Miguel Martínez Alcuni giorni fa, ho messo in rete
un articolo-recensione su Il terrorismo islamico in Italia di Carlo
Corbucci, un coraggioso avvocato romano che è stato il primo in Europa a
smascherare le montature dietro i casi di presunto “terrorismo islamico” nel
nostro paese; montature di cui portano la responsabilità morale anche giornalisti come Magdi Allam e Dimitri Buffa.
Due giorni dopo, un amico mi ha
telefonato per dirmi che La Repubblica, con ben altri mezzi, stava
conducendo un’inchiesta sullo stesso tema. Ho messo in rete quindi anche le tre
puntate degli articoli di Carlo Bonini e Giuseppe D’Avanzo: il titolo dice
tutto: “Prove false e manipolazioni. Su Al Qaeda indagini boomerang.
Escalation di arresti, ma le verifiche smontano le accuse”.
Prove false e manipolazioni che
hanno però creato un clima terrificante di caccia alle streghe. Un clima che
mette a serio rischio il prodotto migliore dell’Occidente, cioè lo stato di
diritto. Mentre dall’altra parte serve a diffondere una paranoia generalizzata
assolutamente funzionale al dominio: la sindrome del complotto
islamonazicomunista.
Gli archeologi trovano spesso molto
utile lo studio dei rifiuti delle culture antiche. Allo stesso modo, nulla come
il trash riflette fedelmente le stranezze dei tempi in cui viviamo. Un
prolifico autore-trash su Internet è un certo Vittorio Baccelli, di Lucca,
inventore di qualcosa che lui definisce spam art.
Su ogni pagina del sito di questo
individuo, che un tempo scriveva per Lotta Continua, troviamo la bandiera
americana in bella evidenza, e in alcune anche quella d’Israele. Baccelli si
presenta come autore di poesie (indimenticabile quella che ci spiega come “s’ingrippa
il temponauta”), ma soprattutto di racconti.
In Patty, questo
ex-sessantottino descrive in poche, essenziali righe quello che vorrebbe fare a
Patty Pravo: “Assaporo ritmicamente la sua dolce profondità profumata, lei
geme, si contrae, poi piano piano si rilassa, infine s’inarca godendo”.
Impareggiabile è Sesso Alieno, dove una studentessa di Urbino si trasforma in un’extraterrestre. Anche se il succo del discorso cambia poco:
“Le prendo la mano che si è fatta
più sottile e più lunga e la bacio su tutte le sue sei dita.
Ma siccome noi siamo persone serie, ci interessa soprattutto la maniera in cui questo autore si immagina i Black Bloc, tema a cui dedica una specie di sceneggiatura cinematografica, inserendovi ovviamente anche i "terroristi islamici" (errori e stranezze fedelmente copiate e incollate dall’originale):
“Spezzoni filmati con musica dark assordante, luci strobo multicolori, giovani scatenati vestiti di nero, braccia alzate con saluto nazi, birre e coca a fiumi, bandiere nazi e confederate, croci uncinate e celtiche, fix d’ero in primo piano. […] Siamo ora in un campo d’addestramento di terroristi mediorientali, alcune nostre tute nere marciano assieme agli arabi, sono vestiti come loro e stanno seguendo un vessillo nero, hanno il volto coperto ed una telecamera li sta riprendendo. […] Odiano gli ebrei ed i negri perché razze inferiori: sono atei, rifuggono ogni forma di progresso o di scientifico, la cultura è merda, il loro dio è il Caos, la distruzione il loro credo. Ammirano Hitler, Stalin e Bin Laden nella loro follia sterminatrice, anche il Che era un floscio romantico. O sono atei o satanismi, odiano tutto ciò che è americano. [scontri di piazza in cortei pacifici – assalto ai tifosi durante partite di calcio – scene di guerriglia urbana – campi d’addestramento dei terroristi mediorientali – concerti nazi-rock – assalto ad una banca – sfilano inquadrati dietro uno stendardo nero nel deserto – attentato alle torri gemelle – […]gli aerei colpiscono la prima torre, poi l’altra - una tuta nera giace morta sul selciato, ha dei fori d’arma da fuoco sul torace, la telecamera l’inquadra a lungo fermandosi sui particolari, zumata: orecchini nel lobo sinistro, piercing sull’ombelico, una svastica è tatuata sulla spalla destra, al collo una catena di metallo con croce celtica, una chiave inglese spunta da una tasca posteriore dei jeans.” Baccelli non sarà un nuovo Joyce,
ma in compenso ci rivela molte cose sulle malattie psicologiche collettive dei
nostri tempi. In particolare sull’equivalente politico della pornografia: il complotto
islamonazicomunista che riunisce in sé le forme fondamentali della paranoia
occidentale. Il ritmo cinematografico dello scritto baccelliano non è casuale:
perché il Grande Complotto è un perfetto prodotto dei media.
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