di Sandra Busatta Per agevolare la lettura, questo articolo di Sandra Busatta, tratto da Hako Magazine, è stato diviso in diverse parti.
Un falso ecologista
Michael Her Many Horses direttore esecutivo della tribù Oglala Sioux di Pine Ridge South Dakota ricorda bene quando dubitò del discorso di Capo Seattle trasmesso durante un documentario TV sulla foresta pluviale della Costa Nordovest: "Mi faceva sentire bene -- rivela a Newsweek --
ma era troppo perfetto" (Jones-Sawhill 1992:68) mentre Ross Anderson del Seattle Times avvertiva che frasi diventate immortali come "La terra è nostra madre" "Contaminate il vostro letto e una notte soffocherete nella vostra sporcizia" stampate su milioni di poster e T-shirt oppure quel patetico ricordo "Ho visto migliaia di bisonti marcire sulla prateria abbandonati dall'uomo bianco che sparava loro da un treno di passaggio" erano state inventate e anche piuttosto di recente.
Capo Seattle nacque nel 1786 da Schweabe un capofamiglia e capo di guerra suquamish e dalla sua schiava duwamish Scholitza razziata dal villaggio dove il padre era capo. Tra queste tribù del Puget Sound dove le differenze sociali erano molto marcate come in tutta l'area il bambino era
quindi di bassa estrazione ma l'arrivo dei bianchi lo favorì. La zona era stata visitata dal capitano Cook e altri esploratori poco tempo prima ed era già stata spazzata da una terribile epidemia di vaiolo. Nel 1792 la nave inglese Discovery del capitano Vancouver visitò le tribù del Puget Sound per commerciare; il nostro eroe aveva otto anni e la vista degli stranieri lo impressionò enormemente.
Apprezzò soprattutto la tecnologia e le armi da fuoco europee: in quel periodo i suquamish erano vittime non solo delle razzie schiaviste dei vicini salish come loro e delle potenti tribù più a nord ma anche degli yakama che vivevano oltre le montagne Cascades in cerca di schiavi da vendere alle tribù californiane. Fu durante queste guerre intertribali che cominciò a distinguersi: dopo una scorreria di successo contro le genti del Fiume Verde e del Fiume Bianco, il giovane assunse il nome del nonno paterno durante una cerimonia potlatch. I suquamish appartengono ai salish della Costa centrali e parlano una variante della lingua lushootseed (vedi HAKO 11); il nome del nonno See-yahtlh pronunciato con una laterale fricativa alla fine che non si può rappresentare in inglese venne reso come Sealth o Seattle. Poco dopo il giovane divenne capo dei suquamish e duwamish (cui aveva diritto per parte di madre) e riceveva l'omaggio di altre sei tribù; temuto per i suoi attacchi da tutto il Puget Sound secondo gli storici fu quello che condusse più scorrerie di tutti i capi della zona. Ebbe due mogli e varie concubine anche dopo la conversione al cattolicesimo nel 1830 e otto schiavi che liberò dopo la Proclamazione di Emancipazione di Lincoln nel 1863.
Battezzato con il nome di Noah (Noè) accettò dei missionari francesi come maestri di dottrina e istituì la preghiera del mattino e della sera nella tribù.
Nel 1832 la Hudson's Bay Company britannica aprì un posto commerciale nella zona e Seattle se ne avvantaggiò subito; fece amicizia anche con gli Americani e in particolare il dr. David Maynard medico commerciante e agente indiano e lo consigliò di stabilire un negozio presso Punta Aki ("fra
breve'' in gergo chinook) dove esisteva un minuscolo villaggio chiamato Duwamps in onore dei duwamish. L'impresa commerciale ebbe successo e il villaggio si sviluppò talmente che i coloni, in segno di gratitudine, cambiarono il nome in Seattle. Il capo non ne fu tanto contento: anche se era cattolico, non aveva abbandonato la sua cultura: il suo nome, pronunciato troppo spesso, poteva ostacolargli la via dell'aldilà dopo la morte. Dato che non riusciva a convincere gli amici a rinunciare e poiché nella sua cultura i nomi sono una proprietà privata come un oggetto, alleviò il suo disappunto lucrando sulla maggiore influenza politica che gliene derivava e facendosi pagare una tassa per l'uso del nome.
Nel 1854 il governatore territoriale Isaac Stevens arrivò a Seattle per ottenere un trattato che convincesse le tribù del Puget Sound a trasferirsi in riserva. A nome dei suquamish e duwamish Seattle firmò il trattato di Point Elliot per primo, riservandosi però il diritto di visitare i propri cimiteri a piacere e altri diritti di caccia e pesca fuori riserva che sarebbero stati ripresi negli anni Sessanta dai militanti della zona con i famosi fish-ins e riconosciuti dai tribunali americani con una storica sentenza. Stevens lo nominò capo supremo e rappresentante delle due tribù, ma i duwamish si rifiutarono di riconoscere il trattato, perciò restarono senza riserva ed entrarono a far parte del proletariato multietnico della città. Cercò di fare il possibile per ottenere il rispetto degli accordi come giudice tribale, ma rifiutò di allearsi al capo nisqually Leschi e alla sua sfortunata ribellione. Durante il suo ultimo potlatch nel 1862 donò tutto quello che aveva e morì nel 1866; al suo funerale, parteciparono moltissimi indiani e amici bianchi, e venne sepolto nel cimitero cattolico di Suquamish, nei cui pressi oggi, ogni agosto, le tribù della Costa Nordovest si radunano per i Chief Seattle Days.
Ogni anno gli Archivi Nazionali, la Smithsonian Institution, la Biblioteca del Congresso e l'Agenzia di Informazioni degli USA ricevono numerose richieste, da persone e istituzioni Americane e straniere, per avere il testo originale del discorso che Capo Seattle avrebbe pronunciato e di una lettera che avrebbe mandato al presidente Franklin Pierce nel 1855.
Rudolf Kaiser, uno dei primi a scoprire la verità (1989), esprime bene il senso di frustrazione che lo colse quando tentò di conoscere l'origine di questo "manifesto di sentimento e pensiero ecologico'' (Kaiser, 1999:505): dopo aver inseguito il testo attraverso le varie organizzazioni ambientaliste che
lo avevano citato a cascata, come nel gioco dell'oca, veniva sempre rimandato alla casella di partenza. La sua ricerca era motivata dalla constatazione che, nello sviluppo del pensiero ecologico in Europa negli anni Settanta e Ottanta, gli indiani d'America, chiamati in Germania e nei paesi influenzati dalla cultura tedesca "popoli naturali'', più di qualsiasi altro gruppo umano, erano
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