Un piccolo parroco, la biotecnologia e altre storie
Terza parte
 



di Miguel Martinez

Per agevolare la lettura, il testo - uscito per la prima volta come articolo sulla rivista Rosso XXI - è stato diviso in quattro parti.

Alla prima parte.

Alla prossima parte.







La meraviglia e la banalizzazione

Ma la stessa riflessione può portare anche altrove, perché contiene un nucleo di verità. Lo spirito religioso cerca l'autenticità e la meraviglia. Don Marco cita San Bernardo:

"Si imparano più cose nei boschi che non nei libri.
Gli alberi e le rocce vi insegneranno cose
che voi non sapreste comprendere in altro modo.
Vedrete da voi stessi che si può cavare miele dalle pietre e olio dalle rocce più dure."
Il capitalismo genera invece la coppia, illusione e banalizzazione:
"Quando le sue pseudofeste volgarizzate, parodie del dialogo e del dono, incitano ad un sovrappiù di spesa economica, non riportano che la delusione sempre compensata dalla promessa di una nuova delusione". [1]
La società capitalista trasforma tutto nell'inversione del rito, cioè in spettacolo. Al posto del canone della Messa, con i suoi tempi e suoni, possiamo solo avere lo show del culto carismatico; al posto dell'austera famiglia contadina o borghese, solo il consumatore di discoteche, di auto e di pasticche di ecstasy.

La chiesa, da luogo comunitario trascendente - come sono ancora le moschee - diventa oggetto di consumo dell'industria turistica. Si salva solo se è troppo brutta, come avviene spesso con le chiese di più recente costruzione.



chiesa cattolica

Chiesa della Santissima Trinità a Vienna


Ma forse qui varrebbe la pena di esplorare l'astio inconscio che la Chiesa reale ha spesso dimostrato verso la natura - dai dipinti nella chiesa di Santa Maria del Popolo a Roma che mostrano i demoni scacciati dagli alberi, fino allo spianamento cementizio del luogo selvaggio in cui la Madonna sarebbe apparsa ai pastorelli di Fatima. Temo che Don Marco Belleri vada in controtendenza, invitando i credenti a cercare i segni del Creatore nel creato.

Occorre ascoltare e rispettare questi scricchiolii nella struttura del dominio. Invece di innervosirci per le domande di questo tipo, occorre cercare di cogliere la direzione in cui vanno le risposte.

"Preclusioni concettuali"

Nel suo libro, Don Marco Belleri mette a nudo la contraddizione tra i valori che dovrebbero caratterizzare un cristiano, e la posizione assunta dal sistema-chiesa sugli organismi geneticamente modificati. Si tratta in realtà di una gamma di posizioni, che vanno da quelle dei militanti cristianisti come Antonio Gaspari, fino alle affermazioni di Monsignor Renato Martino, già Osservatore Permanente della Santa Sede alle Nazioni Unite e oggi presidente del Pontificio Consiglio Justitia e Pax, secondo cui "Ciò che è buono per gli USA può essere meglio per l'Africa."

"La controversia è più politica che scientifica", ci assicura serafico il monsignore. Ha ragione. La scienza ci può dire poco sulle future conseguenze dell'utilizzo di OGM, mentre la questione è certamente politica nel senso di scelta di modelli di sviluppo e di rapporto con l'ambiente.

Ma quando un simile personaggio parla di "politica", intende dire che questa la devono fare solo gli addetti, con l'aiuto dei loro esperti. Che non sono necessariamente né incompetenti, né in malafede, ma rispondono solo alle domande che si decide di porre loro. In un curioso rispecchiamento della divisione laicista tra le due sfere, il clericalismo sostiene che l'uomo veramente religioso deve lasciare la politica - cioè il mondo intero - in mano ai suoi dominatori.

