Il piccolo breviario dell'odio
 



Di Daniele Scalea. Tratto dal sito Il Franco Tiratore.




Su questo sito, potete leggere anche:

  • Miguel Martinez - perché non scrivo su Oriana Fallaci






    NdA: Quella che segue è una versione riveduta e corretta della recensione a Oriana Fallaci intervista se stessa [con questo nome si trova ora in edicola], che realizzai nell'estate del 2004, cioè subito dopo la sua pubblicazione. I riferimenti concernenti i brani citati rimandano comunque all'impaginazione dell'edizione originaria.

     

    Nei primi giorni d'agosto dello scorso anno, il sedicente "miglior quotidiano italiano", il "Corriere della Sera", mise in vendita a fianco del giornale anche un curioso librettino: Oriana Fallaci intervista Oriana Fallaci, poi uscito anche nelle librerie col titolo Oriana Fallaci intervista se stessa e ancora recentemente ripubblicato nella sua Trilogia. In esso per quasi 120 pagine la buona Oriana Fallaci, che tra l'altro si autoimpone di darsi del Lei ["Continuando a darci del Lei o passando al tu? Continuando a darci del Lei, per carità. Non amo indulgere a mode giacobine", pag.13], si sottopone a una serie di domande - potete immaginarvi quanto siano insidiose - che le permettono di sciorinare, ancora una volta, il suo messaggio d'odio e intolleranza, pardon, di "rabbia ed orgoglio".

    Innanzitutto voglio dare una giustificazione al titolo di questa recensione. Ritengo che la signora Fallaci sia animata da una profonda e oserei dire irrazionale rabbia interiore, che affiora in ogni suo scritto. E non ci vuol molto a dimostrarlo: qui di seguito riporto i nomi di tutti i personaggi (in ordine alfabetico) che compaiono nel libello fallace, con i rispettivi epiteti più o meno irrispettosi che l'autrice riserva loro. Notare bene: di alcuni personaggi neppure è scritto il nominativo, ma sono definiti esclusivamente attraverso un epiteto denigratorio; inoltre, la carrellata che segue comprende tutti quelli che compaiono nel libro, eccetto Berlusconi, l'unico a parte se stessa cui la Fallaci non dedica irrispettose definizioni.

     

    Yasser Arafat = ignorante, rimbambito, despota avido e corrotto [pag.106]

    George W. Bush = coglione [pag.117]

    Stefano Calderoli = uno che sembra il Jolly interpretato da Jack Nicholson nel film Batman. Il suo sorrisetto ghiaccio ha un qualcosa di sinistro [pag.70]

    Carlo d'Inghilterra = babbeo [pag.76]

    Jaques Chirac = nullità [pag.80]

    Massimo D'Alema = borioso [pag.73]

    Lynndie England = sgualdrina [pag.26, 27]

    Piero Fassino = sosia di Carlo Alberto [pag.71]

    Giuliano Ferrara = cattivo [pag.78]

    Maurizio Gasparri = Ce n'è un altro che sembra lo scemo del villaggio. Ha una faccia così poco intelligente, poverino, e un labbro così pendulo, che viene voglia di pagargli una plastica [pag.70]

    Al Gore = patata lessa [pag.85]

    John Forbes Kerry = piccolo opportunista [pag.89]

    Henry Kissinger = coglione [pag.81]

    Ignazio La Russa = Ce n'è un altro ancora che sembra un capo-gang dei film western [pag.70]

    Monica Lewinski = cicciona [pag.88]

    Napoleone = presuntuoso [pag.77]

    ONU = mafia di sottosviluppati e di imbroglioni [pag.98]

    Alfonso Pecoraro Scanio = petulantissimo verde che s'è dichiarato bisessuale [pag.57, 59], ignorante [pag.58], maleducato [pag.58]

    Colin Powell = scialbo [pag.86]

    Romano Prodi = Mortadella [pag.71, 72], sgomentevole [pag.73]

    Resistenti iracheni = bestie [pag.15, 16], barbari [pag.93]

    Marco Rizzo = vanesio dalla testa rapata alla Yul Brinner [pag.57, 71]

    Gerhard Schroder = nullità [pag.80]

    Lech Walesa = ignorante [pag.86]

    Yeltzin (sic: naturalmente si tratta di El'cin) = ubriacone [pag.86]

     

    Come vedete, ai veri e propri insulti e volgarità, s'aggiungono i commenti ironici o sbrigativi, quest'ultimi certo leciti ma indice di scarsa applicazione intellettuale sul problema; si noti inoltre che in questa summa abbiamo ignorato, per motivi di spazio, tutte le ingiurie rivolte all'Islam, ai Musulmani e ai pacifisti. Il senso di tutto ciò, è far capire con quanta disinvoltura la Fallaci affibbi epiteti ingiuriosi e rivolga offese spesso gratuite - senza capire che tutto ciò, oltre a non portare acqua al mulino delle sue tesi (mostra invece che non possiede altri mezzi all'infuori dell'insulto per farle valere), è anche molto poco elegante. Direi allora che parlare di "breviario dell'Odio" non sia peregrino: e sono certo che, dopo aver esaminato assieme i vari passaggi e argomentazioni (o ciò che più s'avvicina ad esse) della Fallaci, dovrete convenire con me che di questo in effetti si tratta.

