GRIS e CESNUR
avversari, concorrenti o amici?






Riguardo ai rapporti tra Gris e CESNUR, si veda anche Controrivoluzionari all'assalto: il tentato golpe per impossessarsi del GRIS





Il GRIS (Gruppo Ricerca e Informazione Sette) è un'associazione cattolica, riconosciuta dalla CEI (Conferenza Episcopale Italiana), che si occupa - sostanzialmente - della "questione delle sette", con prevalenza storica delle problematiche associate alla Torre di Guardia, ma con un certo interesse anche per altri gruppi.

Presidente del GRIS - e destinatario della lettera di cui parleremo qui - è Monsignor Minuti, noto per le sue dispute teologiche contro il geovismo; mentre il Segretario Nazionale è il prof. Giuseppe Ferrari.

La sede nazionale è a Bologna: a Roma opera invece una sezione diretta dalla dott.ssa Raffaella Di Marzio assieme a suo marito, Alberto Amitrani.

Ho avuto occasione recentemente di leggere il testo della lettera con cui il dott. Alberto Amitrani si dimette dal Consiglio Nazionale del GRIS (sul newsgroup it.cultura.religioni 9 marzo 2001, Message-ID: 000b01c0a887$ebc9dbe0$3621b4d4@cossu). La lettera ormai circola ovunque in Italia e all'estero (all'ultimo conto era arrivata ufficialmente in non meno di trentaquattro mani diverse), per cui la si può considerare praticamente un documento pubblico.

Nella lettera, definita "protesta formale" e "denuncia", scritta "dopo aver molto pregato", Amitrani si dimette dal Consiglio Nazionale in polemica con il trattamento che Giuseppe Ferrari avrebbe riservato alla dott.ssa Di Marzio (che invece resta in carica).

Il prof. Ferrari viene accusato senza mezzi termini di incompetenza e di aver danneggiato la candidatura alla Giunta del GRIS della sig.ra Di Marzio con pratiche che Amitrani considera inammissibili.

Il GRIS è un'associazione con precise finalità "pastorali" ed ecclesiali che non mi riguardano: sarebbe quindi un'ingerenza indebita da parte mia entrare in merito ai conflitti tra i coniugi Amitrani-Di Marzio e il prof. Ferrari. È vero però che il GRIS è l'unica associazione a occuparsi di "sette" che si trovi diffusa su tutto il territorio nazionale; è vero che i media chiedono il suo parere ogni volta che devono approfondire qualche notizia che coinvolga gruppi "insoliti". Ed è infine vero che una persona (anche non cattolica) che abbia subito abusi da parte di una setta si rivolge di solito proprio al GRIS perché conosce poco altro. Quindi i problemi del GRIS riguardano un po' tutti coloro che si occupano di "sette".

Tra i vari argomenti che la lettera di Amitrani tocca, ce n'è uno che coinvolge direttamente la nostra "Pagina Critica" sulle attività del CESNUR: infatti una delle accuse lanciate contro Ferrari è di aver inquinato i rapporti tra GRIS e CESNUR.

Se state leggendo questa pagina, probabilmente conoscerete il CESNUR; comunque si tratta di un "Centro studi sulle nuove religioni", diretto da Massimo Introvigne e "animato" da militanti del gruppo di destra Alleanza Cattolica, la "consorella" della brasiliana Tradizione Famiglia e Proprietà (TFP) fondata dal "profeta" Plinio Corrêa de Oliveira. Pur sostenendo una forma esasperata di integralismo cattolico, venata da un millenarismo apocalittico incentrato sul culto della Madonna di Fatima, la sua ostilità per il "laicismo" ha portato Alleanza Cattolica a favorire le attività di alcune multinazionali settarie pur di combattere i critici delle sette, definiti "nuovi giacobini".

Nel 1998 è scoppiata, come vedremo in maggiore dettaglio, una vivace polemica su Internet tra Introvigne e i coniugi Amitrani del GRIS.

La polemica non ha mai coinvolto tutto il GRIS, tanto che la sede milanese dell'organizzazione è tuttora saldamente in mano a simpatizzanti del CESNUR (tutti, casualmente, anche militanti di Alleanza Cattolica), mentre Don Lorenzo Minuti ha cercato in vario modo di ricucire i rapporti tra le due associazioni, accomunate in fondo da ideologie non tanto dissimili.






Nella sua lettera di dimissioni, Amitrani sembra sostenere che la polemica condotta con il CESNUR da lui e sua moglie nel '98 fosse un errore a cui i coniugi sarebbero stati spinti per colpa di Giuseppe Ferrari.

