La meretrice di Babilonia:
la macelleria invisibile
e la guerra pornografica
 

di Miguel Martinez




Questo è il quarto di una serie di articoli su impero e tortura.

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Hanno ragione coloro che sostengono che le foto di Abu Ghraib sono emerse "perché gli Stati Uniti non sono una dittatura".

E allora? È la solita apologetica ingannatrice. Nessuno dice che gli Stati Uniti siano una dittatura: sono qualcosa di completamente diverso dal regime personale, ad esempio, del defunto Anastasio Somoza, che per decenni fu il proprietario personale dell'esercito, dello stato e dell'economia di un paese di analfabeti, il Nicaragua.

Sotto Somoza, le foto delle torture non sarebbero mai uscite. Negli Stati Uniti sì. Ma Somoza era al potere grazie agli Stati Uniti e grazie agli Stati Uniti, poteva torturare.

Le foto emergono per diversi motivi.

Innanzitutto, perché lo scontro politico bipolare americano è sempre stato privo di contenuti, e proprio per questo ancora più feroce. Ma anche in Italia sta diventando così - al posto di contenuti perfettamente intercambiabili, abbiamo l'antirutellismo e l'antiberlusconismo.

Gli Stati Uniti sono una società oligarchica: esistono molti poteri, ben radicati, e in concorrenza tra di loro, e il partito repubblicano non può certo mandare un killer a liquidare il proprietario di una grande catena mediatica.

Le foto sono devastanti, perché operano sull'effetto macelleria. Noi carnivori ci possiamo permettere di essere tali perché non vediamo quello che succede nella macelleria. Forse anch'io cesserei di mangiare la carne se dovessi passare una giornata in un macello pubblico.

Ma attenzione. L'effetto macelleria non è dovuto alla bontà dell'animo umano: per generazioni, i nostri antenati hanno sgozzato maiali senza pensarci due volte. Se l'urlo dell'animale sgozzato ci impressiona, è semplicemente dovuto alla crescente specializzazione della società, alla sua sterilizzazione.

È lo stesso meccanismo per cui noi che viaggiamo sugli autobus non vedremo mai faccia a faccia le "grandi personalità" politiche, dello spettacolo o della cultura.

È lo stesso meccanismo per cui quasi nessun abitante delle grandi città si immagina i pittoreschi matrimoni che avvengono quasi tutti i giorni nei campi Rom delle nostre stesse città.

È lo stesso meccanismo che crea strade dritte per ebrei in Palestina, e contorti sentieri pieni di posti di blocco per i nativi palestinesi.



Muro palestina apartheid

Un palestinese a cavallo contempla il Muro

È lo stesso meccanismo per cui le bombe che hanno fatto strage di iracheni e di kosovari erano solo schermate virtuali e puntini per i telespettatori.

È lo stesso meccanismo delle gated cities, delle gigantesche fortezze private in cui un numero crescente di bianchi statunitensi benestanti riescono a ritagliarsi un mondo dove non vedranno mai un nero o un povero.

Le foto spezzano la distanza tra gli eletti e i dannati, ci fanno entrare nelle fogne del nostro mondo.

La guerra pornografica

Le foto sono diventate pubbliche, perché sono un prodotto spettacolare straordinario, in una società spettacolare. Non sono spettacolari perché ritraggono cadaveri: di quelli è già pieno Internet. Sono spettacolari perché sono pornografici. Il meccanismo non è molto diverso da quello che ha permesso a Clinton di cavarsela senza particolari problemi tra accuse (false) di complicità in omicidio e traffico di droga e (vere) di guerre dichiarate in maniera illegale, mentre i suoi rapporti extraconiugali con una stagista lo hanno portato sull'orlo del licenziamento.