    Orbene, il presente libello della Fallaci mi pare segua tre linee guida: l'autoincensamento dell'autrice stessa, l'attacco scomposto ai suoi avversari, l'esposizione delle sue discutibili tesi.

    Del resto, la modestia non è mai stata una delle cristiane virtù dell'atea cristiana Fallaci: in questo libretto ha deciso di non esser da meno di se stessa, e così sull'altare dell'idolatria brucia molto incenso alla moderna dea dell'Odio. In primo luogo, già quest'autointervista è presentata come un miracolo, essendo la Fallaci, com'è noto, malata di cancro, a suo dire ormai incurabile. Citiamo dall'inizio dell'opera:

     

    "La vedo molto stanca. Molto consunta, molto dimagrita. Come sta?

    Male, grazie. Però non se ne preoccupi. La testa resiste benissimo. [...] E' come se la mia mente fosse del tutto estranea al mio corpo. O come se col male del corpo la mente si rinforzasse. Un fenomeno interessante. I medici dovrebbero studiarlo" [pag.9].

     

    Ci mancherebbe altro, anche nella malattia la Fallaci è wonderwoman. Ma come, cosa dite? Non sta bene scherzare della malattia altrui? Vero, verissimo. Ma la Fallaci in persona è la prima a ricamare su di essa per esaltare ulteriormente la propria discutibile battaglia - infatti, lo sapevate?, Oriana ha sacrificato la vita per la sua crociata anti-islamica. Non ci credete? Leggete qua:

     

    "E' colpa mia se dopo undici anni lui [il cancro, NdR] s'è risvegliato. Colpa mia. Tutta mia. Con l'11 settembre smisi di curarmi. Di frequentare gli oncologi, di farmi gli esami. Infatti il direttore del Boston Hospital, allora l'ospedale che mi teneva d'occhio, mi mandò una letteraccia in cui diceva: «Ms Fallaci, you are putting in jeopardy the reputation of my equipe. Lei sta mettendo a rischio la reputazione della mia équipe». Ma non avevo il tempo di andare a Boston. Prima l'articolone, La Rabbia e l'Orgoglio, e il fracasso che ne seguì. Poi il libro omonimo e il fracasso che si raddoppiò. Poi le traduzioni... Dopo averlo pubblicato in Italia mi misi a tradurlo in inglese e in francese nonché a controllare, parola per parola, la versione spagnola. [...] Poi processi in Francia, le accuse di razzismo religioso, di istigazione all'odio, di xenofobia ["maledetti francesi, sarete stati dunque voi ad ucciderla?" - il messaggio sottinteso è questo, NdR]. Poi le stronzate dei no-global che volevano entrare nel Centro Storico di Firenze e sfregiare i monumenti, sicché venni in Italia per tentare d'impedirglielo. Poi la guerra in Iraq dove stavo per andare e non andai perché non si può salire sui carri armati e correre sotto le mitragliate [ma cos'è, voleva andare a fare la giornalista o arruolarsi nella Delta Force!?!, NdR] con un corpo che non ti obbedisce. Per oltre due anni queste cose requisirono ogni istante della mia vita, e m'indussero a dimenticare l'Alieno che dormiva. Dio, che sciocchezza. Che suicidio. Comunque il vero suicidio l'ho commesso a evitare i medici per scrivere La Forza della Ragione. Non a caso mia sorella Paola odia quel libro in maniera maniacale e quando ne vede una copia sibila: «Maledetto. Sei tu il responsabile» [questa scena platealmente teatrale vorrei proprio vederla!, NdR]." [pag.22]

     

    Non c'è che dire, un vero capolavoro stilistico per dipingere un quadro certo toccante, ma anche surreale, in cui la Fallaci suggerisce ai suoi seguaci di farne una martire dopo la dipartita. E allora, con tutto il rispetto per la tragedia della malattia, questo è puro terrorismo intellettuale, un malizioso espediente atto ad incantare lettori sprovveduti e facili all'esaltazione, quali la Fallaci sa bene essere i suoi maggiori estimatori:

     

    "E a proposito: io su quel libro in apparenza difficile ho una grossa curiosità. Sapere chi sono i lettori.

