di Flavia Busatta Per agevolare la lettura, questo articolo di Flavia Busatta, tratto da Hako Magazine, è stato diviso in diverse parti.
Culti messianici di resistenza
La visione dell'America
precolombiana come eden perduto, ma recuperabile, appare anche nella storia dei
culti di resistenza indiani che si innestano nella tradizione riformatrice e
messianica indigena della fine del XVIII secolo e di tutto il XIX secolo, ma se
ne distacca per il nuovo significato data alla Madre Terra e per il pubblico
cui si rivolgono i santoni new age indiani. Il movimento spiritualista
indiano comincia con i profeti visionari della fine del 1700: il delaware
Neolin, il seneca Handsome Lake e Tenskwatawa, il Profeta shawnee, trovarono
spazio nelle culture dell'est devastate dalle guerre franco-indiane tra inglesi
e francesi e dalla guerra di indipendenza Americana. Ammonivano soprattutto i
seguaci contro le tentazioni offerte dai vizi dell'uomo bianco e dipingevano
l'America precoloniale come un paradiso. Questi visionari però erano stati
influenzati dalla cultura europea e dalla sua religione. Sin dall'inizio la
vittoria euroamericana venne attribuita al dio dei bianchi; fu cosi che il dio degli
eserciti biblico fece presa sui profeti ideologi della nuova casta al potere, i
guerrieri, che modellarono il loro creatore sul Dio del Vecchio Testamento,
giungendo persino a cambiare sesso alle divinità tradizionali che erano
espressione dei capi di pace e dei clan femminili. L'uccisione degli oppositori
delle riforme religiose, che furono colpiti con cacce alle streghe ed espropri,
veniva giustificata con l'introduzione del nuovo concetto di peccato,
contrapposto a quello nativo di tabù, che evocava una punizione magica per c i
infrangeva i divieti rituali e che non prevedeva l'idea di male o di corruzione
dell'anima, un'idea tipicamente cristiana. La tecnica ideologica di usare
metafore e concetti europei contro la cultura europea portò perciò a una
coerente visione dell'America indiana come incorrotta e paradisiaca. Una seconda ondata di movimenti
messianici si ebbe nell'ovest verso la fine del XIX secolo con Smohalla dei
Wanapum, il pajute Wowoka, Toro Seduto l'arapaho ed in genere i fautori dei movimenti
revivalisti legati al crollo definitivo delle società guerriere delle Pianure e
del Plateau e alla chiusura nelle riserve delle ultime tribù autonome. Smohalla, ispiratore
dell'insurrezione di Capo Giuseppe, rinverdì l'idea di un continente americano
ancestrale ricco e felice e in un certo senso fu il padre dell'idea che la
terra dovesse essere riverita come una sacra madre, benché la visione della
Madre Terra fosse completamente estranea al patrimonio culturale dei wanapum e dei
loro parenti linguistici shahaptian, tutte tribù che non possedevano
agricoltura nativa; i loro miti parlano di luoghi magici, mai di una terra come
essere spirituale singolare femminile, come divinità. Smohalla tuttavia
utilizzò questa immagine nel 1884 parlando contro una nuova legge che
rinchiudeva gli indiani del Grande Bacino nelle riserve indirizzandoli verso
l'agricoltura. Per spiegare la sua avversione per il lavoro del contadino egli
usò la fortunata metafora della Madre Terra dicendo: Come avviene di solito, non
sappiamo se queste furono le esatte parole di Smohalla o la poetica traduzione
fatta dal maggiore J. W. MacMurray. Ricordiamo però che fin dal 1840, le tribù
della zona erano state esposte alla cultura europea in modo intensivo con
l'apertura di molte missioni gesuite e oblate che avevano introdotto
l'allevamento e l'agricoltura. I Dreamers (Sognatori) di Smohalla esprimevano
la rivolta della casta guerriera per la perdita di potere conseguente alla fine
delle grandi mandrie di bisonti e dell'età dell'oro dei cavalieri delle