Infatti, Amitrani esordisce parlando della "menzogna APA" (die APAlüge) come ebbe a definirla il pastore Thomas Gandow. L'avv. Introvigne aveva più volte affermato (anche in deposizioni davanti a commissioni parlamentari) che l'autorevole Associazione degli psicologi americani (APA) avrebbe dichiarato ufficialmente e a nome di tutta la categoria che l'inesistenza del "lavaggio del cervello" sarebbe stata dimostrata scientificamente (per link a vari documenti riguardanti il caso, vedere qui alla voce "Il CESNUR e il 'lavaggio del cervello.").

La dott.ssa Di Marzio era riuscita a scovare il documento originale dell'APA, che non diceva affatto ciò che sosteneva Introvigne (il "Memo" criticava le insufficienze di un particolare studio sull'argomento, sostenendo che l'argomento meritava ulteriori approfondimenti).

Il caso APA ha avuto recentemente un seguito curioso: Philip G. Zimbardo, noto critico delle sette e sostenitore delle teorie del controllo mentale, è addirittura stato eletto presidente dell'associazione per il 2002.

La ricerca della dott.ssa Di Marzio è stato il primo lavoro critico a mettere in dubbio l'attendibilità scientifica di Massimo Introvigne (i miei due articoli di analisi degli studi di Introvigne sugli ex-membri di Nuova Acropoli e su Nuova Acropoli stessa, i testi in cui criticavo la sua ricerca sul "terrorismo antisette" presentata all'Associazione per la Sociologia della Religione e sulla rivista Terrorism and Political Violence e i brevi saggi in cui analizzavo i suoi studi sui Testimoni di Geova e su Jonestown risalgono a diversi mesi, e in qualche caso, anni dopo).

La replica del CESNUR all'accusa lanciata dalla dott.ssa Di Marzio fu molto pesante nella forma (basti pensare al titolo sprezzante, Carta canta e villan dorme), ma inconsistente nei contenuti.

Sentiamo come Amitrani ricostruisce oggi l'episodio, rivolgendosi a Don Minuti:


"Le sto parlando del caso APA e del famoso Memo che è ormai di dominio pubblico. Noi partimmo in quell'occasione all'assalto, lancia in resta, di ciò che reputavamo un grave caso di disinformazione o peggio. Lei sa quanto abbiamo faticato per ricostruire le vicende e quanto abbiamo rischiato in seguito in prima persona. Anche in quella vicenda il Suo segretario, ben coperto e sullo sfondo, gioiva più che altro per il danno che ne sarebbe derivato agli 'avversari', non tanto per la verità ristabilita."


Credo che questa affermazione andrebbe quanto meno approfondita. Il caso APA venne alla ribalta proprio mentre io, del tutto indipendentemente, stavo cominciando a interessarmi al CESNUR. Per cui ho contattato i diretti interessati. Che i coniugi Amitrani fossero partiti "lancia in resta", non ho dubbi. Ma il prof. Ferrari, non solo era "ben coperto e sullo sfondo"; appariva quasi indifferente alla questione. Non posso dire nulla su eventuali divergenze precedenti tra il prof. Ferrari e l'avv. Introvigne, ma mi sembra proprio che l'iniziativa di mettere in discussione le affermazioni del CESNUR fosse partita direttamente dalla dott.ssa Di Marzio e non dal prof. Ferrari.

Prosegue Amitrani:


"Lei sa che non era nostra intenzione provocare il caos che è derivato da quella vicenda e certamente se il CESNUR non avesse risposto con 'Carta canta e villan dorme' la cosa probabilmente avrebbe avuto un seguito diverso. Così non è stato e io e Raffaella ci siamo trovati tra due fuochi, non certo inconsapevoli, ma ignari (questo si) dei retroscena che solo oggi comprendiamo appieno."


Il marito della dott.ssa Di Marzio ne parla come se la "menzogna APA" fosse stata un episodio isolato: ristabilita la verità di quel singolo fatto, "la cosa probabilmente avrebbe avuto un seguito diverso." I coniugi Amitrani sembrano dimenticare che il trucco APA era solo un elemento in un'ampia classe di giochi di prestigio del CESNUR; ne elenchiamo brevemente solo alcune:

  • la maniera poco giudiziosa in cui Introvigne si è a lungo presentato come docente universitario e sociologo per poter proporre le proprie tesi come il "parere del mondo accademico";

  • le affermazioni secondo cui i suoi critici sarebbero agenti segreti del governo francese oppure, in alternativa, del parlamento belga;

  • il tentativo di sopprimere ogni informazione critica sull'organizzazione tramite minacce e la chiusura del nostro sito;

  • gli inviti rivolti alle autorità americane perché investigassero i critici delle sette;

  • uno studio a dir poco bizzarro, seguito da un articolo dello stesso tenore, condotto per dimostrare che chiunque non fosse d'accordo con l'avv. Introvigne sarebbe un "terrorista estremo" contro cui dovrebbero intervenire le autorità.

