Da Luigi Berlinguer a Letizia Moratti
intellettuali e scuola
prima parte
 



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Si consiglia anche la lettura dello studio di Roberto Renzetti sul lavoro dei think tank e delle imprese, non solo italiane, che hanno portato alla costruzione delle riforme di Luigi Berlinguer prima e di Letizia Moratti poi.



di Costanzo Preve



Per agevolare la lettura, il testo è stato diviso in otto parti.

Alla prossima parte.




  • Nel dicembre 2001 il ministro berlusconiano Letizia Moratti ha tenuto a Roma i cosiddetti Stati Generali della scuola italiana, ed è cominciato ad emergere in modo relativamente chiaro non solo l’insieme di progetti concreti di modifica dei cicli, coordinati dal pedagogista Bretagna, ma anche l’idea generale di scuola che vi sta sotto. Tuttavia, così come il progetto di Giovanni Gentile del 1923 non deve essere assolutamente identificato con il fascismo, così come spesso si fa per polemica spicciola ed affrettata, nello stesso modo il progetto della Moratti del 2001 non deve essere identificato con il berlusconismo, ammesso che questo termine indichi un progetto politico unitario e coerente (cosa che personalmente io non credo).
    Prima della nuova epoca Moratti, c’è stata fra il 1996 e il 2001 l’epoca cruciale di Luigi Berlinguer (con la coda irrilevante e pre-elettorale di Tullio De Mauro, portatore della stessa concezione della scuola di Berlinguer). A mio avviso, è questa l’epoca decisiva, retta da una sorta di concezione di descolarizzazione sociologica della scuola che occorre comprendere nei suoi termini esatti, senza farsi fuorviare da considerazioni polemiche di corto respiro. Ma questa epoca decisiva, l’epoca Berlinguer, non può essere a sua volta compresa senza un’adeguata collocazione storica, al di fuori della quale diventa tutto incomprensibile.

  • Per ragioni di spazio, è impossibile partire da troppo lontano, come dalla riforma Casati del 1859 o dalla riforma Gentile del 1923, con tutti gli ovvi aggiustamenti intermedi. Vi sono libri che ne ricostruiscono in dettaglio le storie, ma in queste note vorremmo evitare qualunque apparato bibliografico, perché il lettore guardando i singoli alberi non perda di vista la foresta, cioè lo sguardo complessivo. Partirò dunque dagli anni Sessanta, e non solo per l’importantissima riforma della Scuola Media Unica, ma perché gli anni Sessanta sono il termine temporale a quo si può incominciare a capire qualcosa di quanto avviene oggi.



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