25. La quarta ed ultima interpretazione del comunismo storico novecentesco è quella di Mao Tse Tung e del maoismo. Come nel caso precedente, la cosa migliore è dividerla in due parti successive, la prima dedicata al maoismo in Cina, sua terra d'origine, e la seconda dedicata al movimento marxista-leninista europeo ed internazionale.
26. Ciò che molti chiamano "il pensiero di Mao Tse Tung" per indicare il suo contributo originale al marxismo inizia a mio avviso nel 1956, l'anno della destalinizzazione di Krusciov in URSS. Alcuni retrodatano questo contributo originale agli anni Trenta, dicendo che la novità di Mao sta nel basare la rivoluzione socialista sui contadini, e solo in seconda istanza sulla classe operaia urbana. Ma questo mi sembra solo puro buon senso, dal momento che la Cina partiva da un modo di produzione asiatico e non da un modo di produzione capitalistico. Di per sé, il puro buon senso non è ancora un contributo innovativo universalizzabile. Nel 1958 Mao scrisse alcune interessanti note su Stalin e sull'URSS, ma nello stesso anno il cosiddetto "grande balzo in avanti", esempio di dispotismo asiatico soggettivistico degno del primo imperatore Chin (221-210 avanti Cristo), testimoniò la sua sostanziale adesione al metodo dispotico staliniano. I comunisti cinesi scrissero poi due famosi testi contro Togliatti, che erano in realtà rivolti contro i sovietici. Nel 1960 ci fu la rottura con l'URSS. La cosiddetta rivoluzione culturale avvenne fra il 1966 ed il 1969. Poi i maoisti furono fatti fuori uno ad uno (Chen Po Ta nel 1970, Lin Piao nel 1971, la banda dei quattro nel 1976). In Cina il maoismo politico propriamente detto non esiste più dal 1976, se non come corrente sotterranea e semiclandestina.
Il nucleo teorico del maoismo cinese consiste nella tesi per cui dopo la rivoluzione socialista la "borghesia" non solo si riforma continuamente a partire dai rapporti mercantili, ma essa trova il suo luogo di unificazione politica proprio nel partito comunista divenuto "revisionista". La burocrazia comunista "revisionista" non è allora un semplice ceto parassitario, come sostenevano i trotzkisti, ma una vera e propria classe sfruttatrice. Alla luce di questa teoria (che personalmente ritengo sostanzialmente giusta) si spiegano molte cose, come l'evoluzione capitalistica della Cina dopo il 1976, il fenomeno Gorbaciov-Eltsin tra il 1985 ed il 1991, il riciclaggio del vecchio PCI italiano in bombardatore del Kosovo ed in personale dell'unificazione capitalistica europea, eccetera.
Altra cosa, ovviamente, è invece l'approvazione al modo specifico in cui il maoismo cinese credette di poter impedire questa evoluzione revisionista, cioè la rivoluzione culturale. Il mio disaccordo è qui completo. Distruzione dei templi e delle biblioteche, solito odio regressivo verso gli intellettuali presi come capro espiatorio, esaltazione mistica della classe operaia di fabbrica e dei contadini poveri, ed in definitiva tutto il vecchio armamentario asiatico dei Turbanti Gialli e dei Sopraccigli Rossi, destinato ad implodere da solo. Il solito modo di curare le malattie veneree con l'autocastrazione. Per il comunismo ci vuole sempre più cultura, non meno cultura, e soprattutto non bisogna mai mettere l'eguaglianza contro la libertà. Certo, quanto dico è detto col senno del poi, e per di più al di fuori di ogni assunzione di responsabilità. Ma credo che sia necessario dirlo lo stesso.
27. Il maoismo internazionale ed il movimento marxista-leninista adottò nell'essenziale il pensiero di Mao sulla natura della dinamica del comunismo storico novecentesco "revisionista". La sua superiorità relativa rispetto alla teoria borghese dell'utopia totalitaria, alla teoria staliniana dell'autogiustificazione permanente di tipo emergenzialistico, ed infine alla teoria trotzkista dello stato operaio burocraticamente degenerato mi sembra assolutamente solare. Essa mi sembra anche superiore alle varie teorie del "capitalismo di stato" (Amadeo Bordiga, Tony Cliff, eccetera), il cui carattere aprioristico mi sembra innegabile. Il maoismo capisce bene che per definire marxisticamente l'esistenza di una classe sociale non è necessaria l'esistenza di notai, commercialisti e trasmissibilità ereditaria ai figli della proprietà privata dei mezzi di produzione, ma è sufficiente il potere reale di disposizione dei mezzi di produzione stessi. Nell'antico Egitto, ed in altre decine di società classiste, non c'erano notai e commercialisti, e neppure testamenti timbrati, ma la società di classe c'era lo stesso. Il maoismo riesce così a cogliere, sia pure in modo imperfetto, il segreto del comunismo storico novecentesco, una società di classe inedita guidata da una classe sfruttatrice inedita.