Di Alessandro Robecchi
Questo articolo fa parte di un'antologia di articoli critici su Oriana Fallaci.
CONTRORDINE ALESSANDRO ROBECCHI Ma la prudenza non è mai troppa e persino di
fronte all'Oriana Fallaci che fa le domande, l'Oriana Fallaci che dà
le risposte vuol stare sulle sue. Chiede la prima: ci diamo del tu? Risponde la
seconda: per carità diamoci del lei, «non amo indulgere a mode
giacobine». Perbacco. Vita vissuta: Oriana compra i fagioli e il verduraio
glieli regala. Oriana prega tre operai dell'Enel di issarle sul balcone un'asta
con la bandiera italiana. Oriana compra la rete per il pollaio (ma quella
gliela fanno pagare, damn!). Tutte attenzioni che le due Oriane, intervistata e
intervistatrice, interpretano in modo inequivoco: lei dice quello che la gente
pensa ma non ha il coraggio di dire, e quindi è vero, e ciò fa
di lei un'eroina indomita. Tesi peraltro sostenuta anche nelle pagine e pagine
pubblicitarie che il Corriere della Sera ha dedicato all'evento del
librino e rilanciate dall'Oriana (non so quale delle due): comprando il libro
«gli italiani hanno dato voce finalmente a se stessi, hanno rotto il silenzio».
E ancora: «Dico quello che penso e quello che penso è ciò che
la gente pensa e quasi mai dice». E qui casca l'asino. Già, perché
a leggere l'autointervista fallaciana, invece, si ha esattamente la sensazione
opposta. E cioè che lei dica cose che molta gente (purtroppo) pensa
e che (purtroppo) dice, e che anche molti dei politici dell'attuale governo
dicono e pensano, e che i loro giornali a tassametro scrivono ogni giorno. Dire
una cosa banale sottolineando che nessuno la dice è un vecchio
trucco retorico e come tutti i trucchi retorici dovrebbe essere un po' più
sfumato, se non altro per questioni di prudenza. Tuona Oriana: «il fottutissimo
euro». Alzi la mano chi non l'ha già sentito dire sull'autobus, per
la strada, in coda al mercato. Si imbizzarrisce Oriana: «Carne che non è
più carne, pesce che non è più pesce, verdura
che non è più verdura, parmigiano che non è più
parmigiano, latte che non è più latte, vino che non è
più vino...». Se devo essere sincero, lei dirà cose che
la gente pensa e non dice, ma ognuno di noi ha una zia Pina che lo dice, lo
ripete alla nausea e che ci mette di mezzo pure le stagioni, che non sono più
quelle di una volta, e che la Fallaci inopinatamente dimentica. Alla fine, a parte alcuni gustosi passaggi,
l'autointervista delle due Oriane è proprio il contrario di quel che
dice di essere. Non una realtà spaventosa che tutti pensano e
nessuno dice, ma una sequela di banalità ed analisi elementari che
molti, moltissimi dicono (probabilmente prima di pensare). Ecco qui alcuni
scampoli, tanto per capire: «Chi si ribella, oggi, allo straniero che
spadroneggia nel nostro paese?!? Chi si indigna, oggi, per il marocchino che
infrangendo il Codice Penale tiene due o tre mogli e vorrebbe mettere il burkah
anche a me?» E via così l'albanese sfrutta la prostituzione, il
sudanese piscia sui monumenti e spaccia, i cinesi invadono Prato, eccetera
eccetera. Di bene in meglio: «Ovunque vi sia antiamericanismo v'è
antioccidentalismo. Ovunque vi sia antioccidentalismo v'è
filoislamismo. E ovunque vi sia antioccidentalismo quindi filoislamismo v'è
antisemitismo». Oddio, e queste sarebbero le famose cose che nessuno dice?
Suvvia, sora Oriana, basta leggere la Padania, o il quotidiano Libero, basta
sentire l'elegante eloquio di un Castelli o di un Calderoli e tutto questo già
si sa, si dice fin troppo. Di tali scemenze c'è addirittura
l'inflazione. Appartengono a quella sublime passione per il luogo comune,
impastato con l'ignoranza e fortificato dalla paura che è, oggi, il
terreno preferito del qualunquismo di destra. Non è vero che nessuno
lo dice, lo dicono anzi in molti, in troppi. E ora, in apoteosi, lo dice anche
la Fallaci. Anzi, le due Fallaci, che si danno del lei per non indulgere a mode
giacobine (ci mancherebbe!), ma che arrivano buone ultime, a chiosare con
vezzoso birignao toscano l'ottusità dei tempi che corrono.
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