Per agevolare la lettura, questo articolo di Costanzo Preve, apparso per la prima volta sulla rivista Indipendenza è stato diviso in tredici parti.
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11. Il caso Violante. La seconda repubblica ed il delirio dell'amministrazione
statale della memoria storica nazionale.
Il passaggio alla Seconda Repubblica in Italia ha ragioni sia esogene che endogene.
Le principali ragioni esogene sono due, la necessità di entrare in Europa
adeguando le strutture politiche italiane al nuovo capitalismo finanziario flessibile
della terza rivoluzione industriale ed il crollo del sistema geopolitico degli
stati del defunto comunismo storico novecentesco. La principale ragione endogena
è la necessità di smantellare i costi di un sistema politico eccessivamente
rappresentativo di interessi sociali organizzati, e pertanto poco flessibile
e poco decisionista. Le tappe di questo passaggio sono state fondamentalmente
tre. Primo, la cerimonia tribale collettiva di espiazione, attuata con particolare
isterismo, in cui sono stati individuati e poi sacrificati due capri espiatori
della dinastia precedente, il cinghialone corrotto Bettino Craxi ed il gobbo
mafioso Giulio Andreotti, in cui la plebe confermava con ululati i rauchi appelli
di un gruppo sciamanico scelto, costituito da giudici e da giornalisti. Secondo,
la messianica instaurazione di una nuova legge elettorale maggioritaria, ritenuta
magicamente in grado di allontanare in futuro il malocchio, cioè i rischi
di corruzione del sistema politico (superstizione di fronte alla quale la credenza
comanche del totem del caribù appare una forma raffinata di razionalismo
scientifico). Terzo, l'investitura plebiscitaria di un ceto politico separato,
specializzato e professionalizzato (il ceto politico cattocomunista, esperto
in gestione del potere di mediazione sociale), ritenuto (correttamente) più
affidabile dell'eterogenea accozzaglia berlusconiana. È bene ricordare
ancora una volta che le oligarchie capitalistiche non si rappresentano mai direttamente
nel sistema politico e culturale, ma ricorrono a gruppi specializzati di politici
e di intellettuali del consenso.
Vi è allora una quarta dimensione da sottolineare, quella della rioccupazione
simbolica dell'interpretazione del passato, cioè della memoria storica,
ed è allora normale che anche in questo caso vengano scelti soprattutto
giudici e giornalisti. È infatti necessario smantellare gran parte della
legittimazione storiografica della prima repubblica, gestire una riconciliazione
nazionale controllata dall'alto, riscrivere il passato per dominare meglio il
futuro. Se il filosofo ufficiale della seconda repubblica sarà Norberto
Bobbio, lo storico ufficiale sarà il magistrato e professore universitario
Luciano Violante, quintessenza della visione del mondo del pidiessino culturale.
La seconda repubblica non ha infatti più nemici a sinistra come i comunisti
e nemici a destra come i fascisti. La modernità inquietante dei comunisti
del PCI e dei fascisti del MSI si è dialetticamente evoluta nella post-modernità
rassicurante del PDS e di AN. L'unico vero nuovo nemico è l'emergenza
economica (un nemico depoliticizzato ed interamente tecnicizzato), con in più
qualche nuovo spauracchio, come il secessionismo di Bossi e la criminalità
organizzata. Bisogna dunque annunciare che "la guerra è finita"
e riconciliare i reduci. In proposito, non ha senso attardarsi a discutere sul
vero o sul falso. Come nel caso della Sindone di Torino, il radiocarbonio viene
convocato dopo, non prima delle scelte di utilità e di convenienza performativa
(si veda in proposito la brillante analisi di Lyotard) del potere. Violante
è in proposito un vero battistrada dell'amministrazione statale della
memoria storica nazionale, e mi stupisco che continui ad essere accusato di
ambizione personale neopresidenziale anziché onorato come nuovo Tucidide
della seconda repubblica. Ogni sistema politico ha infatti i tucididi che si
merita.
In primo luogo, la lunga guerra simbolica, artificialmente protratta per mezzo
secolo per le esigenze di legittimazione costituzionale del PCI, fra "ragazzi
di Salò" e "ragazzi partigiani", può finalmente
essere chiusa. La categoria bambinesco-veltroniana del ragazzo è in proposito
particolarmente opportuna, perché il ragazzo è il luogo dell'inesperienza
giovanile moralmente sincera (i ragazzi del '68, i ragazzi della FGCI, i ragazzi
di Kennedy, i ragazzi della via Gluck), e la morale dell'intenzione è
legata alla morale del pentimento. Se si è fatto qualcosa "in buona
fede" e poi ci si pente (del fatto che si è perduto, e gli altri
hanno vinto), si può essere reintegrati nella comunità. La morale
comunista dell'autocritica e la morale cattolica del pentimento trovano qui
un'apoteosi cattocomunista particolarmente felice.
In secondo luogo, però, deve essere chiaro che il comunismo ed il fascismo
non devono essere messi retrospettivamente sullo stesso piano, come vorrebbero
gli esagitati berluscones. È interessante che la motivazione resti sempre
quella della morale dell'intenzione (che permette il successivo pentimento,
come abbiamo chiarito nel 4° §). Comunismo e fascismo sono entrambi
stati forme di totalitarismo (come dice Hannah Arendt, che essendo donna ed
ebrea è anche particolarmente politically correct), però (a differenza
di Nolte e di Furet) essi non devono essere messi sullo stesso piano, perché
il comunismo aveva almeno l'attenuante delle "buone intenzioni", volendo
costruire una (impossibile) società egualitaria, mentre il fascismo non
aveva neppure questa attenuante, volendo programmaticamente la diseguaglianza
fra classi, nazioni e razze. Si noti che in questo modo sparisce il capitalismo
reale, e comunismo e fascismo sembrano due ubriaconi che si agitano come drogati
in crisi di astinenza (rivoluzionaria), gli uni però con l'attenuante
della buona intenzione di voler pagare da bere a tutti, e gli altri soltanto
ai bianchi biondi, e non a tutti gli altri. La terza soluzione, quella vincente,
è questa: tutti potranno bere, purché se lo possano permettere
e possano pagare. È questo il segreto universalistico alla Violante che
concede maggiori attenuanti al comunismo (24 anni di galera) che al fascismo
(30 anni di galera). Una vera e propria concezione giudiziaria della storia.
Il capitalismo è invece assolto non in base alle attenuanti, ma per non
aver commesso il fatto. Questo è dunque il segreto simbolico della seconda
repubblica: tutti, chi più chi meno, hanno commesso reati, al di fuori
del sistema capitalistico, che non ha commesso il fatto, perché il capitalismo
è l'unico complesso di fatti senza reati. È questo il segreto
della concezione del mondo di Antonio Di Pietro e dei suoi stolidi seguaci.
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