    Quelli di sempre. In gran maggioranza, coloro che i superciliosi chiamano con una punta di disprezzo «gente del popolo»." [pag. 36]

     

    Be', non voglio fare il supercilioso, e dunque eviterei la definizione "gente del popolo". Eppure, come negare che la Fallaci trovi il grosso dei suoi sostenitori tra le persone incolte? Non è certo un peccato, per carità - ma abbiamo come l'impressione che la Fallaci manipoli lessico e tematiche appositamente per riuscire, attraverso ad essi, a manipolare questo genere di persone: insomma, che faccia della demagogia. Come altrimenti potremmo definire brani come questo che segue?

     

    "Zitte zitte le moschee sorgono ovunque, e la tracotanza degli invasori è raddoppiata a tal punto che nessuno ci fa più caso. Chi si ribella, oggi, allo straniero che spadroneggia nel nostro paese [ma non sono gli Americani, questi?!, NdR]?!? Chi si indigna, oggi, per il marocchino che infrangendo il Codice Penale tiene due o tre mogli e vorrebbe mettere il burkah anche a me? Chi si arrabbia, oggi, con l'albanese che gestisce la prostituzione e che ubriaco investe i passanti, li uccide? Chi si oppone, oggi, al sudanese che fa la pipì sui monumenti e spaccia la droga sui sagrati delle chiese? Chi protesta, oggi, contro il somalo che per salvare il barbaro principio dell'infibulazione inventa e diffonde attraverso un pubblico ospedale la farsa della cosiddetta soft-infibulation? Chi si scandalizza, oggi, per l'algerino che aggredisce o ricatta il carabiniere in procinto di arrestarlo? «Guarda-che-se-ti-avvicini-mi-taglio-il-cazzo-con-questa-lametta, poi-dico-che-me-l'hai-tagliato-tu-e-in-galera-ci-finisci-tu» [la Fallaci, i discorsi altrui li riporta sempre con questo curioso metodo dei trattini, così a leggerli sembra che siano pronunciati da un robot o da un impedito: altro sofisticato trucchetto dell'incantatrice di bovi, NdR]." [pag.66]

     

    Non c'è dubbio che l'immigrazione in Italia e in Europa sia oggi un problema gravissimo, di prim'ordine: ma altrettanto indubbio è che affrontarlo in questo modo è scorretto. La Fallaci fa di tutta l'erba un fascio, ricamando abilmente sui preconcetti e pregiudizi xenofobi diffusi tra la gente, per santificarli con il suo sigillo d'intellettuale affermata ed antifascista: ecco, allora, che i cinesi diventano "padroni di Prato", i nigeriani "infestano il Centro Storico imponendo banchi abusivi", coi rumeni e gli albanesi "da cui le case della campagna toscana vengono regolarmente saccheggiate con i furti notturni" [tutti a pag.45]. Volendo impostare un serio discorso sul problema immigratorio, la Fallaci avrebbe dovuto in primo luogo individuare le cause del fenomeno: chiaramente non poteva farlo, perché esse non soddisfano le demagogiche conclusioni che ha deciso di trarre apoditticamente. La causa è da ricercarsi non nella "genetica cattiveria" delle altre razze, o nel loro stadio di "regresso" (come sembrerebbe suggerire l'autrice del libello), bensì nel sistema capitalista che - come sappiamo bene - è stato imposto al mondo non certo da cinesi, nigeriani, rumeni o albanesi. Il lusso sfrenato e il pomposo stile di vita (American way of life) oggi vigenti nel cosiddetto "Occidente", e cioé nell'impero americano, impongono al Terzo Mondo di sacrificarsi sull'altare dell'esagerato benessere di quel Primo. La Fallaci dovrebbe sapere benissimo che Sud America, Africa e in parte Asia, sono dominate da regimi tirannici, spesso sovvenzionati dagli USA, che mentre soddisfano celermente ogni desiderio della WTO o del FMI, lasciano che le loro genti muoiano di fame. Del resto, il Terzo Mondo è oggi vessato dai ricatti del Grande Capitale. Inoltre, l'Africa in particolare, è continuamente devastata da sanguinose guerre intestine per il controllo delle risorse che, nella maggior parte dei casi, sono manovrate dalle potenze imperialiste o, meglio, dall'unica potenza imperialista rimasta (indovinate chi...). Tale drammatica situazione genera una gigantesca massa di disperati pronta ad emigrare nel Primo Mondo, dove, ad accoglierli a braccia aperte, troveranno tutti gli Stati borghesi ben felici di ottenere per i loro industriali una forza lavoro semi-schiavile, da sostituire agli ormai troppo "esosi" lavoratori autoctoni. Non è vero, come si dice solitamente, che gli immigrati sono necessari per fare quei lavori che gli Europei non vogliono più svolgere (in verità, gli Europei vorrebbero essere pagati per svolgerli, tutto qui!), ma neppure, come penserà la Fallaci, che gli immigrati tolgono lavoro agli Europei: semplicemente, sono i padroni a togliere il lavoro agli Europei per sfruttare vergognosamente gli immigrati. E - forse è utile ricordarlo - gli industriali non sono certo cinesi, nigeriani, rumeni o albanesi. Sfruttando il lavoro degli immigrati, che corrisponde in tutto e per tutto al vecchio lavoro schiavile, il Primo Mondo s'arricchisce ulteriormente, s'infonde di nuova linfa per saccheggiare con ancora più ardore gli altri popoli, generando nuove masse di profughi e così avviando un circolo vizioso del quale le vittime principali sono proprio gli emigranti (per noi immigrati) e i lavoratori europei. Tutto questo discorso potrà anche essere errato, ma senza dubbio è impostato in modo corretto e valido. Provi a tornare, cara Fallaci, se ne ha ancora il tempo, con una teoria meglio strutturata e almeno superficialmente argomentata, solo allora si potrà discutere se essa sia giusta o meno: tutto il resto, come le sue sparate demagogiche, generalizzazioni xenofobe e dogmi apodittici, cara Fallaci, sono tutte cazzate!

