Il Vaticano benedice l'Impero
seconda parte
 

di Miguel Martinez




Questo è il secondo di una serie di articoli sulla svolta filoamericana del Vaticano. In cui si sondano le basi sociali e teologiche, la manovre dietro le quinte, i precedenti… se il discorso si fa complesso e lungo, portate pazienza..

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Non è facile capire chi comandi oggi in Vaticano: certamente non è più il povero Wojtyla, che ha più o meno le funzioni di un bianchissimo palo totemico.

I signori del Vaticano - tra cui sembra spiccare una vivace componente italiana - stanno lavorando sodo per preparare la successione. E chiunque sarà il successore, il suo primo compito sarà quello di benedire l'Impero americano. Non sono un vaticanologo, quindi non so dire se fosse nelle intenzioni di Wojtyla, o se si tratta di nuove forze che si stanno facendo avanti.

Su questo sito, abbiamo visto come il cardinale Camillo Ruini abbia trasformato il grandioso quadro rinascimentale dei funerali dei carabinieri morti a Nassiriya in un rito di legittimazione e di benedizione del dominio occidentale.

È stata solo la prima tappa simbolica.

Sandro Magister gestisce un interessante notiziario sui movimenti sotterranei del mondo clericale. Una volta lo faceva da dissidente, ma sembra che anche lui sia stato recuperato, per la precisione da Forza Italia; e il suo bollettino è sempre felice di fornire nuove armi alla cultura dello scontro di civiltà. Ma, forse per non perdere i propri lettori, Sandro Magister continua a fornirci alcune informazioni interessanti. Ad esempio sulle intense attività del mese di settembre del 2004.

Il 20 settembre, Camillo Ruini, parlando al consiglio permanente della conferenza episcopale italiana, ribadisce il dovere dell'Occidente cristiano di

"contrastare le organizzazioni del terrore con la più grande energia e determinazione, senza dare nemmeno l'impressione di subire i loro ricatti e le loro imposizioni"
e nello stesso tempo di trasformare in "nostri principali alleati" le componenti del mondo islamico che vogliono "libertà e democrazia" (da non confondere con le migliaia di oppositori che languono nelle carceri dei paesi arabi "amici dell'Occidente"). Dovere quindi di partecipare alla Guerra infinita, dovere quindi di scovare "musulmani moderati" con cui istituire regimi quisling nelle terre sottomesse.

Passa un giorno, e il laicissimo quotidiano Il Foglio pubblica un appello contro il "terrorismo mondiale islamista", chiedendo al governo italiano di farsi

"promotore presso la NATO e l'Unione Europea di un invio massiccio in Iraq di truppe dell'Alleanza Atlantica".
L'appello porta quattro firme: Giuliano Ferrara, direttore di Il Foglio, Marta Dassù, direttore di Aspenia, rivista dell'Aspen Institute in Italia, Piero Ostellino, editorialista ed ex-direttore del Corriere della Sera e Vittorio Emanuele Parsi, docente di relazioni internazionali alla Cattolica di Milano e coordinatore del Master in Mercati e Istituzioni del Sistema Globale presso l'ASERI (Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali), ma soprattutto editorialista di Avvenire.

vittorio emanuele parsi direttore di avvenire

Vittorio Emanuele Parsi

Nel cautissimo mondo del clero, editorialista vuol dire portavoce. Se parla Parsi, parla la Conferenza Episcopale Italiana; e se parla la CEI, vuol dire che il Vaticano non ha nulla in contrario. L'Aspen Institute invece è uno dei più antichi e potenti think tank imperiali, come vedremo più avanti; il Corriere della Sera è la macchina editoriale che ha lanciato Magdi Allam e il Prodotto Oriana Fallaci; mentre chi sia Giuliano Ferrara, lo sappiamo tutti. Piero Ostellino, tra l'altro, è autore di un vergognoso articolo del 26 aprile 2002, in cui trasformava il buffo ma innocuo Adel Smith in una minaccia terroristica contro Oriana Fallaci (su questo sito abbiamo pubblicato il commento dell'associazione di Adel Smith). L'articolo di Ostellino finisce così:

"Dopo aver condiviso quello che la Fallaci ha scritto, le sono vicino e ho paura per lei, anche se lei fortunatamente non ne ha. Cara Oriana, tanti, tantissimi altri italiani ti sono vicini. E ti vogliono bene".
La terza tappa consiste in un'intervista rilasciata il 26 settembre del 2004, dal cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato del Vaticano, al quotidiano La Stampa. Il cardinale Sodano, ricordiamo, fu nunzio pontificio in Cile dal 1977 al 1988, durante gli anni del governo di Augusto Pinochet. Il dittatore lo insignì della Gran Croce dell'Ordine del Merito; Sodano ricambio impegnandosi in seguito per il rilascio del generale, responsabile - secondo l'attuale governo cileno - di almeno 3.191 omicidi.

cardinale angelo sodano

il cardinale Angelo Sodano

L'intervista è rilasciata a Paolo Mastrolilli, corrispondente tutto insieme - a proposito di pluralismo dell'informazione - per Avvenire, Radio Vaticana e La Stampa nella vera capitale dell'Impero, a New York.

"Ora bisogna aiutare il governo Allawi. In Europa si discute sulla legittimità del nuovo esecutivo [in carica a Baghdad], e forse il giudizio della storia sull'intervento in Iraq sarà severo. Però va considerato un fatto: questo figlio è nato. Sarà anche illegittimo, ma ora c'è, e bisogna educarlo ed allevarlo."

Con questa somma dichiarazione di ipocrisia, il cardinale approva l'uomo imposto al potere dagli occupanti. La resistenza irachena? "Bande criminali che approfittano della mancanza di autorità." Sodano sembra aderire in pieno alla teoria della democrazia espansiva, oggi più o meno dimenticata dagli stessi neoconservatori:

"I terroristi sanno che se una democrazia stabile prendesse piede a Baghdad metterebbe in difficoltà anche i paesi vicini come l'Iran e l'Arabia Saudita, dove ancora si va in prigione per il possesso di un Crocefisso".

Inutile dire che almeno in Iran, non si va certamente in carcere per il possesso di un crocifisso. Dopo una battuta sul "facile antiamericanismo" degli europei, Sodano dicembre

"Negli USA i valori religiosi sono molto sentiti. Ciò fa onore a questo grande paese dove si è creato un modello di società che deve far riflettere anche gli altri popoli."

Sodano, certamente non riferendosi a Guantanamo, si auspica anche l'introduzione di un nuovo pretesto per fare guerre ovunque:

"Da parte della Santa Sede vi è l'auspicio che si introduca nella Carta delle Nazioni Unite un principio nuovo, e cioè la possibilità, anzi il dovere, di un 'intervento umanitario' in casi conclamati, in cui i diritti umani all'interno di una nazione siano calpestati."
Lo stesso giorno, Vittorio Emanuele Parsi è ricomparsi sull'Avvenire per ricordare all'Occidente e all'Europa il "dovere" di rafforzare la presenza militare in Iraq, tramite la NATO. Parsi definisce sbrigativamente chi si oppone "i peggiori terroristi e criminali", contro i quali l'Europa deve mandare "decine di migliaia di soldati" a dar man forte agli americani.

Sandro Magister commenta:

"Un editoriale così impegnativo, di domenica e in prima pagina sul giornale dei vescovi, non può essere frutto del caso. Nasce da una decisione presa ai più alti livelli della Chiesa."

Ora, io non so bene cosa siano i "più alti livello della Chiesa" in questo momento, visto che Karol Wojtyla sembra decisamente fuori gioco. Ma chiunque siano, nel giro di meno di una settimana, hanno deciso di lanciarsi nel pieno sostegno agli invasori della Mesopotamica.

C'è qualcosa di paradossale in tutto questo.

L'Impero fu fondato da imprenditori e uomini di guerra che non hanno mai amato la "pagana Babilonia" di Roma. L'Impero americano è il culmine di quel furioso movimento, di quella distruzione di paesaggi e di tradizioni che è il capitalismo senza freni, che tutto livella e tutto trasforma in pura quantità, in numeri intercambiabili. Perché l'Impero ha bisogna di un'istituzione apparentemente così arcaica come il Vaticano, e perché il Vaticano ha bisogno dell'Impero?




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