Questi elementi sembrano mancare nella ricostruzione di Alberto Amitrani, dove l'unico demerito del CESNUR, oltre a una singola bugia, sarebbe quello di aver replicato in maniera insieme inconsistente e sarcastico alla Di Marzio.

Quali sarebbero poi i retroscena del caso CESNUR che Amitrani sostiene di aver compreso solo oggi? Si tratta forse degli ormai famosi "1.600 legami" del CESNUR con Alleanza Cattolica e quindi con la scuola "controrivoluzionaria" dell'autonominato "Profeta" Plinio Corrêa de Oliveira? L'appartenenza di Introvigne alla Loggia di Tebe? Gli appelli pubblici in cui la diffusione di informazioni critiche su Scientology o i tentativi di riscuotere qualche tassa da questa multinazionale venivano associati ai "tempi più bui" della storia europea?

No, nulla di tutto ciò: il vero retroscena sarebbe questo - il prof. Ferrari non avrebbe gradito la presenza dell'avv. Introvigne al Convegno internazionale del GRIS nell'estate del 1994:


"Certo è che da quel momento abbiamo cominciato a chiederci cosa mai avesse fatto Introvigne per essere così mal visto da Giuseppe. Certamente (pensavamo) doveva aver fatto qualcosa di grave."


Il caso CESNUR sembra trasformarsi in un conflitto di personalità tra Introvigne e Ferrari, con i coniugi Amitrani-Di Marzio nel ruolo di ingenui strumenti di quest'ultimo:


"Negli anni successivi non mancarono le occasioni per sapere (sempre con il valido ausilio del Suo segretario) delle mille cose che avrebbe fatto e detto questa persona e di come in realtà il suo lavoro fosse un danno per l'Associazione, per la Chiesa e per le persone. Noi da bravi 'grissini' naturalmente non potevamo che dar credito al nostro segretario (non avevamo motivi per fare il contrario) e così anche noi in seguito abbiamo contribuito a quella che è poi diventata una 'guerra aperta' su Internet e un confronto senza esclusione di colpi. Oggi tra le poche cose che non rifarei del passato posso senza dubbio enumerare quest'ultima, oltretutto è stato un inutile dispendio di energie e non ha portato a dei risultati tangibili se non quello di farci comprendere meglio il comportamento a volte oscuro del Suo segretario."


Ora, conoscendo il dinamismo della dott.ssa Di Marzio e il carattere assai mite del prof. Ferrari, dubito che si possa onestamente sostenere la tesi che il Segretario nazionale del GRIS abbia plagiato gli Amitrani.

Insomma, i motivi di dissenso tra il GRIS e il CESNUR, nel resoconto di Amitrani, sembrano accidentali. Ma se è veramente così, evidentemente la dott.ssa Di Marzio ritiene che CESNUR e GRIS siano due organizzazioni, divise dal caso ma che in fondo hanno gli stessi obiettivi:


"Quello che non capisco, che non comprendo e che disapprovo totalmente è il fatto che questo 'duello' abbia inquinato i rapporti tra GRIS e Cesnur, cosa non certo voluta, ad es. da Mons. Marinelli [il defunto fondatore del GRIS] (come dimostra un vecchio articolo di MRA [la rivista Movimenti religiosi alternativi] che non a caso abbiamo ripubblicato sui Sito del GRIS di Roma)."


Sul nostro sito un articolo di Dana Lloyd Thomas, colto esponente di ambienti esoterici, documenta la convergenza ideologica tra GRIS e CESNUR; cosa che sul versante opposto i coniugi Amitrani-Di Marzio sembrano confermare.

Una convergenza che avrebbe un saldo precedente storico: in fondo il "distaccato studioso" Introvigne è stato membro del direttivo del GRIS - organismo votato a combattere l'eresia - fino al 1993.

Chi si occupa di "sette" tende in genere a evitare discussioni pubbliche. Alcune persone, giustamente, preferiscono l'anonimato per salvaguardarsi dagli attacchi diffamatori e minatori di certe "imprese dell'immaginario". Ma soprattutto, di fronte ad avversari che rifiutano di accettare i principi più elementari di una discussione democratica, le persone che si occupano della "questione sette" in maniera critica sanno che qualunque divergenza di opinione sarà sfruttata dalle organizzazioni totalitarie.