praterie scaturita dall'introduzione del cavallo e del fucile. Simile fu la
causa del movimento revivalistico-messianico della Danza degli Spettri (Ghost
Dance) nelle Grandi Pianure. Tutte e due le teologie
assorbivano il concetto cristiano della resurrezione dei corpi all'interno
dell'idea ancestrale sciamanica della resurrezione magica della selvaggina
attraverso il rispetto dello scheletro dell'animale anche se, in tale struttura
del mondo fisico, la rappresentazione della terra in cui si vive non è mai
astratta, ma sempre concreta come terreno o territorio fisico abitato dal
popolo di quel momento e da una quantità di esseri soprannaturali. Per i
Lakota, per esempio, la Terra è una divinità antropomorfa di genere femminile,
Maka, ma essa è ben lungi dal presentarsi come una grande e maestosa dea,
piuttosto compare come essere incompleto, capriccioso e generatore di ogni
sorta di entità maligne. La lezione di Smohalla segnò
comunque la nascita dell'idea indiana di Madre Terra come mezzo per
caratterizzare e difendere il vecchio modo di vita tradizionale, una ideologia
che è diventata il marchio di fabbrica della spiritualità del movimento
panindiano, il fondamento indispensabile per ogni rivendicazione territoriale
di tipo nazionalista che propugna il ruolo dei popoli nativi come “custodi
della natura'' contro la “cultura di rapina'' del capitalismo. Vine Deloria
Jr., uno yankton Sioux appartenente a una dinastia di pastori episcopali e
massoni, avvocato, saggista, polemista e uno degli ideologi del nazionalismo
panindiano attuale, sottolinea il concetto di indiano come correttivo
necessario della visione di San Paolo di una terra corrotta che deve essere
redenta dallo Spirito superiore: l'aspetto redentore delle culture indiane che,
col loro sacrificio e sofferenza, possono portare ad una più alta comprensione
di Dio rispetto ai bianchi. Dopo l'occupazione di Wounded
Knee del 1973, alcuni lakota cominciarono a preoccuparsi del sempre maggiore
coinvolgimento di giovani euro-americani, cui peraltro chiedevano solidarietà
politica e appoggio logistico ed conomico, nella loro religione lakota (vedi
per esempio il Comunicato n. 9 del Circolo Tradizionale degli Anziani in
Busatta 1996:202-203). Fino a quel momento era stato
possibile fare fotografie alle danze del Sole, da allora ciò venne proibito e
si instaurarono una serie di regole fondamentaliste promesse dalla generazione
più giovane di leader della Danza del Sole, riguardanti le donne -- tipicamente
-- che dovevano indossare abiti o gonne e non jeans o calzoncini, e la
confisca, all'ingresso del campo, di macchine fotografiche, videocamere,
registratori, armi, alcolici e droga, un fatto che Powers dichiara del tutto
nuovo (1995). Questo mentre i medicine men dell'American Indian Movement (AIM),
come Wallace Black Elk, spacciato a lungo come nipote del vecchio Nick Black
Elk, e Archie Fire Lame Deer giravano l'Europa in cerca di appoggi e Leonard
Crow Dog teneva (e tiene) una danza del Sole ogni weekend d'estate per i
seguaci indiani e, soprattutto, bianchi e mescolava marijuana al consumo
religioso del peyote. Nonostante l'AIM abbia in seguito ripudiato Wallace Black
Elk e Archie Fire Lame Deer come
“sciamaani di plastica'', non c'è dubbio che vari sciamani lakota conducano
alcune delle cerimonie panindiane più richieste dagli aderenti alla New Age, la
ricerca di visione, la capanna del sudore, la danza del Sole fuori riserva, ma
anche all'interno, protetti con le armi dai propri seguaci contro quelli della
fazione avversa che vorrebbero impedire lo svolgersi di queste attività assai
redditizie in nome della “purezza'' religiosa e del separatismo etnico.
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