Di Sherif El Sebaie. Tratto dal sito aljazira.it Sherif El Sebaie è un egiziano che vive in Italia e che cura un interessante blog.
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sabato, 01 maggio 2004 Chi si ricorda le rocambolesche ricostruzioni storiche della
signora Fallaci? A due anni di distanza dal primo capolavoro, e con la
pubblicazione di un altro rocambolesco libro, resta la domanda: quanto
prendeva al liceo la Fallaci in storia e matematica? "Zero", anzi
"Sifr"...! E' passato un pò di tempo da quando è stato pubblicato, sul Corriere
della Sera, l'esecrabile articolo di quattro pagine che la signora
Oriana Fallaci ha intitolato la rabbia e l’orgoglio. Ripubblicato tale
quale con l’aggiunta di qualche menzogna e qualche insulto in più come
libro dal titolo omonimo che ha, sfortunatamente, venduto più di un
milione di copie. Qualcuno commentò quel libro con le seguenti parole:
Oriana Fallaci, il coraggio di dire la verità. Ovviamente, in questa sede, non mi interessa per niente la
diatriba - squisitamente personale - tra la signora Fallaci e Arafat,
in nome della quale la signora Fallaci è perfino disposta a manipolare
la Cultura a suo piacimento. E il seguente testo non ha lo scopo di
difendere Arafat che con questa discussione c'entra come i cavoli a
merenda ma semplicemnte quello di dimostrare quanto la signora Fallaci
sia malinformata, oppure in malafede. I popoli civilizzati del Mediterraneo che la Fallaci cita
pomposamente non avevano delle cifre vere e proprie (basta pensare ai
complicatissimi segni numerici degli antichi Egizi o alle poco
maneggievoli cifre romane). I primi a sorpassare lo stadio primitivo
della ripetizione e dell’assemblaggio di elementi isolati furono in
realtà gli indiani. Nel 773 infatti, fu un astronomo indiano, Kankah, a
presentarsi a Bagdad alla corte del califfo Al Mansur (745-775), noto
per il suo incoraggiamento agli scienzati da qualunque paese
provenissero. Al Mansur, puntualmente, ordinò la traduzione del libro
di Kankah, Sindhind (Durata Eterna), in arabo. Grazie a questo libro,
gli arabi si abituarono all’uso della numerazione indiana. E fin qui si
potrebbe dare ragione alla signora Fallaci. Per spiegare ai banchieri, amministratori... ecc. il nuovo sistema
di calcolo, i matematici arabi scrissero numerosi trattati con esempi
pratici di calcolo. Trattati che furono poi tradotti in latino. È
interessante ricordare che nelle traduzioni latine delle opere
matematiche arabe lo zero veniva indicato con il termine ‘cephirum’,
deformazione latina del termine arabo che indicava lo zero: ‘al-sifr’
(il vuoto). Passando in Occidente il termine servì non più per indicare
lo zero ma l’insieme dei segni numerici arabi. Diventerà quindi ‘cifra’
in italiano, ‘chiffre’ in francese, ‘ziffer’ in tedesco. Dire però che gli arabi avevano solo importato poi introdotto in
Occidente la grafia delle cifre è molto riduttivo e sminuisce
considerevolmente l’apporto arabo alla civiltà umana, come afferma
l’esperto tedesco Sigrid Hunke. Gli arabi infatti oltre ad aver
sviluppato la grafia indiana, portando alla formazione dei segni
numerici ancora oggi adottati in Occidente, svilupparono molte branche
della matematica sconosciute prima di allora. La Trigonometria planare
e sferica per esempio fu un’ invenzione araba. Idem per l’Algebra. Una marca dell’origine araba dell’Algebra ce l’abbiamo nella stessa
X che usiamo per indicare l’incognita nelle equazioni matematiche.
Deriva dall’arabo. Sembrerebbe buffo, dal momento che la X non esiste
nell’alfabeto arabo. Eppure è vero: gli arabi indicavano l’incognita
con il termine "shi’", ossia ‘la cosa’, che abbreviato diventava il
suono ‘sh’. Ora, in vecchio spagnolo - e la Spagna rimase per molto
tempo sotto il domino arabo - il segno X corrispondeva al suono ‘sc’.
Ecco perché oggi apprendiamo a manneggiare la ‘cosa’ araba con il segno
X, seguito per ordine alfabetico dall’Y e dallo Z. Questo scienzato infatti non solo studiò a fondo la numerazione
indiana ma la sviluppò nell'intento di dare soluzioni analitiche alle
equazioni lineari e quadratiche. Sviluppò inoltre in dettaglio le
tavole trigonometriche contenenti le funzioni del seno e il calcolo dei
due errori, che lo portò ad enunciare il concetto di differenziazione
700 anni prima della creazione del calcolo differenziale. Al-Khoarizmi
ha avuto inoltre l’indiscusso merito di esprimere i rapporti
geometrici, prima analizzati dai greci, in cifre e formule matematiche.
Ed è proprio dal titolo del suo trattato matematico, ‘al-gabr wa
al-muqabilah’ (semplificazione delle equazioni) che deriva il termine
moderno ‘Algebra’. Ed è dal suo proprio nome, deformato in latino
(Algoritmi), che deriva anche il termine moderno ‘Algoritmo'. Forse tutte queste cose la Fallaci non le sapeva, o forse le ha volutamente ignorate. Peccato... Sherif El Sebaie |
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