Laura Montanari, La Repubblica, Firenze Cronanca, 30 maggio 2004.
Provate a pensare di essere voi quello appena tornato a casa dopo 7 mesi e 15 giorni di carcere "per niente", per uno scambio di persona, un altro Ouaziz. Provate a pensare a cosa sono cinque mesi in una cella in isolamento a Sollicciano "con gli occhi addosso che ti guardano come se fossi davvero un kamikaze". Questa è la storia di Daoud Ouaziz, 42 anni. Immigrato regolare dal Marocco, moglie, due figli piccoli,
un lavoro come operaio che
asfalta le strade a Scandicci, una
casa di due stanze ricavate dal
Comune in quella che un tempo
era la scuola di San Michele alle
Torri e che oggi chiamano "le case degli sfrattati". Un posto povero in una campagna incantevole,
una cascata di ulivi dalla collina.
"Io mai messo piede in moschea,
io mangio ogni tanto carne di
maiale, io in macchina avevo una
bottiglia di birra e nelle cassette
sequestrate c'erano canzoni marocchine. Io non sono un terrorista, lavoro e basta". Una mattina
torna dal supermercato con le
borse della spesa e si trova gli
agenti della Digos in casa, abbastanza gentili, ma con un foglio
della magistratura di Rabat che lo
accusa di terrorismo internazionale, di raccogliere fondi per "Assalafia al Jihadia", il gruppo islamico della strage di Casablanca.
Un macigno: l'arresto, il trasferimento in carcere. Servono 7 mesi per tornare fuori e bloccare l'estradizione, anzi il procedimento non è ancora chiuso del tutto
perché la corte d'appello deciderà il 22 giugno (anche se la
scarcerazione concessa nonostante il parere contrario del pg fa
ben sperare per Ouaziz) ."Dicevo
ai poliziotti, ma che prove avete,
chi mi accusa, di cosa. Mi addormentavo in cella e pensavo: ora
mi sveglio e capisco che ho sognato tutto. Pensavo a mia moglie e ai miei figli, a come potevano mangiare senza il mio stipendio e meno male che il Comune di
Scandicci e i miei compagni di lavoro ci hanno aiutato. Meno male che sono in Italia e il mio avvocato, Sara Bruscoli, ha dimostrato che nel 2002 io non sono mai
stato in Marocco, c'erano le buste paga a testimoniarlo". Ouaziz
parla seduto al tavolo della cucina, nella sua "seconda vita":
"Uscire da Sollicciano è stato tornare a nascere, là dentro l'unica
compagnia erano i disegni dei
miei bambini". Uno diceva:
"Babbo torna a casa presto.c'è da
tagliare l'erba nel prato". Ouaziz
l'altra sera non ha mangiato, non
aveva tempo di fermarsi per quste cose,voleva abbracciare tutti, parlare, raccontare i sentimenti
rapidi di questi mesi: "Non sono
andato in paese, ho paura che la
gente mi guardi con sospetto, sai
come si dice: l'hanno messo fuori, ma intanto se è stato dentro.....
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