    Chiusa la parentesi sulla "invasione extracomunitaria", recuperiamo il filo dell'analisi, quale avevamo impostata inizialmente. Direi che si possa esaurire la parte riguardante l'autoincensamento della Fallaci, dato che il resto riguarda i soliti "ricordi della guerra partigiana" o delle sue "imprese" da reporter. Potremmo saltare a pie' pari anche la denigrazione degli avversari, della quale abbiamo già dato numerosi riferimenti in principio; il copione è del resto chiaro: i nemici sono sempre "fascisti, nazisti, bolscevichi, collaborazionisti", cattivi e prepotenti. Più interessante, semmai, giungere al terzo punto, e discutere alcune delle tesi fallaci presentate nel libello.

    A parte il solito "scontro di civiltà", con annessa "invasione islamica", ecc., fa la sua comparsa in quest'opera un'altra sorprendente rivelazione: orbene, la Fallaci e i suoi seguaci sarebbero dei perseguitati!!! Leggete e sbellicatevi pure dalle risate:

     

    "Sono troppi quelli che tacciono. Che la pensano come me ma hanno paura di dire ciò che dico io. Che per convenienza o viltà fanno i furbi, fingono di non vedere ciò che vedono come me. [...] Alle incomprensioni, ai processi, agli autodafé, «Brucia-l'eretica-bruciala», ci sono abituata. Basta che apra bocca perché mi aggrediscano con gli articoloni, i titoloni, addirittura i comunicati di Redazione. Anche se esprimo un faceto commento sullo sputo di un calciatore. E' una moda, ormai." [pag.14]

     

    Qui urge subito un chiarimento: quest'ultimo riferimento va ad un intervento della Fallaci pubblicato sulla Gazzetta dello Sport (ma non diceva d'essere tanto impegnata da non potere neppure più permettersi di curarsi?), nel quale non solo sosteneva il calciatore Totti per il famoso sputo in faccia al danese Olsen, ma addirittura lo redarguiva per non esser giunto a menare le mani... alla faccia dello spirito sportivo! Giustamente i lettori si sono indignati, e la redazione del giornale ha dovuto prendere le distanze da quest'incitamento alla violenza. Gli articoloni e i titoloni non sono invece reato: ritiene la Fallaci che sia illegittimo e persecutorio persino criticare le sue tesi?! E poi, siamo seri, cara signora: i suoi libri sono pubblicati dal primo editore italiano e vendono più di quelli del Papa, il più noto quotidiano nazionale allega un suo libro alla propria edizione, e un articolo che lei stessa definisce "faceto" è prontamente inserito sul più venduto giornale del paese; e per lei questa sarebbe persecuzione!?! Ripeto: cerchiamo d'essere seri, questa se la possono bere soltanto i suoi fanatici e sprovveduti seguaci. Ma proseguiamo:

     

    "Ho pianto come ho pianto quando hanno assassinato Fabrizio Quattrocchi morto dicendo «Ora ti faccio vedere come muore un italiano» [naturalmente qui senza trattini..., NdR]. Ho pianto anche quando le nostre pavide autorità gli hanno negato i funerali di Stato e perfino la camera ardente che in Campidoglio concedono ai defunti attori comici". [pagg.15, 16]

     