Negli ultimi secoli almeno, la prima forma di arte erotica è sempre stata quella moralista: i corpi nudi che bruciano all'inferno negli affreschi, tanto più affascinanti delle eteree immagini biancovestite del paradiso. Ma non è solo il peccato a tentare: pensiamo alle immagini delle martiri, dove possiamo supporre che la modella fosse anche la cortigiana del paese.



martirio eulalia

Il martirio di Sant'Eulalia

Le immagini di Abu Ghreib sono pornografiche in una guerra che è di per sé pornografica. Quanto lo sia lo ha sottolineato molto bene Stan Goff.

La terza guerra mondiale sfrutta infatti tutte le nostre fantasie erotiche. Forse in un tentativo disperato di rispondere alla domanda che mi fece Umberto Bossi, in circostanze che racconto altrove: "ma che ci fanno i musulmani con quattro mogli?"

Questa guerra è stata rappresentata, come forse nessun'altra, in termini di guerra dei sessi e di guerra del sesso.

Chi sappia anche poco delle dinamiche di una comunità di scimpanzé capisce immediatamente cosa c'è dietro la retorica islamofoba. Vi abbiamo accennato altrove commentando un articolo di Lia sulla questione del foulard o "velo" islamico.

I loro maschi desiderano le nostre donne; noi dobbiamo salvare le nostre donne e distaccare le loro donne da quei maschi.

Allo stesso tempo, le loro donne fanno più figli delle nostre - a dirla con l'eleganza di Oriana Fallaci (una signora fiorentina che si vanta di aver minacciato di bruciare vivi alcuni somali), "si riproducono come topi".

Le loro donne affascinano enormemente, perché se ne stanno nascoste dietro impenetrabili copertura di stoffa, a differenza ad esempio di quel parco donne di riserva per gli occidentali che è la Tailandia. Una femminilità frustrante perché impenetrabile in tutti i sensi, se non con la violenza.



hijab

Tra le foto delle torture di Abu Ghraib, alcune, che si riferivano allo stupro di donne da parte di militari statunitensi, si sono rivelate quasi sicuramente false. Ma sono ugualmente interessanti, perchè esprimono il desiderio che si è poi incarnato ad Abu Ghraib. Provengono infatti dal sito di un film pornografico, intitolato Iraqi Whores, "Puttane irachene", concetto che viene ribadito in un altro strillo: Sex Crazed Iraqi Bitches (Puttane irachene affamate di sesso). Valerio Evangelisti ha dedicato un bel saggio alla questione.

Il concetto non è complicato: noi ci realizziamo stuprando le loro donne. Violenza certo, ma violenza gradita, perché non solo siamo più ricchi, più potenti e più civili: ce l'abbiamo anche più lungo.

Dalle richieste impossibili che Bush faceva all'Iraq a Iraqi Whores, si ripercorre semplicemente la sequenza stabilita 2.500 anni fa nel Libro del Deuteronomio per le "città che sono molto lontane":

"Quando ti avvicinerai a una città per attaccarla, le offrirai prima la pace. Se accetta la pace e ti apre le sue porte, tutto il popolo che vi si troverà ti sarà tributario e ti servirà. Ma se non vuol far pace con te e vorrà la guerra, allora l'assedierai.

Quando il Signore tuo Dio l'avrà data nelle tue mani, ne colpirai a fil di spada tutti i maschi; ma le donne, i bambini, il bestiame e quanto sarà nella città, tutto il suo bottino, li prenderai come tua preda; mangerai il bottino dei tuoi nemici, che il Signore tuo Dio ti avrà dato. Così farai per tutte le città che sono molto lontane da te e che non sono città di queste nazioni."

Ma sulla tradizionale guerra a sfondo sessuale, si innesta la guerra tra i sessi. Non si tratta di un semplice cambiamento di ruoli, come in Europa; nella società concorrenziale, diventa lotta feroce per la sopravvivenza.

