto il sistema scolastico sovietico e socialista. Mentre per Marx ed Engels il termine "scienza" alludeva ad una previsione razionale basata su ipotesi, secondo un modello di lontana ma robusta origine aristotelica, per Stalin "scienza" cominciò ad essere una progettazione da ingegnere. Il socialismo era così costruito come si costruisce un ponte o una diga. L'idea che una società dovesse essere costruita era esattamente quello che Marx ed Engels chiamavano "socialismo utopistico", nel 100% del suo significato letterale. Le utopie vengono infatti ideate, progettate, costruite e realizzate. Anche se questo può sembrare paradossale, Stalin fu il più grande esponente del socialismo utopistico mai esistito. Questo non fu capito da molti, come ad esempio Ernst Bloch, per il fatto che utopista sembra il contrario di concreto, realista, attento ai veri rapporti di forza, eccetera. Ma nel senso di Marx utopista non vuol dire cretino con la testa nelle nuvole, ma persona pratica e capace che però intende "progettare" la costruzione di una società. L'utopia staliniana, peraltro rafforzata dalla grande vittoria degli anni 1941-1945, sia pure pagata a carissimo prezzo (ma il cui carattere "emergenziale" rafforzò il modello anch'esso emergenziale del regime), era un'utopia con data di scadenza. E questa data di scadenza venne relativamente presto.

47. La quarta fase della storia della filosofia marxista va dal 1956, l'anno della destalinizzazione ufficiale, al 1991, l'anno della dissoluzione definitiva ed irreversibile del comunismo storico novecentesco. Questa quarta fase assomiglia per molti versi alla seconda fase, nel senso che è un periodo di proposte confliggenti. Non a caso, i "ripescaggi" dei principali esponenti di questa seconda fase (Gramsci, il giovane Lukàcs, Korsch, eccetera) furono numerosi. Si tratta però di una fase tragica, in cui una generazione di teorici fu bruciata. In piena illusione, e con falsa coscienza necessaria, questa generazione credette che quella che era una fase di decadenza irreversibile e di morte imminente fosse una fase di promettente rinnovamento. L'autunno fu scambiato per primavera. Ma quello che sarebbe venuto sarebbe stato l'inverno, non l'estate. È questa la chiave interpretativa generale per interpretare correttamente questo periodo visto nel suo complesso.

48. Nel XX congresso del PCUS del 1956 Krusciov, successore di Stalin e suo stretto collaboratore nei processi degli anni Trenta, liquidò lo stalinismo in termini di "culto della personalità". Espressione tautologica che non significava ovviamente nulla, perché non spiegava perché questo culto della personalità c'era stato. Il culto della personalità, come in altri casi consimili, era stato un necessario momento di unificazione simbolica nella costruzione processuale della classe dei burocrati dello stato-partito. Adorando Stalin, i burocrati adoravano se stessi. Ma i continui processi destabilizzavano questa nuova casta, anche perché Stalin aveva populisticamente la tendenza a rivolgersi direttamente al popolo. Il XX Congresso stabilizzò anche simbolicamente la struttura della nuova burocrazia, dandole un volto collegiale, che fu perfezionato nel 1964 con l'avvento al potere di Breznev.

Questa collegialità era politicamente stagnante, e non a caso non fu in grado di produrre una nuova sintesi ideologica del marxismo. Il nuovo papa ideologico Suslov incarnò in modo perfetto questa stagnazione. La polemica contro la Cina ed il maoismo costrinse di fatto questa direzione collegiale a soluzioni teoriche sempre più coservatrici. Si cominciò a parlare apertamente di socialismo non come formazione economico-sociale di transizione al comunismo, ma come di autonomo "modo di produzione". Si parlò di socialismo reale, o "socialismo realmente esistente", in un inizio di autoliquidazione dell'utopismo staliniano. Ma come il termine "culto della personalità" non spiegava nulla, anche il nuovo termine "stagnazione" non spiegava nulla. La classe burocratica faceva "stagnare" la società non per incapacità tecnologica o economica, ma per impedire l'avvento al potere di nuovi gruppi sociali interessati a liquidare il socialismo.

49. Nei paesi socialisti dell'Europa dell'Est si sviluppò fra il 1956 ed il 1991 anche un marxismo di "opposizione" di tipo variamente libertario ed anti-burocratico. Fra il 1956 ed il 1968 (l'anno dell'occupazione militare della Cecoslovacchia) prevalse la tendenza alla cosiddetta autoriforma interna del socialismo, mediante richieste di libertà espressiva e di economia mista. Dopo il 1968 la tendenza fondamentale è quella della liquidazione integrale del socialismo. Non ha senso usare la categoria moralistica di "tradimento degli intellettuali". Essi non erano che l'avanguardia di un più generale scollamento dei nuovi ceti medi prodotti dal socialismo con l'apparato ideologico del partito e dello stato.

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