    Posto che davvero Quattrocchi abbia pronunciato quelle parole in punto di morte, ciò significa che è morto da uomo, ma non che da tale sia vissuto. Chi ammazza gente innocente per denaro (e quanto denaro: mille euro al giorno!) non solo non è un eroe, ma neppure un uomo. Gli eroi combattono per una causa, giusta o sbagliata che sia, ma non certo per denaro. Oltretutto, l'Italia mai avrebbe potuto concedere i funerali di stato, giacché, per la legge italiana, Quattrocchi era assimilabile a un mercenario, e dunque un criminale penalmente perseguibile, almeno secondo i termini della convenzione internazionale di cui l'Italia è tra le sottoscrittrici. Il vero scandalo, semmai, è che i suoi compari vivano ora indisturbati: perché, se chi li ha inviati in Iraq è sotto processo, lo stesso non vale per loro? Non voglio dare responsi (anche perché i tipi suddetti pare siano piuttosto facili a querele), ma pongo questo lecito aut-aut: o erano mercenari e dunque hanno infranto la legge anche loro, oppure erano semplici "guardie del corpo", e perciò l'impresa che li ha gestiti non ha alcuna responsabilità.

     

    "[...] Peggio: scendendo dall'aereo che li aveva riportati in patria, nessuno dei tre ostaggi liberati ringraziò gli americani. Ringraziarono tutti. Anche i giornalisti, chissà perché. Ma gli americani, no. Quasi avessero ricevuto un ordine preciso, come il presidente del Consiglio e il presidente della Repubblica parlarono solo di Forze della Coalizione". [pag.19]

     

    Che scoop, gente: Ciampi, che da giovane combatté a fianco dell'esercito statunitense, e Berlusconi, che passerà alla storia come il "cagnolino di Bush", sono in realtà degli "ottusi" anti-americani!

     

    "Perché alle decapitazioni degli ostaggi la stampa e la Tv non hanno dato il medesimo spazio, il medesimo rilievo, che hanno dato e danno alle nequizie di Abu Ghraib? [...] Cristo! Nessuno può negare che in Europa e soprattutto in Italia il Male venga presentato con due pesi e due misure. Nessuno può negare che pei nemici dell'Occidente i nostri media avanzino sempre qualche giustificazione. Nessuno può negare che le nequizie islamiche siano sempre accompagnate da qualche silenzio o da qualche ma, qualche però". [pag.28, 29]

     

    La Fallaci ci ordina qui di non contraddirla, eppure quanto da lei espresso lascia davvero perplessi. Ohibò, nessuno può negare semmai che gli opinionisti nostrani abbiano minimizzato gli orrori di Abu Ghraib, asserendo che "la democrazia riconosce le sue colpe" (intanto aspettiamo ancora una condanna seria di Lynddie England e compagnia, poi del direttore del carcere, poi di Rumsfeld che, anche secondo la Fallaci "certo sapeva" [pag.26] e, perché no, anche di quel cowboy di Bush che si trova in cima alla catena di responsabilità). Nessuno può negare piuttosto che ad  alcuno dei nostri mezzi di "informazione" sia mai passato per la testa anche solo d'accennare alle tante incongruenze presenti nei video dei sedicenti "terroristi islamici" (il sedicente è riservato esclusivamente alla Resistenza irachena), e ai legittimi dubbi sull'autenticità di alcuni di essi, avallati anche dal finto video girato da un ragazzo californiano che aveva ingannato il mondo intero! Invece, molti, come il parzialissimo (ma non certo in senso filo-islamico) TG5 ancora di Mentana, hanno allora negato anche l'evidenza mettendo in onda servizi ipocriti e moralistici in cui si riaffermava con una sicurezza fanatica e immotivata la veridicità di tutti gli altri video - naturalmente, senza prove! Nessuno, nemmeno lei, cara Fallaci, puoi negare che i media europei e italiani parteggino spudoratamente per l'invasore americano, tanto da censurare termini ovvi, ed infatti ampiamente utilizzati anche dalle tv anglo-sassoni, quali "invasione", "occupanti", "resistenza irachena", indulgendo invece su ridicoli "liberatori" e "terroristi", tanto che i nostri TG assomigliano sempre più ai "minuti dell'Odio" di orwelliana memoria. Nessuno può negare che la Fallaci abbia sparato una colossale cazzata, non certo perché affetta da demenza senile bensì perché molto, molto astuta. Sa che la sua voce è autorevole, e i suoi seguaci fanaticamente fedeli: non importa ciò che scrive, basta che lo scriva per renderlo una verità ovvia a centinaia di migliaia d'accoliti. Così può suggerire una risposta del genere a tutti i finti dubbi precedentemente sollevati:

     

    "E la risposta al mio interrogativo è proprio il cancro incurabile del nuovo nazifascismo, del nuovo bolscevismo, del nuovo collaborazionismo". [pag.29]