A un estremo, abbiamo le maledizioni scagliate dai predicatori fondamentalisti contro "il culto satanico della dea madre" e contro - ironia dei ricorsi storici - la Harlot of Babylon, la "prostituta di Babilonia", o contro la tentatrice Semiramide, cui i consiglieri di Bush attribuiscono l'invenzione dell'Islam, della New Age e del satanismo. Il tutto nel contesto di un complesso culturale in cui il linguaggio e le immagini dei fumetti fanno da accompagnamento inscindibile di maledizioni partorite durante l'Età del Ferro. Basta guardare ad esempio questa raffigurazione della "Meretrice" biblica:





Ma dall'altra parte, abbiamo l'inserimento violento e individuale delle donne nel capitalismo. La petroliera della Chevron con il nome di Condoleezza Rice, Madeleine Albright che spiega che mezzo milione di iracheni morti a causa dell'embargo sono un prezzo giusto da pagare… e il volto da tomboy, da maschiaccio, di Lynndee England.

Se il sistema americano è congegnato in maniera tale da impedire ogni emancipazione collettiva, esso permette l'emancipazione individuale: cioè la partecipazione alla gara collettiva. Ma ogni emancipazione che non sia collettiva, è un'emancipazione a spese di qualcuno.

Abbiamo un paese che rappresenta se stesso come il più fedele del mondo alla "morale giudeocristiana", alla famiglia monogamica e moderatamente patriarcale. Eppure si tratta, nella realtà, del paese con il più alto numero di famiglie con un genitore unico.

Di nuovo Lynndie England ci offre un eccellente simbolo: sposata e divorziata a ventun anni, incinta del suo compagno di aguzzinaggio. Uno dei capi d'accusa mosso dal tribunale militare contro di lei è quello di adulterio. Ma il prato di casa dell'aguzzino "adultero", ci riferiscono i media, è decorato con una grande citazione del profeta veterotestamentario Osea.

La pornografia di Abu Ghuraib è pornografia omosessuale. Il 40% degli statunitensi che rispondono regolarmente in maniera fondamentalista alle domande poste dai sondaggi d'opinione aborriscono la "sodomia" prima di ogni altra cosa: fino a una recentissima decisione della Corte Suprema, le "pratiche sessuali contro natura" - anche all'interno di una coppia eterosessuale sposata - erano reato in quasi metà stati dell'Unione (si veda la mappa su questo stesso sito).

Se cercate su Google "sodomy" e "bible", troverete 42.200 riferimenti, in massima parte furiose condanne da parte dei fondamentalisti contro le pratiche sessuali che, come ci spiega la Bibbia, porteranno inevitabilmente la maledizione divina sul paese che le compie.

Ad Abu Ghraib, la sodomia ha assunto dimensioni industriali. Sembrerebbe un perfetto bersaglio per i fundamentalist, sempre ossessionati dai "segni" del prossimo ritorno di Gesù che si possono ricavare dai media. Sarebbe anche una maniera facile per prendersela con il "libertinaggio" e la "perversione", visto che la "lobby omosessuale" non può certo difendere i torturatori.

Ma se alle due voci cercate prima, aggiungete "ghraib", non troverete quasi nulla di interessante. Evidentemente i grandi divi del fondamentalismo evangelico, i Fallwell, i Robertson o i LaHaye, sanno diventare improvvisamente molto ragionevoli, oppure eclissarsi del tutto, quando si tratta di sodomia patriottica.

Non è l'unico caso di una condanna selettiva.

Al 31 dicembre 2002, le carceri statunitensi ospitavano ufficialmente 2.033.331 prigionieri. Fatte le proporzioni con il nostro paese, è all'incirca come se tutta la popolazione di Bologna si trovasse dietro le sbarre. Nelle carceri, si lavora per uno stipendio che va da 0,23 a 1,23 dollari l'ora - un minuto di telefonata da un carcere costa 0,25 dollari.

Nelle carceri, si stima che avvengano circa 12.000 stupri l'anno: vista l'incidenza dell'AIDS, uno stupro spesso equivale a una condanna a morte.

Un'immensa Sodoma non consenziente, su cui il Dio della Repubblica chiude un maestoso occhio.


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