Nel caso del GRIS subentra un altro fattore: il valore senz'altro positivo della carità cristiana impone però a volte di fingere che certe divergenze non esistano affatto, o quantomeno a lavarsi i panni in casa. Il CESNUR - dove l'idea di "divergenza" probabilmente è inconcepibile - è invece talmente poco "pubblico" da non avere nemmeno una rivista o vere e proprie sedi (a parte una biblioteca a Torino), mentre i suoi finanziamenti rimangono almeno in parte misteriosi.

Noi critichiamo le sette perché il "consumatore" non sa cosa gli viene venduto, e resta quindi ingannato. Proprio in nome della stessa logica, è importante che le vittime delle sette sappiano esattamente come stanno le cose tra chi si propone in qualche modo di aiutarle.

A questo proposito, voglio citare un episodio in apparenza personale, ma che in realtà non lo è affatto. Come è ormai risaputo, la mia disputa con Massimo Introvigne risale ad alcune affermazioni false che il direttore del CESNUR fece sul mio conto. Ma la disputa è diventata insanabile proprio perché non si basa su alcun astio personale, né da una parte né dall'altra. Se Introvigne ha scelto di attaccarmi, era per quello che rappresentavo: un esempio della categoria di quegli ex-membri di sette che hanno scelto di rischiare denunce da parte dei loro ex-dirigenti, e quantomeno la derisione da parte della società "normale." E se io ho scelto di correre nuovi rischi oggi, gestendo questa "Pagina Critica", è perché anche lui rappresenta una categoria, quella di chi sceglie sistematicamente di sostenere i forti contro i deboli.

Proprio due giorni fa, sfogliando un libro appena uscito, sono venuto a scoprire che Introvigne mi diffamava già tre anni prima che comparisse il mio sito, in un'epoca in cui io lo consideravo solo un onesto ricercatore. In una lettera personale all'autore del libro, datata 20 luglio 1995, infatti, egli mi definiva così:


"farneticante come la maggior parte delle persone in contatto con i cosiddetti movimenti antisette."

(Ugo Maria Tassinari, Fascisteria, ed. Castelvecchi, Roma 2001, p. 302).


È interessante confrontare questa affermazione, fatta da Introvigne con quanto mi ha scritto una persona che milita attualmente in Nuova Acropoli, commentando il mio articolo che compare su questo stesso sito:

""Poiché hai scritto l'unico testo che io conosca che critica NA senza ricorrere a evidenti menzogne e adoperando parole e argomentazioni ragionevoli, meriti davvero del rispetto!"

Introvigne mi aveva visto solo una volta per pochi minuti prima, quindi non è certo attendibile come giudice del mio carattere. Ciò che è grave è la logica dell'affermazione. Ora, all'epoca lui non sapeva quasi nulla di Nuova Acropoli - lo dimostra una sequenza notevole di errori nello spazio che dedica al gruppo nel suo libro Il cappello del mago. D'altronde lo stesso Introvigne ha capito che il gruppo che allora definiva "neopitagorico" è in realtà "neoteosofico", come scrive oggi (tra l'altro gli avevo suggerito io questa modifica, proprio durante il nostro unico incontro de visu). Comunque, per forza di cose, l'avvocato torinese non poteva saperne quanto un dirigente che aveva militato nell'organizzazione per quattordici anni. Per quanto riguarda il "contatto" con i "movimenti antisette", c'è da chiedersi se basta un'occasionale birra scambiata con il buon Maurizio Antonello dell'Aris Veneto per trasformare le persone in esseri "farneticanti": quali strani poteri ipnotici possederanno questi critici delle sette, così abili nel trasformare le persone?

Quindi, Introvigne, per motivi ideologici suoi, doveva già condannare in partenza una testimonianza che non era nemmeno in grado di valutare.

È perfettamente naturale, quindi, che un eventuale riavvicinamento tra GRIS e CESNUR susciti diffidenza. Chi si è trovato "dalla parte degli oppressi" semplicemente non può sedersi allo stesso tavolo di una persona che ha testimoniato nei tribunali a favore degli oppressori, o che condanna come "farneticazione" ogni denuncia di abusi anche quando non ha la minima idea di che cosa si stia parlando.

La questione dei rapporti tra GRIS e CESNUR non deve quindi passare attraverso canali privati di discussione, che escludano i diretti interessati.

Parliamone, quindi. Rispettandoci a vicenda, ma all'aperto e in modo chiaro.


Miguel Martínez
Marzo 2001




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