     

    La Fallaci si esibisce quindi in un ardito parallelo tra la contemporanea Unione Europea e l'Europa del Patto di Monaco, a suo dire altrettanto arrendevoli verso il "nemico". Un passo mi ha fatto però sussultare:

     

    "A Berlino Hitler istituiva i Tribunali Speciali, emanava le leggi razziali, costruiva campi di concentramento ad Auschwitz e Dachau, spingeva i suoi sogni di espansionismo alla Polonia, e l'Europa zitta. O condiscendente." [pag.39]

     

    Infatti, la descrizione mi ha ricordato ben poco l'Islam, o l'Iraq, o chi per essi. Semmai, mi ha ricordato il signor George W. Bush, che - parafrasando l'Oriana - a Baghdad istituisce i Tribunali Speciali contro Saddam Hussein e tutti i membri del partito Ba'ath, emana o fa emanare ai suoi vassalli leggi limitative o persecutorie contro musulmani e oppositori (U.S. Patriot Act, Mandato di cattura europeo), costruisce campi di concentramento a Guantanamo , Bagram e Abu Ghraib, spinge i suoi sogni di espansionismo a Iran, Sudan, Siria, ecc., e l'Europa zitta. Come Prodi. O condiscendente. Come Berlusconi.

    Ciliegina sulla torta, la Fallaci arriva persino ad affermare che molti negozianti avrebbero paura di vendere la bandiera dell'Italia [cfr. pag.63]. Io non ho decisamente quest'impressione, anzi, mi pare che l'accoppiata Ciampi-Berlusconi abbia avviata con successo una campagna di retorica pseudo-patriottica per inculcare alla popolazione la fedeltà assoluta ai princìpi dello stato borghese. In definitiva, la pretesa della Fallaci d'essere perseguitata è assurda, per quanto detto sopra. Semmai, risulta che negli ultimi anni vi siano stati non pochi arresti arbitrari di musulmani accusati di "terrorismo", poi regolarmente scagionati per assoluta mancanza di prove, e di oppositori al regime collaborazionista - si pensi ad esempio all'arresto, poi risultato immotivato ed infatti revocato, di Moreno Pasquinelli, portavoce del Campo Antimperialista, che tra l'altro la Fallaci attacca velatamente nel libello che stiamo analizzando. O ancora c'è chi, qui in Italia, s'è beccato una condanna più pesante di quella di Ruggero Jucker assassino della sua fidanzata, solo per aver lanciato una bottiglia incendiaria contro il cancello d'una base NATO!

    Interessante anche il modo in cui la Fallaci giustifica implicitamente le torture sui prigionieri iracheni. Dopo essersi teatralmente addolorata per "le nequizie di Abu Ghraib" [pag.24] (teatralmente, sì: "Di questo mi resi conto durante un'altra notte di tregenda. Un sabba pieno di diavoli, di streghe, di fantasmi che ballavano orgiasticamente dentro la pioggia e ballando mi pugnalavano il cuore. Mi ridevano in faccia, si facevano beffe di me. La notte un cui scoprii le nequizie di Abu Ghraib"!), accusa i giornali e le televisioni (che per trasmetterle, ricordiamo, hanno aspettato il via libera del Pentagono!!!) di "averci vissuto di rendita", "minimizzando le nequizie che avvenivano sull'altra sponda", e balle simili [pag.24, 25]. E, già che c'è, suggerisce velatamente ai suoi seguaci assettati di violenza che, in fondo in fondo, forse quei prigionieri se lo meritano d'essere torturati:

     

    "[...] E senza chiedermi se quel detenuto iracheno fosse un criminale di Saddam Hussein [qui la Fallaci sta condannando le torture a prescindere dalle colpe della vittima, ma è chiaro che, insistendo su presunte responsabilità dei detenuti di Abu Ghraib - naturalmente ipotizzate da lei senza alcun elemento di prova - tenti di dare una giustificazione alle cose orribili che accadono laggiù ad opera degli Americani, NdR]. Se avesse gassato i curdi, torturato e ucciso i suoi compatrioti. Se fino alla vigilia del suo arresto si fosse divertito a mutilare i cadaveri dei Marines, a tagliargli le gambe, le braccia, i genitali per esibirli dinanzi alla marmaglia esultante." [pagg.26, 27]

     