Don Belleri sottolinea (p. 19) acutamente come il mondo clericale inviti ad affrontare la questione "senza preclusioni concettuali":

"Eliminare le 'preclusioni concettuali' nei confronti degli o.g.m. significa dire che non bisogna avere un riferimento morale e teologico con cui decidere qual è il bene dell'uomo, significa dimenticare che non tutto ciò che è tecnicamente possibile è moralmente lecito, significa sostenere l'assenza di un valore intrinseco delle azioni dell'uomo, di un tipo di economia piuttosto che un altro, di un tipo di conoscenza, di legami, piuttosto che altri, relegando ogni valorizzazione all'ambito dei fini o dei rischi o dei mali minori.
È interessante vedere come il termine "morale" possa venire utilizzato per parlare finalmente di grandi scelte che ci riguardano tutti (p. 25):
"Sembrano non esistere oggi fondamenti etici per la dimensione comunitaria delle risorse naturali, per cui se tutta l'acqua da bere viene privatizzata negli acquedotti e venduta, non si hanno riferimenti comuni per valutare moralmente la diffusione commerciale di sementi manipolate geneticamente e la contemporanea distruzione di piante selezionate in modo naturale".
Questa non va confusa con una posizione "progressista". Don Marco non cerca alcun compromesso nell'etica tradizionale della Chiesa; semplicemente compie il gesto rivoluzionario di porre i peccati in un ordine gerarchico.

Sessanta milioni di morti

Don Marco sottolinea una contraddizione nella retorica dei cristianisti. Antonio Gaspari, ha scritto alcuni anni fa un libro [2] in cui critica le politiche di limitazione demografica imposte a diversi paesi del Terzo Mondo. Segnala correttamente come le carestie (dall'URSS nel 1934 al Bengala nel 1943) siano spesso state indotte politicamente.

Aggiungiamo un esempio che l'ultraliberista Gaspari non oserebbe mai citare: quello denunciato da Mike Davis in Olocausti tardovittoriani [3]. Si tratta di uno studio molto serio e documentato, che racconta uno dei più grandi orrori della storia umana. Cioè come l'impero inglese abbia provocato circa sessanta milioni di morti in India e in Cina, aggravando il naturale ciclo delle carestie attraverso la monetarizzazione delle tasse, l'introduzione delle ferrovie, la liberalizzazione delle importazioni inglesi verso l'India, l'apertura del mercato, la distruzione dei sistemi collettivi di agricoltura e di irrigazione, l'unificazione del mercato.

Gaspari e Fiocchi però non sono interessati a questi meccanismi. Devono solo dimostrare che il Papa ha ragione nel condannare gli anticoncezionali, e quindi arrivano a sostenere che il mondo avrebbe le risorse per poter alimentare una "popolazione sempre crescente". Probabilmente senza pensare a cosa significa l'avverbio sempre. Comunque, Don Marco afferma (p. 30) che

"fino a poco tempo fa la Chiesa, a chi giustificava il contenimento delle nascite con l'idea che il pianeta non potrebbe sfamare un maggior numero di abitanti, obiettava, dati alla mano, che la produzione alimentare mondiale era in grado di nutrire non solo la popolazione attuale, ma anche altri quattro miliardi di persone".


monsignor elio sgreccia

Monsignor Elio Sgreccia


Improvvisamente, la chiesa-sistema scopre che esiste il dramma della fame nel mondo, che solo gli OGM potranno risolvere. Approvare gli OGM per salvare vite umane diventa quindi il dovere di ogni cristiano:
"Leggendo mons. Sgreccia [4] sembra di leggere qualche rappresentante della Monsanto, dell'Aventis o della Novartis."



NOTE

[1] Guy Debord, La società dello spettacolo, Massari Editore, 2002, p. 128.

[2] Antonio Gaspari e Maria Cristina Fiocchi, ONU e Santa Sede. Le ragioni del confronto - siamo veramente in troppi sulla Terra? Milano, Edizioni 21mo secolo, 1997.

[3] Mike Davis, Olocausti tardovittoriani: el nino, le carestie e la nascita del Terzo mondo, Milano, Feltrinelli, 2002.

[4] Mons. Elio Sgreccia, vicepresidente della Pontificia Accademia per la Vita, direttore del Centro di Bioetica presso Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma. Membro del Comitato Nazionale per la Bioetica, membro del Consiglio Scientifico della Facoltà di Bioetica del Pontificio Ateneo Regina Apostolorum, fondato dai Legionari di Cristo. Questo ateneo occupa un vasto territorio a Roma vicino alla via Aurelia.

Alla parte successiva


 


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