    Oh, da questa signora ci si può aspettare davvero di tutto: persino la giustificazione della tortura! In fondo, i detenuti sono solo criminali di Saddam Hussein (e perché gli Americani non solo criminali di George Bush?), che hanno gassato i curdi - benché le indagini ufficiali degli USA stessi (pubblicati seppur in sordina dalla stampa nordamericana) asseriscano che ad al-Halabja furono gas iraniani a causare, involontariamente, la mattanza di cittadini innocenti -, che hanno lottato contro l'invasore e, naturalmente, secondo gli stereotipi fallaci, devono aver mutilato i cadaveri del nemico. Chiaro, perché gli Iracheni sono solo "marmaglia". Ma la difesa d'ufficio compiuta dall'autrice del libello non si ferma qui: anzi, si trasforma persino in un attacco. Il passo precedente, infatti, prosegue in questo modo:

     

    "Senza dirmi, inoltre, che episodi uguali a quelli di Abu Ghraib sono sempre avvenuti. In ogni esercito, ogni società, ogni momento storico. Tanto per andar sul recente, pensi ai mussulmani che in Libano crucifiggevano i cristiani maroniti. Dopo avergli mozzato gli arti e cavato gli occhi, bada bene." [pag.27]

     

    Badiamo bene, benissimo, signora Fallaci, abbastanza bene per accorgerci che di lei, se utilizzassimo il suo inelegante linguaggio, dovremmo dire che è proprio una "cogliona"! E non tanto perché affermare che tutti gli altri popoli del mondo si siano resi colpevoli di tanti orrori quanto gli Americani, è una prova d'incredibile cecità o infame mistificazione; quanto perché, cara Fallaci, vorremmo proprio sapere come diavolo si faccia a crucifiggere una persona se precedentemente le si è tagliati gli arti! Non bisogna certo essere anatomisti per capire che quanto raccontato dalla Fallaci è impossibile, e dunque una bugia bella e buona, nemmeno ben congeniata se contiene una simile contraddizione. E volendo dirla tutta, ancora una volta la Fallaci usa due pesi e due misure. Dei torturati di Abu Ghraib elenca una serie di presunte colpe che potrebbero giustificarne (ai suoi occhi d'incivile) il trattamento inflitto. Dei presunti torturati cristiano-maroniti del Libano non ci dice nulla. E già. Altrimenti, avrebbe dovuto ricordarci che furono proprio le milizie cristiano-maronite a penetrare nei campi profughi di Sabra e Chatila circondati dagli ebrei di Sharon, e là, in due giorni d'indicibile furia assassina, a massacrare senza pietà alcune migliaia di palestinesi inermi, per lo più donne e bambini.

    Ormai ce n'è abbastanza per capire che la Fallaci scrive animata unicamente da quell'odio irrazionale che prova verso le culture impenetrabili alla colonizzazione yankee, e l'Islam in particolare, e che per avallare le sue tesi è disposta a qualunque mistificazione, a qualunque menzogna, a qualunque manipolazione pur di catturare adepti tra i lettori più sprovveduti. Così, non ci può più sorprendere il leggere cose del genere:

     

    "Le masse musulmane capiscono la teocrazia e basta. E la teocrazia non insegna a ragionare, a scegliere, a decidere il proprio destino. Insegna a servire, a ubbidire, a servire un Dio che è un padrone assoluto. Un sovrano che controlla ogni momento e ogni aspetto della vita. Un tiranno peggiore di Saddam Hussein. [...] Ieri ho visto un documentario dove una donna colta e intelligente, una architetta di Bagdad, indossava gli abiti imposti dal Corano e diceva: «I hope so much that we reach democracy. Islamic style, of course. Spero tanto che si arrivi alla democrazia. Stile islamico, beninteso». Stile islamico, cioè regolato dai mullah e dagli imam. Dalle leggi di Maometto. Mi sbaglierò, ma illudersi che una farsa di elezioni possa cambiare le cose in Iraq è una scemenza." [pag.92]

     

    Qui c'è tutta la follia del messianismo targato USA, non a caso il paese per cui la Fallaci combatté da giovane e in cui ha deciso di passare buona parte della sua vita prima, putroppo, di rientrare nella colonia Italia. C'è tutta, dicevamo: c'è il dogma della democrazia quale forma superiore, inviolabile, ed obbligatoria per tutti, di governo, con il corollario che solo gli Statunitensi - popolo eletto - possono capire appieno questa "forma superiore". C'è lo xenofobo disprezzo dell'altro: "le masse musulmane capiscono la teocrazia e basta". C'è l'arroganza di chi non vuol permettere agli altri di decidere della propria sorte: la democrazia "stile islamico", infatti, non piace alla Fallaci, e a contare è la sua volontà, non quella di centinaia di milioni di musulmani. Questa è la libertà che vogliono imporre al mondo gli Yankees: "libertà" di sottomettersi ai loro usi e costumi, oppure di morire sotto le bombe dei B52! E si potrebbe poi discutere a lungo su chi sia più schiavo tra chi accetta solo Dio quale padrone, e chi invece paga un nugolo di politicanti corrotti e affaristi per decidere tutto della sua vita: ma non è questo il luogo adatto. Piuttosto, diamo atto alla Fallaci di aver finalmente scritto una cosa condivisibile: una farsa di elezioni, quali quelle che gli Americani hanno organizzato in Iraq, non spezzerà certo la volontà di libertà di quel popolo. Crederlo è, appunto, una "scemenza". E di scemenze, la Fallaci se ne intende davvero. Basti pensare al candore con cui ci svela una soluzione, naturalmente American style, al problema delle inesistenti armi di distruzione di massa irachena:

     

    "[...] in Iraq dove le armi chimiche e biologiche non sono riusciti a trovarle, probabilmente perché erano state subito nascoste in Siria o in qualche banca svizzera". [pag.86]

     

    Lo sconforto qui è troppo grande persino per commentare questa scemenza a cinque, anzi cinquanta stelle. Eppure, è riuscita a superarsi ancora, laddove lastrica la via per una campagna repressiva che si terrà ben presto in Italia:

     

    "Era un nostro concittadino il boia al quale Quattrocchi disse nella nostra lingua «Ora ti faccio vedere come muore un italiano»? Era un complice legato alle Brigate Rosse o agli Incappucciati o a certi no-global? Quelli dell'Altra Parte [la Casa delle Libertà, NdR] avrebbero dovuto scoprirlo. E dircelo. Avrebbero dovuto anche scoprire chi c'era dietro il comunicato col quale, per liberare i tre ostaggi rimasti, le Brigate Verdi di Maometto avevan chiesto e ottenuto un corteo pacifista. E questo proprio durante la campagna elettorale. Domanda: chi suggerì alle Brigate Verdi di Maometto quel comunicato? Chi glielo redasse? Peggio. Chi ha redatto, o chi ha suggerito, il messaggio con cui Bin Laden ci informa in italiano che il suo prossimo obbiettivo sarà l'Italia-di-Berlusconi-servo-della-Casa-Bianca eccetera? Perfino il linguaggio stavolta è simile al linguaggio delle Brigate Rosse, degli Incappucciati, di certi no-global. Ed io escludo che Bin Laden sia un profondo conoscitore della politica italiana. Escludo che Berlusconi lo interessi più di Bush e di Blair. Escludo che l'idea di affrettarne il tramonto infliggendoci una strage o una serie di stragi appartenga a lui. Ergo, in quel messaggio ci vedo lo zampino d'un boia nostrano." [pagg. 68, 69]

     

    Coerente con il suo stereotipo del mussulmano-stupido-ignorante-e-primitivo, la Fallaci non crede che anche nei paesi islamici si possa avere cognizione della politica europea, e, con un'operazione del tipo 2+2=5, decide che l'Italia è un feudo di Al Qaeda. I casi sono due: o vuol suggerire a Berlusconi una bella retata poliziesca per fare pulizia in stile sudamericano, oppure vuol suggerire a Bush di bombardare anche l'Italia nel caso che le sinistre vincano le prossime elezioni! La prima appare più probabile, e forse più con il prossimo governo che con questo: non dimentichiamoci che fu Rutelli a dire che chi sostiene la Resistenza irachena dev'essere arrestato... Per l'ennesima volta la Fallaci conferma il suo ruolo di seminatrice d'odio, contro i musulmani, contro gli immigrati, contro gli oppositori al sistema capitalista. Probabilmente questo sarà l'ultimo libello fallace che dovremo sorbirci, sempre che quella della malattia mortale non sia un altro espediente teatrale, atto a far gridare al miracolo a guarigione avvenuta. O forse, almeno una volta, Oriana Fallaci è sincera. Allora, sta per venire il giorno in cui dovrà rendere conto a Dio dell'odio che ha distribuito a piene mani tra le masse colme di risentimento xenofobo. Ma con la Fallaci non spariranno certo i sentimenti espressi nelle suo opere più recenti. La Fallaci è stata soltanto uno dei tasselli componenti la gigantesca propaganda imperialista degli Stati Uniti, forse il più rumoroso ed appariscente, ma non certo il più importante. La lotta contro le menzogne capitaliste non deve fermarsi: gran parte delle masse sono ormai conquistate alla causa del Sistema. La loro redenzione passa attraverso un'incessante contro-propaganda, contrapponendo la verità alle menzogne, la ragione ai bassi istinti, l'etica all'ipocrisia, l'amore all'odio - è un'impresa quasi impossibile, ma inevitabile. Sta a noi uomini liberi contrastare domani l'apostolato di violenza di chi seguirà la Fallaci, così come oggi abbiamo contrastato lei.

     

    (15 marzo 2005)

    Daniele Scalea






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